Non basta affossare i poveri e la classe media, il Gran Reset prevede di più
Fabrizio Zani
Se Giorgia Meloni con la sua banda non avesse tolto ai poveri l’ultima possibilità di riscatto (quel Reddito di Cittadinanza che metteva i datori di lavoro di fronte al dilemma “pagare un giusto salario o restare senza mano d’opera), oggi meriterebbe la nostra solidarietà di fronte all’evidenza di un attacco portato su tutti i fronti immaginabili da dall’UE e dai suoi padroni.
Giorgia Meloni non è un’anima candida, l’anima se l’è venduta al diavolo da tempo (ASPEN Institute) pur di arrivare al “potere” e oggi paga dazio: non può neppure lontanamente mantenere le promesse fatte ai suoi elettori, tranne quelle che vedono d’accordo i manovratori, ossia che danneggiano ulteriormente i poveri e la classe media.
Come esempio portiamo la questione “accise sui carburanti”. Il governo avrebbe potuto benissimo tagliare qualche centesimo dando prova quantomeno di “buona volontà”, recuperando altrove il mancato gettito. Se non lo fa è perché il piano di passaggio all’elettrico prevede l’insostenibilità dei costi della benzina.
Dicevamo che Giorgia Meloni non è un’anima candida: non di meno sta cercando di barcamenarsi fra il suo elettorato e gli ordini ricevuti, perché poi alle urne ci tornerà, e schiere di servi sono pronte a sostituirla nel compito di assoggettare l’Italia al volere dei manovratori.
Ed ecco che per inchiodarla gli arrivi dei migranti crescono di colpo in maniera impressionante. Ecco che la BCE alza ulteriormente i tassi “per fermare l’inflazione”: peccato che l’inflazione sia dovuta alle speculazioni sull’energia, e non a una congiuntura ciclica, e dunque alzare i tassi significa stangare le economie più deboli, in primis quella italiana. Lo spread, del resto, è sempre pronto a stroncare definitivamente ogni velleità “sovranista” dei “sovranisti da campagna elettorale”… ed ecco che la questione MES ritorna centrale e fondamentale (e il rallentamento provocato alla nostra economia comincia a renderlo quasi quasi appetibile per gli industriali, e pazienza se sarà un vincolo, grave, ulteriore alla nostra libertà di manovra economica).
Giorgia Meloni oltretutto è stata stupida e miope a schierarsi in maniera plateale e irreversibile con la politica di Zelensky: ora che appare evidente al mondo che la Russia non lascerà i territori (russi) riconquistati all’Ucraina, e tanto meno la Crimea (della serie i Referendum sono validi solo se danno ragione alla NATO) mezzo occidente preme per una trattativa che metta fine alla guerra, e l’Italia si ritrova con il cerino in mano dopo aver tolto risorse al welfare per regalare le armi all’altro servetto NATO.
Dall’attacco della UE al governo italiano nasce un grande caos politico, un tutti contro tutti nella maggioranza, ma anche un PD (al servizio permanente ed effettivo dei manovratori) e un M5S che come la Meloni deve pur tener conto del suo elettorato in grande maggioranza euroscettico e contrario alla visione “porti aperti”, almeno di fronte all’attuale incredibile afflusso di immigrati.
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Questo scenario sembra fatto apposta per consentire al grande ma acefalo ambiente antisistema di organizzarsi, senza troppa fretta ma con attenta riflessione, in un movimento che prenda atto della lezione, ossia dell’impossibilità di modificare lo status quo attraverso la consueta strategia politica. Dapprima i Grillini, ora la Meloni, ma anche la Lega-fu-indipendentista mostrano plasticamente questa impossibilità, e la necessità di immaginare altre strade per un movimento politico che oggi, se vuole veramente fare gli interessi dei cittadini tutti, deve perseguire la creazione di una società completamente nuova.
Fabrizio Zani