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Sulmona: la politica del like, un florilegio di banalità, l’esaltazione dei luoghi comuni, il martellante ricorrere di vocaboli abusati, quali “cuore”, “coraggio” “amore”, di fruste e logore locuzioni esortative, come “avanti tutta” o “andiamo avanti”… Sulmona: la politica del like, un florilegio di banalità, l’esaltazione dei luoghi comuni, il martellante ricorrere di vocaboli abusati, quali “cuore”, “coraggio” “amore”, di fruste e logore locuzioni esortative, come “avanti tutta” o “andiamo avanti”…
Di Dr. Valeo Ijlsuu Il barone Giuseppe Andrea Angeloni, deputato nella IX e X legislatura del Regno d’Italia, nel lontano 1867 stimava opportuno, in... Sulmona: la politica del like, un florilegio di banalità, l’esaltazione dei luoghi comuni, il martellante ricorrere di vocaboli abusati, quali “cuore”, “coraggio” “amore”, di fruste e logore locuzioni esortative, come “avanti tutta” o “andiamo avanti”…

Di Dr. Valeo Ijlsuu

Il barone Giuseppe Andrea Angeloni, deputato nella IX e X legislatura del Regno d’Italia, nel lontano 1867 stimava opportuno, in ossequio al patto stretto con gli elettori, presentare il consuntivo del mandato, affidando ai tipi dell’editrice Le Monnier di Firenze il “Manifesto e rendiconto parlamentare agli elettori e cittadini del Collegio di Solmona”.

La buona prassi del benemerito parlamentare, artefice, per esempio, della linea ferroviaria Sulmona – Isernia, che, ancora oggi, ha una indiscussa ragione di essere nella promozione turistica di Sulmona e dell’altopiano, stride con il costume cui ci stanno abituando gli odierni politici e amministratori, che si limitano ad affidare il loro pensiero, per la verità debole e, in taluni casi, addirittura debolissimo, ad autoreferenziali elucubrazioni sui social network.

Agendo in tal guisa, gli odierni politici/amministratori si palesano quali solitari analisti dei propri movimenti interiori, favoriti in questo dai mezzi di comunicazione elettronici, che hanno un effetto esteriorizzante, esaltano le realtà virtuali e, soprattutto, eliminano la funzione ideativa, polverizzando il vincolo logico-sintattico, che invece il compianto barone Angeloni conservava in tutta la sua integrità.

Per non parlare della paratassi, la quale latita in molti di loro e, se la posseggono, è indifferente ai contenuti.

La paratassi che aveva diritto di cittadinanza nel cervello di Angeloni, era di elevato livello e non consentiva di rendergli obsoleta la consecutio temporum, di sgretolargli la coerenza e l’integrità della struttura interiore individuale. Gli evitava anche l’appannarsi dello spirito critico, della morale e dell’etica.

Certamente Angeloni non era un “idiota” nel senso etimologico del termine: “circoscritto”, “localizzato”, “irretito”, “prigioniero del web”; non era neanche un vate dell’ovvio e dell’inutile, contrariamente ai tanti odierni parolai e specialisti dell’aria fritta. Un manipolo di leoni da tastiera, informati in tempo reale e che in tempo reale comunicano, pur non capendo quasi nulla e non avendo nulla da comunicare.

Così facendo, si assiste ad un florilegio di banalità: l’esaltazione dei luoghi comuni, il martellante ricorrere di vocaboli abusati, quali “cuore”, “coraggio” “amore”, di fruste e logore locuzioni esortative, come “avanti tutta” o “andiamo avanti”.

Inoltre, si tende a prefigurare una realtà virtuale, inghirlandata da immagini melense di improbabili famigliole da “mulino bianco” o si arriva, “horribile dictu”, alla strumentalizzazione della malattia quale espediente per la “captatio benevolentiae”. E ancora, con sfrontata disinvoltura, alla inaugurazione di strade ancora ampiamente dissestate, alla magnificazione dell’ordinaria amministrazione.

Conclusivamente, si assiste, prendendo a prestito le parole di Guido Gozzano, alla celebrazione delle “piccole cose di pessimo gusto”, impudentemente ostentate come importanti, significative ed essenziali realizzazioni.

Pensando ai politici del passato (anche di quello più recente), rammarica non poco non imbattersi più nel pensare assorto, meditante e concentrato e di dover incontrare un pensiero vacuo ed inconsistente, aggravato da quella mancanza di confronto critico e costruttivo che costituiva l’essenza dell’attività dei partiti.

L’homo sapiens di socratica memoria viene sostituito dall’”homo videns”, il quale ha bisogno di messaggi rapidi, di immagini sintetiche: vince l’immediato. Il tutto a scapito della logica analitica, che stimola la riflessione e la concentrazione.

L’”homo videns”, vede, ascolta (distrattamente) ma non legge; tuttalpiù legge poco, si distrae, non ragiona. Si affida all’intuito e non al ragionamento.

Qualche politico, oggi, non interagisce minimamente nelle assemblee cui viene destinato dalla volontà popolare ma è schiavo del computer, uno strumento che spettacolarizza, ingrandisce, collega pensieri e realtà che non hanno un comune denominatore. Inoltre distrugge i perimetri interni della critica, scotomizza, esaspera l’eccitazione emotiva, l’aggressività latente e il vincolo logico e, così agendo, si illude di celare la sua sconcertante povertà di contenuti.

Il politico del like è informatissimo su tutto ma non capisce nulla!

Dr. Valeo Ijlsuu