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Quelle ultime 5stelle nelle fauci dei draghi Quelle ultime 5stelle nelle fauci dei draghi
Pur essendo passato poco tempo dall’adesione dei governisti a Cinquestelle al governo Draghi, quando passarono da maggioranza relativa a gregari di Matteo Renzi (sì... Quelle ultime 5stelle nelle fauci dei draghi

Pur essendo passato poco tempo dall’adesione dei governisti a Cinquestelle al governo Draghi, quando passarono da maggioranza relativa a gregari di Matteo Renzi (sì quello che i genitori trafficavano con le banche) e Silvio Berlusconi (sì quello di cui Di Battista gridava le sentenze per mafia), pur essendo passato poco tempo, dicevamo, già appare la caricatura di personaggi che si fecero paladini del cambiamento ed oggi sono ridotti al guinzaglio dei potenti. Dopo aver tradito il mandato dei cittadini ed essersi separati dalla base del movimento che aveva fatto luccicare stelle poco luminose, adesso vagano per il web contestando timidamente il governo al quale hanno votato la fiducia.

Ossessionati dalla paura di perdere anche il merito del ben fatto, si aggirano culo/muro fra le tastiere che ci imprigionarono in tempo di Covid, rendendoci schiavi, finti eroi, o vaccinati a gregge a seconda della personalità.

Un tempo ci si lamentava e si combatteva dall’opposizione, oggi si accetta il nemico politico e si contesta dalla maggioranza. E’ il caso di Primo Di Nicola che pur avendo votato la fiducia a Draghi non è d’accordo sul taglio delle cartelle esattoriali sotto una certa soglia, e fa video su Facebook e partecipa a trasmissioni protestando anche un po’ contro se stesso. E’ il caso di Dino Giarrusso, europarlamentare pentastellato, pescato, all’epoca, dalle “iene” che si arrabatta sulla pensione di Del Turco e su quanto sia ingiusto percepire ottomila euro di pensione avendo avuto condanne: poi, giratosi a destra e a manca, s’accorge di doverne discutere con Silvio… e allora forse Bruxelles è sufficientemente distante per andarsi a nascondere (ma forse non abbastanza). O la valchiria Taverna che sullo stesso tema afferma su facebook: “Pochi giorni fa i ristoratori protestavano sotto al Palazzo di Montecitorio. La risposta che lo Stato vuole dare è parlare del vitalizio di Del Turco? Ma stiamo scherzando?” Già… protestavano, mentre colta da visioni extracorporee si accorge che un tempo era lei ad essere accusata di battaglie marginali a latere di sofferenze maggiori. Ma ormai, all’ombra del palazzo, mentre il caldo avanza e la fine del mandato incombe si preferiscono i cortili eleganti di Madama alle piazze semivuote, nelle quali il paese ormai è desolato in assenza di eroi da elevare e speranze in cui credere.

E se chiedi a questi fenomeni di umanità, fuoriusciti dall’ideale grillino (ideale assassinato perfino dal suo genitore), senza nemmeno più il riscontro della madre severa e giusta che fu Casaleggio (padre), rispondono senza imbarazzo alle stupefatte domande di chi, fino a ieri, gridava slogan rivoluzionari ed oggi si trova fra le braccia di chi fu il motivo della rivolta pentastellata. Gli rispondono frasi come, “per il bene del paese, che non si capisce proprio quale può essere per dei guerrieri (seppur “gentili”) se abbracci il nemico, forse in quell’ottica cristiana che quando ti picchiano devi lasciar fare, o, forse convinti che le persone siano ancora dalla loro parte dopo la questione del bacio e dei trenta denari (14 mila circa).

Altra risposta riguarda la campagna vaccinale, sempre più mascherata da introito farmaceutico o il Recovery Fund (piano per la ripresa dell’Europa sulle spalle dell’Italia) con i 209 miliardi da distribuire a chi serve e non ai soliti ignoti. Ma anche in quest’ultimo caso la verità è che probabilmente, il buon Giuseppe Conte, usato alla bisogna da chi a margine dell’avanzata a Cinquestelle, già ne gestiva (avendola ideata a tavolino) l’imminente caduta, veniva scaricato proprio nel momento del trionfo, quando Matteo Renzi, decise che il controllo di certe somme doveva esser quantomeno “condiviso”, riunendo di fatto la banda Bassotti sotto lo sguardo impotente e sconfitto del 33% degli italiani, umiliati, traditi, fatti fallire e infine abbandonati.

Mirko Mocellin