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Covid, guerra, pace e capre Covid, guerra, pace e capre
Non è mai esistita un’epoca così affogata nell’ipocrisia come la nostra. Il motivo? La mediocrità del popolo. Possiamo parlare di guerra, sanità, globalizzazione ,... Covid, guerra, pace e capre

Non è mai esistita un’epoca così affogata nell’ipocrisia come la nostra. Il motivo? La mediocrità del popolo. Possiamo parlare di guerra, sanità, globalizzazione , agricoltura, economia, energia: il paradigma non cambia. Gregge bruca, pastore comanda. Ma a differenza delle capre abbiamo qualche libertà in meno. In effetti, osservando le timide bestiole, è possibile notare un minimo di capacità di scelta fra brucare il cespuglio o l’erbetta; mentre noi altri mangiamo quello che ci dicono. L’uomo a differenza della capra dovrebbe essere in grado di dire basta: “adesso mi coltivo la mia terra, mangio le mie cose, mi costruisco la mia casa”, e così via. Niente. Ci cacano in testa e pensiamo sia neve colorata. Ci avvelenano lentamente e siamo complottisti. Ci sparano, muore nostro figlio, ma è una missione di pace, una missione speciale, una gita al faro.

Tutto questo sfacelo è avvenuto a partire dalla fine del boom economico, quella eco di guerra che diede animo alla ripartenza, alla ricostruzione e alla creazione di un mondo migliore. Poi, pian piano, come in una depressione post partum, il popolo si è adagiato, e quando si è adagiato una élite di faccendieri ha costruito il proprio regno sulla piana deserta dell’assuefazione. E’ sempre successo nella storia, ma forse questo è il periodo più lungo, un decadentismo irrefrenabile (già indicato dalle arti ben prima della guerre “grandi”) attirato come una meteora dalla gravità terrestre. Le responsabilità sono suddivise equamente fra pastori e gregge. Perché se il primo, guadagnandoci, offre indicazioni sempre più estreme al gregge che accetta incondizionatamente, il secondo non fa nulla per svincolarsi, evolversi, gridare; e quando grida non basta, assorbito com’è da enormi assorbenti senza ali.

Scegliamo un argomento a caso? Il vaccino. Giusto o sbagliato (noi altri siamo contro ogni obbligo nel rispetto dei caposaldi di una costituzione sempre più sabotata dagli asterischi), siamo rimasti sconcertati da alcune ultime apparizioni dei Savonarola col camice, che alla fine dell’emergenza, continuano a scagliarsi con chi ha scelto di non vaccinarsi (pochissimi rispetto al totale). “Se siamo vivi è grazie a chi ha scelto di seguire la scienza”, gli altri sono degli infami, approfittatori, vili”, merdacce. Poi nello stesso telegiornale, nel servizio successivo, scopri che una volta avuto il Covid puoi riaverlo sei mesi dopo, pur avendo fatto tre dosi e avendo respirato mascherine cinesi per due anni. “Questo perché le varianti sono diverse…” ti risponde l’intelligentone, ma i vaccini che hai preso fino all’altro ieri non sono stati fatti per la prima variante? Quindi farai quattro dosi di pseudo-vaccino (ricordiamo che contro il Covid non si usa un vaccino vero e proprio come gli scienziati non televisivi sottolineano -la fase sperimentale non si è conclusa-) e tre mesi dopo ti ammalerai di un’altra cosa (non di quella per cui ti sei vaccinato, ovviamente). Quindi, sostanzialmente, devi rischiare per qualcosa che non risolve.

Altro argomento a caso? La guerra e l’ipocrisia. In qualunque epoca se aiutavi una delle due fazioni avversarie dichiaravi guerra all’altra. Non vi pare? Ti mettevi la tutina mimetica, i calzettoni di lana, il fucilotto d’ordinanza a tracollo, il cappelluccio rinforzato e andavi. Oggi, invece, non dichiari guerra a nessuno, però mandi armi al paese aggredito. Ti schieri, ma non combatti. Osservi dal divano con tastiera alla mano, fai la maratonamentana, critichi, giudichi, lecchi il culo a quelli che ti dicono cosa devi dire e, naturalmente, licenzi tutti quelli che hanno un’idea non dico opposta, ma equidistante.

Non combatti ma rinforzi l’aggredito (senza spiegare nulla di concreto sulle questioni geopolitiche della zona). Ma come lo rinforzi? dando tutto quello che hai, vogliamo immaginare, in modo tale che la disputa sia dello stesso livello bellico: no. Mandi le armi appena appena sufficienti a sopravvivere: non spedisci aerei, non fornisci l’Ucraina di bombe atomiche (che, del resto, la Nato tiene in garage pur sapendo di non poterle usare). Le offri qualche missiluccio anti carro e qualche pistoletta, facendo attenzione che non siano armi di ultima generazione, e sporcandole un poco, in modo tale che s’inceppino di tanto in tanto, altrimenti i russi s’incazzano. Inoltre, non gliele dai direttamente, altrimenti i russi se ne accorgono, ma le fai passare da Varsavia, come se la Polonia, in una vasta operazione di riciclaggio di denaro sporco, illudesse la Russia che non è più l’Italia (duemilaerrotti miliardi di debito) ad armare. In pratica l’arma Italiana viene tenuta nel garage polacco per 72 ore fino a quando, le suddette armi, smettono di essere italiane e diventano polacche). Ammazza come li freghiamo bene sti russi! Che poi, Putin è malato, l’esercito russo allo sbando, la strategia erratissima, l’Ucraina sta vincendo, senza resistenza non vi sono trattative. Il problema è che anche Putin ha le atomiche e il fatto che non le usi ci dovrebbe far riflettere sulla scacchiera moderna che invece di avere torri, alfieri e cavalli, contiene messaggi subliminali, ricatti, ipocrisia, inazione, speculazione, violenza psicologica, e tutta, tutta quanta la merdosa epoca contemporanea.

Mirko Mocellin