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Piattaforma Rousseau: inizio o fine di un sogno? Piattaforma Rousseau: inizio o fine di un sogno?
Una grande invenzione è quasi sempre un’arma a doppio taglio. Da un lato vi sono le prospettive innovatrici, utili a migliorare il mondo, dall’altro... Piattaforma Rousseau: inizio o fine di un sogno?

Una grande invenzione è quasi sempre un’arma a doppio taglio. Da un lato vi sono le prospettive innovatrici, utili a migliorare il mondo, dall’altro la possibilità che se ne possa fare un utilizzo diverso dall’ideale iniziale. Pensate cosa è successo quando l’umanità si è messa a ragionare intorno alle “sfumature” dell’atomo.

Ed anche Rousseau quando scrisse il “Contratto Sociale“, testo verso i cui contenuti, la piattaforma del Movimento Cinquestelle tende ideologicamente, non poteva certo immaginare di avere un giorno a che fare con la democrazia parlamentare contemporanea. Italiana per giunta.

Il concetto di uguaglianza è semplice e chiaro. Proprio per questo la sua attuazione è improbabile: perché si scontra con un contesto contorto, disuguale, egoistico, vanesio, accentratore, traditore e chi più ne ha più ne metta. Qualcuno ha provato, periodicamente nel tempo, a buttar giù tavole della legge, regole e costituzioni, ma non c’è niente da fare, tutto quello che risulta immediato e giusto, si rivela subito inattuabile per via della natura umana, l’unica vera anomalia dell’esistenza. Rousseau dice che la somma delle volontà di tutti devono creare l’unica regola, non che uno debba creare la regola di tutti. Se sei il “riassunto” di tutti obbedisci solo a te stesso e obbedendo a te stesso sei libero. Del resto, il testo in questione, come spesso accade agli “illuminati” già inizia con la soluzione: “L’uomo è nato libero e tuttavia è dappertutto in catene“.

Ma veniamo a noi. La piattaforma Rousseau è uno strumento lanciato dal Movimento nel 2016 e fa capo a quattro soci, Davide Casaleggio, Pietro Dettori, Enrica Sabatini e Massimo Bugani; quest’ultimo è stato visto ultimamente gironzolare sotto ai palazzi del potere. Intervistato su argomenti specifici sull’importanza degli iscritti afferma: “gli iscritti hanno voce in capitolo prima e dopo le decisioni” . Ed ecco un’altra cosa “detta semplice” e dunque di improbabile attuazione. Ma quali sono i problemi di questa piattaforma?

Primo problema della piattaforma: capire cosa debba veramente competere agli iscritti e cosa invece compete agli eletti. Se ci pensate, una volta “eletti” gli “eletti” ci sembra naturale che su certi livelli decisionali, siano più adatti a scegliere coloro che hanno maturato esperienza sulle dinamiche di sistema, coloro che dovrebbero rappresentare il più alto grado ideologico del Movimento. Dovrebbero. E poi diciamolo pure: un conto è dire si o no confermando un capo politico o valutare la necessità di legiferare su un determinato argomento, come l’acqua pubblica, l’ecosostenibilità o l’energia pulita; un conto è dare una linea politica. Probabilmente la cosa più giusta sarebbe, alla fine di tutto, chiedere agli iscritti: “abbiamo fatto questo, lo ritenete giusto si o no? Le risposte, naturalmente, sarebbero sbagliate entrambe perché una volta intrapresa la strada del compromesso già il 4 marzo 2018, a nostro avviso non c’è niente da votare qualsiasi sia il nuovo interlocutore politico. Il quesito andava fatto all’epoca secondo il seguente interrogativo: restiamo all’opposizione per sempre o andiamo al governo con maggioranza relativa tentando di fare qualcosa? Beh, se ci fu risposta a qualcosa di simile la risposta fu certamente di andare al Governo. Dunque oggi non c’è nulla da chiedere agli iscritti. Si rischierebbe di cadere in problematiche minori, come le appartenenze politiche, che nell’attualità contemporanea, risultano superate nel migliore dei casi, e assai scadenti ed ipocrite nel peggiore.

Secondo problema della piattaforma: i limiti. Tecnologici e di sicurezza. Tecnologici derivanti da reali problemi della piattaforma durante le sessioni di voto, si pensi al quesito sul caso Diciotti, se procedere o meno contro Salvini, e al voto per le parlamentarie nel gennaio 2018, ma anche alle Regionarie di quest’anno, che videro in Abruzzo una prima votazione annullata e una seconda “contaminata” dai risultati della prima. La sicurezza: il 4 aprile scorso il Garante per la Privacy accerta una mancanza di sicurezza nella cura dei dati personali (e dei voti) degli iscritti. Oltretutto, detto questo, si deve sottolineare che la mancanza di certificazione del voto, in assenza di un ente terzo di controllo che ne verifichi la correttezza, rende tutta la situazione quantomeno dubbia. Giustificatamente dubbia. Si pensi che detta certificazione, in due occasioni fu commissionata: Quirinarie 2013 e Non Statuto 2016. In questi due casi la relazione della società terza di controllo (Dnv) certificò il voto sul Blog delle Stelle. In tutti gli altri casi, oltre 70 volte il voto non è stato certificato e una delle critiche “etiche” della base del Movimento non esclude che questi voti potrebbero essere stati suscettibili di manomissione. E l’Associazione che gestisce Rousseau non se la passa certo male: nel 2018 ha incassato 1,24 milioni di euro e 699.844 euro provengono dai parlamentari del M5S, obbligati da questa legislatura a versare 300 euro al mese alla “banca” del Movimento.

I rischi di una eccessiva attesa…

Dice Rousseau: “E’ chiaramente contro la legge di natura, in qualsiasi modo la si definisca, che un fanciullo comandi a un vecchio, un imbecille guidi un saggio e che un pugno di uomini nuoti nel superfluo, mentre la moltitudine affamata manca del necessario“.

Non resta che trovare una soluzione che possa davvero coinvolgere il popolo nelle decisioni, con strumenti adeguati, perfettamente onesti e sicuri. Se si vuole farlo davvero. Qualcuno già vede questa soluzione nella “Blockchain” un sistema innovativo, il più sicuro che si possa immaginare

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