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La caduta del M5S e le magie della Democrazia Parlamentare La caduta del M5S e le magie della Democrazia Parlamentare
Quella dei Cinquestelle "governativi" (o meglio "governisti") si chiama incapacità politica, tradimento degli ideali, ipocrisia, laddove sul territorio è mafioso uno che fa accordi... La caduta del M5S e le magie della Democrazia Parlamentare

Innanzitutto una distinzione: fra Cinquestelle governisti e attivisti sul territorio, ultimi superstiti e protettori, laddove ce ne fossero rimasti, di un ideale non realizzato dagli “eletti” e ai quali va la nostra vicinanza. E con questo vogliamo affermare che tali reduci senza più guerra saranno certamente liberi di portare il loro impegno ovunque al di là del tradimento perpetrato ai loro danni.

Caduti nel “tranello” della democrazia parlamentare i Cinquestelle sono (s)finiti: dal primo accordo con Salvini il 33% è divenuto 17%. Dopo quello col PD, il 7%. Inoltre la disparità di strategia lontano da Roma “apparentemente obbligata”, ha comportato il distacco dai territori da parte degli eletti ai danni di quegli stessi che avevano prodotto l’elezione: al governo c’è accordo per governare, sui territori no. E il Cinquestelle non ha preso nemmeno una regione pur avendo il 33% dei voti nazionali. Come è potuto succedere? In Abruzzo il “Cinquestelle senza Movimento” non ha conquistato neanche un comune. Fatecelo ripetere: neanche un comune. “Puri” sui territori dunque, ma non a Roma. Ed oltre ai voti, i Cinquestelle, hanno perso anche gli attivisti: snobbati, non considerati, non organizzati, non coinvolti come il Movimento impose per sua natura, indole, matrice.

Quella dei Cinquestelle “governativi” (o meglio “governisti”) si chiama incapacità politica, tradimento degli ideali, ipocrisia, laddove sul territorio è mafioso uno che fa accordi col Centrodestra, o infame se lavora col Centrosinistra, ma a Roma è uno statista facendo lo stesso: eh si, c’è la democrazia parlamentare! Probabilmente per il Cinquestelle sarebbe stato meglio andare ad oltranza e non fare nessun governo, anche col 33% finché non ci fosse stata la garanzia che un 17% non potesse far cadere tutto dopo una bevuta in spiaggia. Sarebbe servito imporre un contratto più stringente, che riguardasse anche un logico/pratico accordo sui territori, per non rischiare di perdere tutto dopo una estinzione immediata che sta facendo impallidire perfino quella dei dinosauri.

Incapacità e, dunque, inutilità. La mancanza di cultura, senso estetico ed esperienza politica dei Cinquestelle al governo, saranno ricordati come il periodo più ridicolo di questa epoca, ancora più del fatto che un partitucolo al 2% li sta mandando a casa per la seconda volta. Con l’aggravante che il tutto sta accadendo durante una situazione nazionale complicatissima.

Un grande Movimento che ha prodotto un’eiaculazione precoce, che tanta passione aveva generato durante la corte fatta ad elettori ed attivisti ma che poi, alla resa dei fatti si è rivelata un fallimento sentimentale e amoroso pressoché totale. Il rischio a breve termine infatti, potrebbe essere quello di perdere anche quel che si era ottenuto. E il tranello del sistema chiuderebbe con una pietra tombale tutta la piccola storia stellare.

Come se non bastasse arriva l’ultimo messaggio di Grillo, combinazione 24 ore prima della crisi: bisogna stare tutti insieme appassionatamente per mandare avanti il paese. E visto l’attuale panorama politico certamente Grillo è l’ultimo a poter chiedere una cosa simile, giacché, possiamo tranquillamente affermare che se “l’Ideale Elevato” doveva esser questo, non c’era certo bisogno dei “rivoluzionari gentili” del Cinquestelle al governo, che tutto ciò che dicono non sono. Non rivoluzionari di certo e molto ignoranti soprattutto. E l’ignoranza non sarebbe nemmeno così grave, se mascherati da consumati esperti, i novelli enfant prodige della politica non volessero confrontarsi ad ogni costo con una realtà assai diversa dalla loro non preparazione e scarsa immaginazione.

Mirko Mocellin