ovidio news
Presentazione di LUOGHI, NON LUOGHI, ALTRI LUOGHI Cronache dalla fine dei tempi Presentazione di LUOGHI, NON LUOGHI, ALTRI LUOGHI Cronache dalla fine dei tempi
Questo il testo della presentazione live del libro Luoghi, non luoghi, altri luoghi, cronache dalla fine dei tempi. Questo il video della presentazione Questo... Presentazione di LUOGHI, NON LUOGHI, ALTRI LUOGHI Cronache dalla fine dei tempi

Questo il testo della presentazione live del libro Luoghi, non luoghi, altri luoghi, cronache dalla fine dei tempi.

Questo il video della presentazione
Questo il trailer del libro
Qui per acquistarlo

Di Massimo Franceschini

 

Pubblicato anche su Attivismo.info, Sfero

 

 

Questo il testo della presentazione che ho fatto a Genova, all’Associazione Il Cerchio, che ringrazio di cuore, insieme a Cristina Dal Farra.

(estratti dal libro in corsivo)

Luoghi, non luoghi, altri luoghi
accarezzati, pensati, vissuti con la mente
da quel vortice di suggestioni che il presente ci fornisce
ancor più distopiche delle necessità che Massimo ci racconta
capaci di fendere la realtà
per consegnarci all’indicibile che abbiamo dentro
come anelito inespresso
sempre più improponibile.

Massimo ci invita a superare il civile non detto
silenziato dal becero chiacchiericcio
ci sveglia dal torpore dei nostri giorni
per dirci
che siamo già ora
alla fine dei tempi
ma che non tutto è perduto
a patto di esser capaci ancora di forza creativa
per un ritorno al pensiero
di altri luoghi e altri destini.

Maxwell, Elisa, Franco, il Signor X, Richard, Lawrence, Alan
lasceranno in voi delle tracce indelebili
sulle quali immaginare di costruire un futuro
che non sia già scritto dalle nebbie di un presente sempre più confuso.

Grazie dell’attenzione, e buon ritorno.

Il nostro viaggio inizia con GUARDA PURE, il racconto che ho scritto per primo. Ha un carattere fanta-distopico, con talmente tanta “carne al fuoco” che potrebbe essere un soggetto per un film, addirittura per una serie… anche se a me non piacciono le serie.

Nel racconto vi sono continui riferimenti alla realtà odierna, abbastanza corrosivi, nei quali ricalco alcuni fenomeni di ordine sociale anche legati al periodo pandemico, che saranno portati, come vedremo fra poco, ad estremi parossistici. Ci sono anche richiami di carattere geopolitico… ma questi li lascio sullo sfondo.

Riguardo ai rimandi alla realtà odierna, Maria De Deo nella prefazione afferma:

L’Autore ci sta facendo guardare, attraverso le sue metafore e i suoi occhiali di prefiguratore, la realtà potenziata di quello che è già accaduto.

Chiaro che occorra fare un mutatis mutandis, una sostituzione dei soggetti e degli oggetti… Ad esempio sovrapponendo l’orrore assurdo per le fattezze umane e la patologica incapacità a guardare l’altro, alla mascherina imposta dal sistema sanitario filopandemico e al distanziamento forzoso e indotto.

Insomma l’essere umano che accetta, anzi reclama la propria disumanizzazione in nome… di una fobia non controllabile”.

Ringrazio immensamente Maria, per aver scritto un’introduzione così partecipe, evidentemente le stesse cose vissute hanno risuonato molto in lei.

Riguardo all’orrore per le fattezze umane di cui faceva cenno Maria, eccovi una delle sue esilaranti conseguenze, direttamente dal racconto:

Fu così che in questo “simpatico” ambiente culturale le parole di circostanza iniziarono a lasciare il campo a vari tipi di grugniti, come sostituto ai pur fugaci convenevoli cui si era costretti nei luoghi affollati: un grugnito di scusa per una spinta involontaria, un grugnito al posto del grazie dopo il caffè, un grugnito di saluto, un grugnito dopo qualsiasi acquisto, un grugnito per ogni occasione.

Quelli che pensavano di essere più “eleganti” sostituivano il grugnito con una vocale che ritenevano più opportuna al caso.

Sul web uscirono vari tutorial in cui si spiegava come grugnire adeguatamente e “civilmente” o come sostituire il grugnito con diverse emissioni di vocali e vocalizzi, altrettanto “sintetici”.

Ci fu chi provò ad introdurre varie gestualità in sostituzione dei grugniti, ma la cosa non ebbe successo, vennero considerati troppo “italianamente espansivi”.

Insomma, in mezzo ad una calca o in un luogo affollato, come un supermercato, era tutto un grugnire sopra al rumore naturale dell’ambiente, dato che la musica di sottofondo fu progressivamente spenta per permettere ai grugnanti di udire chiaramente le già scarne comunicazioni.

Questo primo racconto non ha dialoghi, ma la voce narrante dello stesso autore, Maxwell: un personaggio dotato di una certa verve, con una familiarità alla James Bond per il Martini… ricordate? “Agitato non mescolato!”

Maxwell ci dice che sta criptando il racconto per lasciarlo ai posteri dopo che gli è stato censurato e appena finita questa operazione di codifica del documento, si imbarcherà per raggiungere una comunità che sta cercando di organizzarsi al di fuori del “sistema”.

I pochi personaggi del racconto sono presi da un evento accaduto pochi anni prima nella metro di New York e raccontato da Maxwell, un fatto capace di scatenare un meccanismo mediatico inarrestabile di inaspettata presa e di enorme impatto sociale, tale da causare una crisi sostanziale nelle relazioni umane e ricadute negative sui consumi e sullo stile di vita.

Questa situazione troverà una “soluzione” tecnologica, capace di rivoluzionare i rapporti umani e la vita notturna.

Andando con ordine: l’evento della metro porterà alla definizione di un nuovo genere di stalking, che causerà enormi problemi di comunicazione, anche esilaranti, tali da rivoluzionare i rapporti personali, familiari e sociali.

La crisi si risolverà con l’apparizione sul mercato di un manufatto elettronico, che ora non sveliamo, un aggeggio dotato di caratteristiche assai particolari e il cui uso diverrà di fatto obbligatorio… ogni riferimento ai bavagli pandemici è assolutamente pertinente: l’aggeggio sarà collegato alla rete delle smart city e, guarda caso, verrà subito donato alla polizia, con una modifica nelle funzioni tale da permettere un controllo capillare della popolazione.

Sentiamo l’avvertimento iniziale dell’autore ai futuri lettori delle sue parole:

Se state leggendo queste pagine, vorrà dire che siete stati capaci di violare i codici criptati con cui sto tentando di rendere questo scritto inaccessibile al GUM (Governo Unico Mondiale nato negli anni ’30 del 21° secolo) che me lo ha censurato pochi giorni fa, ad una settimana esatta dalla pubblicazione.

Anche se al momento che leggerete me ne sarò andato da un pezzo vi faccio i miei complimenti, sperando per voi che non siate robot del governo o qualche controfigura umanoide implementata bio-meccanicamente, condizioni che scommetto vi impediranno di apprezzare la seguente cronaca: probabilmente siete ancora dentro la distopia che ho visto nascere, difficile che l’abbiate superata con uno scatto d’orgoglio rivoluzionario.

Sono quasi sicuro che vi avranno fatto piacere la merda in cui siete immersi e do per scontato che abbiate una visione distorta dei seguenti avvenimenti, buona per non farvi agitare con pensieri inopportuni.

Inoltre ho il sospetto che, con tutta probabilità, sarete ormai incapaci di ridere dei drammi, dato che li vedete ogni volta che vi guardate allo specchio.

Nonostante tutto, per quello che può valere, quanto segue è la realtà dei fatti per come sono accaduti.

Ringraziandovi in anticipo per l’attenzione che mi concedete, non mi resta da fare altro che rammaricarmi per la vostra condizione, sapendo che difficilmente riuscirò a deliziarvi con la fredda descrizione del miserevole “progresso” in cui siete finiti, magari pensate sia la cosa più “figa” che poteva capitarvi!

Quindi tanti auguri a tutti e… capisca chi può!

E siamo al secondo racconto, AMARSI È FACILE, una scrittura insieme seria e divertita che descrive la nascita di un amore limpido e profondo, del tutto inusuale e “fuori tempo” rispetto a quanto siamo abituati a vivere ed a farci narrare dalla letteratura.

Tutto si svolge in Italia, in una città imprecisata, all’epoca dei lockdown per l’emergenza sanitaria.

Sentiamo cosa dice Maria De Deo nella prefazione:

L’Autore volutamente fa svolgere l’incontrarsi e lo stabilirsi di intesa tra i due giovani con una velocità non altrimenti credibile se non fosse che tutto quanto accaduto in quel periodo ha comportato un’indispensabile capacità di analisi-sintesi degli esseri umani e delle situazioni.

Il disagio esistenziale di condurre una vita improvvisamente percepita come piena di veleni, di ipocrisie, di menzogne, il contatto forzato e insopportabile con “gli impauriti” o “i responsabili”, tutto viene fuori dal loro parlare come in una seduta psicoanalitica reciproca in cui finalmente ci si possa dire quel che si pensa, senza dover temere insomma di aver di fronte un alieno che non comprende e ti giudica folle.

Fra argute ma sobrie citazioni letterarie che spaziano dal cinema alla musica, Massimo Franceschini non ci nasconde che non si torna indietro e nulla è più accettabile della vecchia gabbia.

Questa ricerca, va detto, va condotta in un ambiente tuttavia malsano che viene nitidamente percepito dai protagonisti come non libero, presidiato da tristi figure, come fantocci sullo sfondo, di “impauriti” o “responsabili” guardiani del disastro, tristi e inquietanti personaggi di un quadro metafisico dechirichiano, immobili e minacciosi: un mondo a rovescio dove “i pazzi sono la normalità”.

La storia attraversa tutta la serata dei due protagonisti, un lui e una lei che hanno in comune la passione per la libertà di pensiero e le auto, alla quale si dedicano professionalmente in diversi ruoli.

Si erano visti ad una festa pochi giorni prima e noi facciamo la loro conoscenza partendo dalla telefonata di lei a lui:

«Pronto, chi sei?»

«Ciao Franco, sono Elisa. Non so se ti ricordi di me, ci siamo conosciuti l’altra sera da Tania. Sono quella che ha l’agenzia di pratiche auto».

«Ah… certo… Elisa! Sei la pilotessa! Come stai?»

«Bene, sto bene, nonostante tutto… ma come fai a sapere di quelle gare sporadiche? Comunque non importa… tu come stai?»

«Mi sono informato dalla tua amica sai… l’altra sera sei sparita improvvisamente, ma io volevo conoscerti un po’…»

Poi Franco le dice del suo licenziamento, ma cerca subito di rassicurarla per non far calare una pesantezza nella conversazione assolutamente ingiustificata:

«Non ti preoccupare, non tutti i mali vengono per nuocere. Era un rapporto che stavo iniziando a odiare… mi voleva far mettere la mascherina in ufficio, pensa un po’! Anzi, sai che ti dico? Appena puoi dobbiamo andare a festeggiare! Conosco un posto niente male!»

Più avanti, la telefonata inizia a farci capire alcune di quelle che saranno le fondamenta del loro rapporto.

Iniziamo a vederle da questo passaggio, sempre nella telefonata:

«Comunque, ti ho telefonato anche perché ritenevo interessante ciò che dicevi l’altra sera e volevo approfondire alcune questioni… ho veramente bisogno di capire qualcosa in più su questa situazione».

«Bene, sono contento… guarda, ho le mie idee, niente di trascendente… basta mettere insieme svariati fattori… sul web va di moda dire unire i puntini… mi piacerebbe parlare con te di queste cose… oltre a scoprire cosa c’è dietro quell’“anche”».

«In che senso?»

«Hai detto che mi hai telefonato “anche” perché ritenevi interessante ciò che dicevo… qual è l’altro motivo?»

[ride] «Ok, mi hai beccata… guarda, stasera non so perché, ma stranamente mi sento più coraggiosa del solito… non che sia una di quelle che si tiene tutto dentro, però… comunque, ti ho telefonato per due motivi: il primo è quello che ti ho detto, ma il fatto che ti trovi interessante in effetti c’è… ma in ogni caso, anche se non ti avessi trovato così frequentabile avrei comunque fatto in modo di confrontarmi con te, per parlare delle tue idee sulla situazione».

«Elisa, non sai quanto apprezzi la tua sincerità… il tuo aprirti ad uno che in sostanza è uno sconosciuto non è da tutte».

«Grazie… e comunque devi sapere che non sono così folle, anche io ho preso delle informazioni: pare che sei un tipo a posto e libero, cosa molto importante per una come me, seria fino al midollo».

E siamo alla fine della piacevolissima telefonata, durata assai più del previsto perché necessaria ai due per mettere le loro carte in tavola, anche sulla questione più generale del rapporto fra uomo e donna.

«Allora, intanto con chi mi tratta normalmente non ho bisogno di essere femminista, son contenta di essere donna e amo gli uomini uomini, che non hanno sempre bisogno di far vedere il maschio che è in loro…  poi una cosa: sei lontano da me? Perché non ci andiamo stasera in quel posto? Mi è anche venuta fame».

«Che dire… i tuoi anche mi stanno intrigando sempre più… mi hai anticipato comunque, stavo per chiedertelo sperando tanto di non apparire precipitoso. Facciamo così: ora attacco, sento che aria tira da quelle parti e ti richiamo… intanto dimmi dove sei».

Quindi i due si incontrano la sera stessa, lui arriva su un’auto sportiva che le fa provare, con la quale raggiungeranno la grande casa che funge da ritrovo per un particolare circolo di amici di lui, tutte persone dotate di carisma e molto senso critico sulla deriva autoritaria dei nostri tempi, amanti della cultura, della buona musica, del buon vivere e della vera amicizia.

Ora ascoltiamo direttamente Franco dalla conversazione della serata, mentre parla della situazione di quei giorni:

«A me piace particolarmente approfondire le cose che non mi tornano, e questa storia della pandemia fa acqua da tutte le parti… basta che pensiamo solo a questo: con tutta evidenza l’intelligence non ha lavorato per il nostro paese… ormai è evidente che tutti sapevano, a partire dai servizi, che non hanno avvertito il governo di cosa stava per accadere… o se l’hanno fatto il governo non ne ha tenuto conto… è stato zitto… evidentemente non poteva… sapete la questione dello stato profondo… probabilmente tutti nel governo e nei vertici dei tre poteri sapevano già da tempo, Presidente della Repubblica in primis.

Questa manovra si stava preparando da anni e i segnali che sarebbe esplosa in un certo lasso di tempo c’erano tutti, figuriamoci a livello di servizi segreti!

Poi ci hanno fatto vedere i video dalla Cina, ben preparati, i camion militari come fossimo in guerra… che bestialità… e le grandi riviste ci hanno subito avvisato che il mondo non sarebbe stato più lo stesso!

A quel punto tutto mi è parso chiaro».

Elisa si mostra comunque sulla stessa linea di Franco, anche se dal suo punto di vista.

Possiamo averne una conferma da ciò che dice dopo l’intervento di Franco:

«Con la velocità dei dati ora permessa dalle nuove tecnologie, finanza e corporazioni possono indirizzare il mondo secondo i loro fini… anche questa emergenza è stata costruita apposta, ne sono convinta… siamo vicini al momento in cui questa situazione passerà da essere una cornice ad una vita che ancora aveva margini di libertà, per diventare come un’entità capace di entrare sempre più dentro la nostra mente e il nostro corpo… arriverà a disporre del nostro tempo e del nostro spazio… fisico, mentale e spirituale».

Dal canto suo, Franco non si fa pregare per mostrarsi totalmente in sintonia con Elisa.

Lo capiamo bene dalla conclusione della sua replica, che chiude la parte per così dire “impegnata” della serata:

«Vedrete che la prossima emergenza sarà climatica, è già nell’Agenda 2030!

Poi, coerentemente con il fatto che saremmo troppi, con l’ideologia gender è iniziata da un pezzo la demolizione dell’identità personale e della famiglia, e ancor prima la demolizione della mente!

Non bastavano psichiatria e neuroscienze con tutti i loro disastri e idee strampalate!

Ora ci vogliono sostituire o implementare con la deficienza artificiale!

Vedrete che attraverso l’IA ci separeranno ancor di più, ci faranno amare gli algoritmi più del prossimo, perché ovviamente saranno affidabili, competenti, sicuri, a prova di emozioni e di errore… devo continuare?»

I due protagonisti passano così una piacevolissima serata, che cambierà la loro vita per sempre.

Dopo la cena, le battute, i discorsi socio-politici dove anche lei ha rivelato sensibilità e spessore del tutto all’altezza della compagnia, Elisa e Franco si appartano un po’, per iniziare una conoscenza più intima, insieme intellettuale ed emotiva, che li porterà ad aprirsi profondamente anche sulla questione “amore” come mai avevano fatto prima, inaugurando un raro rapporto fatto di leggerezza, riflessione e responsabilità, piena comprensione e complicità.

E siamo al terzo racconto, intitolato LA DROGA PUÒ FAR BENE! Riferendosi a me l’autrice della prefazione parla di:

una disperazione di modificare l’attuale andazzo suicida della società.

Il ricorso a un’azione che faccia da autentico vaccino al veleno imposto dal potere, suona come malinconico appiglio al karma dell’intera umanità.

Insomma come dire… se non ci risveglia tutti c’è poca speranza di uscirne.

Ciò evidenzia, d’altro canto, una presunzione di un substrato etico “buono” che vada soltanto risvegliato: una prospettiva filosofica dell’autore di un’ermeneutica esistenziale improntata all’ottimismo, alla recondita convinzione che nell’uomo ci sia un bene dormiente”.

Il racconto è ambientato ai giorni nostri ed è assai particolare: è il testo di una mail che un misterioso “Signor X”, esponente di un collettivo altrettanto misterioso, sta inviando a milioni di persone in tutto il mondo.

Nella mail, il collettivo informa cosa c’è dietro gli eventi che in quei giorni tutti i media stanno raccontando, cioè le numerose confessioni dei crimini commessi dalle personalità più importanti del mondo nell’esercizio delle loro funzioni, ma anche nella loro vita personale.

Queste confessioni coinvolgono le più importanti amministrazioni, ma anche gli ambienti più influenti della finanza, delle corporazioni globali, tecnologiche e mediatiche, oltre ai responsabili delle maggiori organizzazioni filantropiche, confessioni fatte liberamente e pubblicamente dagli stessi autori dei crimini.

Dietro tali confessioni ci sarebbe un piano meticolosamente progettato e messo in atto dal collettivo, un piano di cui non vi riveliamo le modalità, limitandoci a farvi sentire l’inizio della mail.

Immaginate che effetto farebbe se un bel giorno, aprendo la vostra casella di posta elettronica, vi capitasse di leggere una mail del genere:

mer 16 ott 2024, 06:00 (2 ore fa)

Posta in arrivo da:

Signor X

a me +

qualche milione di utenti

Oggetto: rivelazione sugli ultimi avvenimenti

Ciao, se mi stai leggendo vuol dire che la presente mail ha superato qualsiasi anti-spam tu possa aver impostato.

Non devi comunque preoccuparti, non sei diventato improvvisamente inetto e non hai preso fregature in fatto di sicurezza web: semplicemente, il nostro sistema è quantistico, irrintracciabile e capace di penetrare dappertutto.

Fortunatamente, che tu ci creda o meno, è stato messo a punto dalle persone giuste che, come vedrai, se ne stanno servendo per il bene comune.

Ti do subito un fattore di realtà: questa mail sta arrivando contemporaneamente a milioni di persone, accuratamente selezionate in tutto il mondo con i nostri algoritmi quantistici.

Tu sei una di queste persone.

Lo scopo del presente messaggio è fornirti alcune precise informazioni sugli avvenimenti apparentemente inspiegabili che da qualche giorno stai certamente seguendo.

Dopo la nostra analisi della tua vita – niente di invasivo in effetti, sono dati e attività che tu stesso hai messo in rete – pensiamo che, data la buona comprensione dei testi scritti e l’apparente disponibilità verso il prossimo che sembri avere, potresti essere in grado di fare qualcosa per aiutare ciò che noi abbiamo innescato, sfruttando i suoi effetti in modo creativo per iniziare subito a mantenere delle solide basi civili, capaci di favorire una rinnovata fiducia verso la possibilità che la nostra civiltà possa veramente perseguire il bene comune, senza per questo distruggere l’individuo e tutto il resto.

Dopo aver promesso altre azioni clamorose permesse dal sistema quantistico da loro controllato, in chiusura del messaggio il Signor X fa un appello ai destinatari della mail: li prega di responsabilizzarsi a livello sociale per svolgere un ruolo politico e culturale in favore dei diritti umani, in modo da sfruttare l’occasione di ricostruzione democratica favorita proprio con il piano attuato dal suo collettivo.

E siamo al penultimo racconto: ORA LO SAI, ORA PUOI! La storia ha un carattere fantastico-spirituale e si svolge nel 2035, in una piccola cittadina degli Stati Uniti.

Il nucleo della storia è la conoscenza fra un ragazzino di 9 anni, Richard, e l’avvocato Lawrence.

La conoscenza fra i due, avviene durante il primo giorno d’apertura di una sede locale dell’agenzia della nuova Società che si occupa di reincarnazioni.

Esattamente, questa Società fornisce un servizio in cui si offre di raccogliere le cose che le persone si lasciano per quando torneranno nella vita successiva.

Ora ascoltiamo due brevi passaggi dall’autrice della prefazione, che definisce questo racconto:

[…] delizioso, nella più classica cornice del fantascientifico, ci accompagna per mano nell’ipotesi suggestiva del ritorno da una particolare forma di preesistenza.

Simbolicamente qui è un bambino, reincarnazione di una persona che il lettore scoprirà collegata con un personaggio ancora vivente.

Torna e chiede una particolare restituzione dalla vita precedente.

Ci si lascia condurre molto facilmente nel narrato di questo racconto fino a scoprire che ciò che può apparire come una gabbia o un limbo, senza tempo né luogo, può palesarsi utile alla nostra epifania, la nostra consapevolezza.

Il culmine della storia l’abbiamo a partire dal colloquio fra il ragazzo e l’avvocato con l’addetta alla restituzione delle cose dalla vita precedente, un evento che rivelerà notizie inaspettate e porterà ad un incontro commovente.

Ora faremo la conoscenza dei 3 personaggi all’inizio del racconto:

Il ragazzino entrò titubante grattandosi il naso, ma una volta dentro continuò spedito verso la reception guardando la bella ragazza dietro il bancone:

«Ora lo sai, ora puoi, 2026!»

«Scusami?»

Il ragazzino era la prima persona ad entrare nella sede quella mattina, anzi, la prima persona in assoluto, se non consideriamo la discreta folla per la conferenza di inaugurazione del giorno prima.

«Ora lo sai, ora puoi, 2026!»

«Che cosa saprei, caro?»

«Devi darmi le mie cose, ora lo sai, ora puoi, 2026!»

Improvvisamente Bridget capì.

Il tipetto deciso era anche il primo “cliente ritornato” dell’Agenzia, o almeno credeva di esserlo!

Lei si era preparata bene per il suo lavoro, aveva studiato a fondo tutta la questione, il Progetto Awakens sin dal suo esordio nel 2025, ma il ragazzino la stava spiazzando completamente.

Il problema, evidentemente, riguardava il fatto che la sua preparazione si era concentrata sull’aspetto relativo ai “clienti depositanti”.

Probabilmente la decisione del ragazzino aveva sorpreso anche l’uomo entrato qualche attimo dopo di lui, dato che lo stava guardando con una certa attenzione

[…] era già noto al pubblico come si stessero verificando i primi “ritorni”, ma [Bridget] non aveva ancora considerato che questo evento potesse capitare anche a lei.

«Caro, purtroppo sei minorenne, non posso darti nulla, dovresti tornare con papà o con la tua mamma, meglio se tutti e due, così verifichiamo se il tuo ricordo è corretto, se ci sono tutti i requisiti.

E comunque, anche se la questione andrà a buon fine dobbiamo capire bene se con le tue cose ci sono anche disposizioni particolari, in caso contrario devi sapere che saranno i tuoi a decidere se potrai vedere di cosa si tratta prima della maggiore età.

Ti è tutto chiaro?»

«Ma io le voglio subito, e poi mamma e papà non ci sono più!»

«Ascoltami, avrai qualcuno che si prende cura di te, anche legalmente intendo».

«C’è la signora Becker, ma non deve sapere niente! È una cosa mia!»

«Ma chi è la signora Becker?

Non è una tua parente, vero?»

«No, è la direttrice dell’Istituto, ma non deve sapere che sono qui».

«Ma scusami, ora dovresti essere all’Istituto? Sei scappato?»

Al silenzio del piccolo, Bridget rivolse l’attenzione verso l’uomo, sulla mezz’età e ben vestito, che stava aspettando educatamente, apparentemente interessato alla vicenda di quel cliente così particolare.

Scusandosi con Richard, si rivolge al nuovo arrivato:

«Buongiorno, cosa posso fare per lei?»

«Siete l’agenzia che riceve le cose da riprendere nella prossima vita, vero?»

«Certo, mi chiamo Bridget e sono qui per servirla, ma deve attendermi un attimo per cortesia, se vuole può sedersi nella saletta d’attesa, magari può approfittare per leggere dei nostri servizi e delle clausole».

«Grazie, ma resto qui, mi sono informato sul vostro sito».

Anche se il ragazzino l’aveva un po’ spiazzata, Bridget non si perse d’animo, mostrando di avere il controllo della situazione.

Questo lo vediamo da come si rivolge di nuovo al giovane avventore:

«Senti, proprio non posso aiutarti, dovresti tornare nel Centro da dove sei venuto, ma non posso farti uscire così, ti chiamo un taxi».

«Guardi, non si preoccupi, lo posso riaccompagnare io se questo ragazzo è d’accordo, sono l’avvocato Redmayne e la signora Becker è una mia cliente… se glielo riporto io sarà certamente indulgente con il nostro ometto! Per quanto riguarda me, posso tornare nel pomeriggio».

Da quel momento inizia l’amicizia fra il ragazzino e l’avvocato, che avrà incredibili sviluppi.

Ora li seguiamo appena fuori dall’Agenzia.

Prima di riportare Richard all’istituto l’avvocato chiede al ragazzino:

 «Allora Richard, è ora che mi presenti: mi chiamo Lawrence, Lawrence Redmayne… mentre andiamo, vuoi dirmi come hai fatto ad uscire da lì?»

«Che ci vuole? Mi sono messo nella cesta delle tovaglie sporche sul furgone che passava oggi… sapevo che poi si fermava all’albergo vicino e lasciava la porta aperta mentre andava a ritirare anche lì».

«Sei un genio!»

«Ma no… è un gioco se uno sa esattamente cosa vuol fare nella vita».

Così, i due giungono in fretta l’istituto.

«Siamo vicini Richard, sei pronto per fare una faccia pentita?» gli disse l’avvocato che sembrava realmente giocare insieme al ragazzino.

«Certo… anche se la Becker non è scema».

«Bene dai, non farmi fare brutta figura, sono sempre il suo avvocato [ora suono]. Buongiorno, sono l’avvocato Redmayne, vorrei parlare con la direttrice, è una mia cliente».

Appena la porta si aprì Richard prese la mano dell’avvocato e la direzione da seguire, fecero una rampa di scale e in breve tempo incrociarono proprio la Becker, che stava uscendo dall’ufficio.

«Avvocato, che piacere… ma che ci fa con il mio ragazzo?!»

«Buongiorno signora, gli ho offerto un gelato al bar e abbiamo fatto una bella chiacchierata, ma credo sia ora che torni in classe, non le pare?»

«Ma, ma… non capisco… quale bar?

Richard, eravate in gita con la maestra oggi?»

«No signora Becker, è stata una mia idea appena ho visto la porta aperta di sotto… è una splendida giornata per un gelato… me ne torno subito in classe, grazie del gelato avvocato Lawrence!»

Il gelo esterrefatto della Becker era calato sul pianerottolo, ma l’avvocato come niente fosse provò con sobria eleganza a sdrammatizzare:

«Fantastico ragazzo, complimenti per il suo istituto, non deve essere facile far superare i drammi della vita a ragazzi così difficili… Richard è intelligentissimo, e sensibile».

La Becker, ancora infastidita, non aveva modo di credere che il suo avvocato la stesse prendendo in giro, perciò non riuscì a fare altro che ammettere:

«Beh, grazie avvocato, sì… facciamo del nostro meglio… siamo fieri dei nostri successi, anche se è un mondo complicato quello di oggi».

Il carattere e la determinazione del ragazzino hanno subito colpito l’avvocato, che lo adotterà poco tempo dopo permettendogli così di riprendere le cose che Richard sente di essersi lasciato dalla vita precedente, da quando ha visto la pubblicità della Società.

Come dicevamo, gli sviluppi del racconto saranno incredibili e commoventi.

E così siamo arrivati all’ultimo racconto, ancora più particolare del terzo, che era il testo di una mail.

Infatti, il racconto si intitola ENTITÀ DI INTENZIONI MUSICALI e si svolge nella dimensione trascendente quella materiale, la dimensione originaria degli esseri spirituali, liberi e senza corpo.

Il testo è un complesso e articolato messaggio sotto forma di istruzioni, proveniente da un’entità immateriale progettata da Alan, uno degli esseri che precedentemente viveva sulla Terra e che si chiamava così nella sua ultima vita sul nostro pianeta.

Ho scritto questo racconto senza seguire le norme di scrittura convenzionali, ad esempio senza maiuscole e senza l’uso dei segni di punteggiatura, tranne la virgola, che ho ritenuto comunque necessaria per mantenere il senso del discorso.

Ho fatto questa scelta proprio per dare al lettore un’idea più vicina possibile alla trascendenza.

Quanto afferma l’entità è ciò che Alan l’ha programmata a dire, ad un livello spirituale di comunicazione: sono istruzioni che riguardano la musica, ma non solo: l’entità spiega quella che descrive come una parabola discendente della civiltà sul nostro pianeta.

Queste spiegazioni sono caratterizzate da una visione ironica della vita e di alcune problematiche relative ai corpi terrestri.

Ora ascoltiamo una delle prime comunicazioni spirituali provenienti dall’entità:

se ti sei trovato in questo messaggio vuol dire che sei curioso e ricettivo alle particolari intenzioni di cui ho dotato l’entità, ma potrebbe anche voler dire che hai trascorso un po’ di tempo sul pianeta e per questo sei più facilmente in sintonia con le mie particolari frequenze

in questo caso non posso fare altro che comprendere la tua disgrazia terrestre, ma solo per un attimo, visto che probabilmente ti rallegri continuamente per esserne uscito, proprio come capita a me

se non sei mai stato un terrestre, il fatto che stai sentendo qui può anche voler dire che sei semplicemente a corto di stimoli, magari ti stai irrimediabilmente annoiando, condizione che ti consiglio spassionatamente di superare intellettualmente, visti i guai in cui ci cacciamo quando pensiamo di risolvere la cosa credendo di poterci trastullare senza problemi con la materia e i corpi, vedi appunto terra

ti ricordo che alcuni corpi sono assai affascinanti, soprattutto quelli che hanno lineamenti e curve al posto giusto e sono abitati da esseri straordinari

forse lo sai, ma in caso contrario, ti garantisco che questa capacità di valutazione non si può mantenere facilmente quando ci si convince di essere lì dentro

oltre a dimenticare chi siamo, sappiamo bene quanto risulti troppo seducente fermarsi alle curve

quindi attento, valuta seriamente ciò che ti sto proponendo, potrebbe dare una svolta insperata al problema che abbiamo in questa dimensione originaria di puro essere, quello che chiamo stallo onnipotente

Lo scopo dell’entità è quello di spiegare, insegnare e permettere agli esseri di conoscere e praticare fra loro e con lui stesso la musica, come inventata e praticata sul pianeta Terra, un’arte che Alan considera in una fase di grande crisi, anche per responsabilità del cinema, una crisi che va di pari passo a quella della Terra stessa.

Il racconto dà una spiegazione approfondita della musica: a detta di un autore, musicista, musicologo e saggista, è una spiegazione non necessariamente semplice da scrivere, anche per un musicista.

Concludiamo la presentazione dell’ultimo racconto con alcune delle avvertenze che Alan dà agli avventori dell’entità:

per quanto riguarda la parabola discendente, sulla terra hanno superato da un pezzo la semplice sostituzione dell’ira con la guerra, raggiungendo e oltrepassando la capacità di distruzione totale, anche se ancora non l’hanno messa in atto

sono arrivati alla fase in cui la loro civiltà sta cercando di avvicinare la prerogativa dell’essere, che lì chiamano immortalità, attraverso la meccanica

oltre a questo, non poteva mancare la parallela sottomissione degli uomini a vari tipi di pressioni e finzioni culturali e ideologiche, che li ha fatti varcare da tempo il pericoloso stadio in cui si crede nell’evoluzione, invece che al recupero di ciò che già si sa, arrivando così a pensare di doversi evolvere attraverso la manipolazione e l’annullamento delle differenze riproduttive

quindi, pensa come stanno messi e immagina per quanto resteranno depressi se attueranno la distruzione totale, visto che se lo faranno crederanno di aver perso tutto

avremo un bel po’ da fare per recuperarli

Per concludere questa serata, riteniamo opportuno citare il finale della presentazione di Maria De Deo:

A conclusione di questa disamina dell’opera, la domanda che ci si pone è la seguente: se un buon libro è sempre uno strumento di riflessione e/o di ripensamento innanzitutto del proprio sé nel mondo, chi mai sarà disposto a fare questa operazione, fatti salvi coloro che già hanno utilizzato il famoso pensiero critico e che perciò assentiranno “naturalmente” ad ogni rigo di questi racconti?

Riuscirà la forma letteraria a scardinare la opaca follia di questa società?

Servirà auspicabilmente a qualcuno dei “convinti”, dei “terrorizzati”, dei “condiscendenti”, dei “dormiglioni”, dei “responsabili”, dei potenziali delatori?

Tornerà il produttivo e vitale dià-leghein fra i diversi a originare un logos virtuoso?

Finiranno le mortifere opposizioni e separazioni?

Interrogativi che finiscono nella cruna dell’ago in cui vorremmo vedere tornare a migliaia cammelli ormai perduti.