

Morire per Zelensky? (o per la NATO?)…. Fuck!
EditorialiEsteriEuropaGuerra UcrainaPolitica 28/04/2022 Ovidio

Fabrizio Zani
Non abbiamo la più pallida idea di cosa ci sia nella testa del presidente Putin, se veramente abbia mire dirette o indirette di natura geopolitica e imperialista, se voglia realizzare il sogno della pan-Russia e “ridisegnare i confini europei”: anche se ci sembra, francamente, molto improbabile.
Ma abbiamo chiaro invece l’obiettivo di Zelensky, o meglio dei suoi mandanti: indebolire la Russia sul piano militare, sul piano economico e sul piano politico internazionale.
Se la richiesta Ucraina di aderire alla UE appare, quantomeno per il popolo e le classi deboli, suicida, viste le esperienze greca e italiana, ma comunque in linea con le scelte di altre classi dirigenti europee, la richiesta di adesione alla NATO non aveva il minimo significato militare o strategico. Si trattava esclusivamente di un ulteriore passo verso l’allargamento dell’Alleanza fino ai confini russi, allargamento perseguito tenacemente da decenni da tutti i Presidenti americani. Anche questo non ha alcuna spiegazione militare, dato che il Patto di Varsavia è morto e sepolto, assieme all’URSS, così come il “pericolo comunista”: la Russia, come del resto la Cina, è uno stato capitalista a tutti gli effetti, partecipe dei principi dell’economia di mercato mondiale.
La guerra scatenata da Putin in Ucraina, dopo settimane di preparazione che avrebbero permesso all’ONU di intervenire, è a tutti gli effetti una guerra preventiva-difensiva, e non si caratterizza affatto come “invasione dell’Ucraina”, bensì come scontro fra Russia e NATO, visto che le armi con cui i soldati di Kiev combattono sono gentilmente fornite da USA, Italia, Inghilterra, Germania ecc.
E’ dunque evidente che nessuno ha interesse a fermare la guerra, salvo forse Putin se raggiungesse il suo obiettivo di “allontanare” la NATO dai suoi confini, conquistando tutto il Donbass, Odessa e la Transnistria, da aggiungere al possesso definitivo della Crimea.

La posizione italiana, quale membro della NATO, è quella di seguire le direttive di Washington, a scapito degli interessi nazionali e di quella che fino a ieri poteva ben essere definita un’amicizia con la Russia.
Deve essere chiaro che la politica di Draghi, appoggiata da tutti i partiti italiani, con sfumature diverse, con più armi e meno armi all’Ucraina, è quella di una colonia degli Stati Uniti, potenza che occupa dal 1945 il nostro territorio e le nostre istituzioni, longa manus di un potere economico e finanziario cosmopolita che ha la globalizzazione come orizzonte, il capitalismo del controllo come obiettivo strategico, e il great reset come obiettivo immediato. Noi non sappiamo se davvero Putin si oppone a tutto questo, ma sappiamo che sicuramente a Washington, a Davos, e nei consigli di amministrazione dei fondi d’investimento lo considerano un nemico. E, per quanto ci riguarda, il nemico del nemico, è nostro Amico.
Per cui, “fuck” alle sanzioni, “fuck” alle armi e agli aiuti all’Ucraina, e se addirittura vogliono farci morire per Zelensky e per la NATO… “fuck” a loro e ai loro utili idioti.
