ovidio news
Varietà e sostanza: gli ingredienti del passato per un futuro possibile Varietà e sostanza: gli ingredienti del passato per un futuro possibile
In questi tempi di difficoltà economiche ad oltranza per l’Italia, pensavamo a quanto sarebbe bello poter organizzare il proprio paese in funzione delle sue... Varietà e sostanza: gli ingredienti del passato per un futuro possibile

In questi tempi di difficoltà economiche ad oltranza per l’Italia, pensavamo a quanto sarebbe bello poter organizzare il proprio paese in funzione delle sue potenzialità energetiche e produttive, senza la spada di Damocle di dover importare ed esportare risorse dentro a quel gioco subdolo delle cooperazioni internazionali, delle unioni fittizie con “matrimoni” senza amore fra le economie di paesi diseguali, con storie agli antipodi ed evoluzioni diverse a seconda non solo della storia ma semplicemente degli usi e costumi, della geografia, della lingua, delle stratificazioni di razze, stili sociali, psicologici e psicofisici. Perché l’uguaglianza sarebbe molto più facilmente identificabile in questo DNA di evoluzioni magnifiche che nella omologazione obbligata da un potere economico e finanziario che trae maggiore interesse da un mucchio selvaggio che dall’idea geniale di un singolo. Insomma si bada più al potere che al potenziale e il “motore” mondo resta fermo.

Ora, con le tecnologie attuali è dimostrato che si potrebbe fare a meno del petrolio e del carburante, della plastica, del carbon fossile, di tutto ciò che è inquinante e limitato e, per dirla tutta, di quelle “collaborazioni” con altri paesi, utili solo sulla carta geografica dei grandi speculatori bancari e poco o nulla nei portafogli dei cittadini. Pensate all’oscena inutilità di scavare oro o pietre preziose, analizzate contesto e contenuti di strategie economiche controproducenti come l’importazione di petrolio o vestiti o, addirittura, di cibo tutto uguale e monosapore e date una risposta all’eventuale domanda. Perché qui non si importa acqua per il deserto ma si lanciano secchi d’acqua nelle cascate del Niagara.

Nel nostro caso ci siamo chiesti: ma l’Italia non potrebbe essere completamente autosufficiente? Avere poi, una banca sua, una moneta sua, prodotti suoi made in Italy? Risorse che unite alla immensità d’offerta provenienti dal turismo nostrano (che per densità di opere d’interesse e d’arte non ha eguali, nemmeno lontanamente, in nessuna parte del globo) porterebbero ricchezze tali che nessun italiano dovrebbe più lavorare se non per passione e, cioè, il modo più sano e veloce per una evoluzione che spinga verso nuovi spazi, senza l’ansia infinita di doverne riempire sempre di più stretti e asfittici. Dovremmo pensare in grande e alzare lo sguardo verso le stelle senza troppa superficialità ed impotenza.

Varietà e sostanza: questo offre l’Italia coi suoi tremila anni di storia ma tendiamo ciecamente ad adeguarci a degli standard più che mediocri per poter partecipare al gioco desolante della clonazione di menti tutte uguali, innanzitutto miniaturizzate da un sistema che trae vantaggio dal gregge e non dall’individualità e poi tutte indirizzate, tutte sfruttate fino al midollo senza nessuna possibilità di trarne fantasia, genialità, innovazione: senza possibilità di futuro.

In fondo la soluzione sarebbe semplice: basterebbe tornare ad essere quello che siamo sempre stati prima che le false cavalcate forzate europeiste e globaliste distruggessero ogni sana base per una reale autonomia economica, finanziaria e sociale, in una parola sola, la libertà.

otrel

In copertina: Eugène Delacroix – “La Libertà guida il popolo