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Tre episodi della nostra Storia Religiosa: i Misteri Celesti dell’anno 1208 Tre episodi della nostra Storia Religiosa: i Misteri Celesti dell’anno 1208
di Giovanni Liberato Giovanni Liberato è autore dei libri “Chieti nella Storia” e “La Via Celeste e il Libro Rosso del Destino”, entrambi per... Tre episodi della nostra Storia Religiosa: i Misteri Celesti dell’anno 1208

di Giovanni Liberato

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Giovanni Liberato è autore dei libri “Chieti nella Storia” e “La Via Celeste e il Libro Rosso del Destino”, entrambi per Edizioni Il Mondo Nuovo (Pescara), quest’ultimo di recentissima pubblicazione

http://pubblicazione.www.edizionimondonuovo.com/catalogo/la-via-celeste

I MIsteri Celesti dell’anno 1208. All’alba del tredicesimo secolo sono due gli imperatori che si contendono l’unico seggio: il guelfo Ottone di Brunswick e il ghibellino Filippo di Svevia degli Hohenstaufen, zio di Federico II. La situazione cambia il 21 giugno del 1208, perché lo Svevo è vittima di un attentato ordito dal conte Otto von Wittelsbach in favore del suo omonimo. La svolta porterà il Papa Innocenzo III, amministratore pro tempore dei domini del Sud, a proclamare il giovane Federico re di Sicilia (territorio che comprende l’Abruzzo e che solo poi sarà detto “di Napoli”).

Nell’anno 1208, registriamo tre fatti:

1) completamento di Santa Maria d’Arabona a Manoppello;

2) “beatificazione” di Santo Stefano Lupo;

3) prima celebrazione della festa “Omnis Terra” a Roma.

Analizziamo i dati per poi vederne le connessioni. Per quanto concerne l’abbazia cistercense in Arabona di Manoppello, il 1208 è la data tradizionale di conferma da parte del conte di Palearia, quindi è l’anno del “perfezionamento” degno di “passare alla storia”. L’importanza di questo edificio sacro risiede nel luogo, nel nome e nella struttura.

Stefano del Lupo è dichiarato “santo”, per la prima volta, in un documento del 1208. Egli, nativo di Carovilli (Isernia), fu monaco benedettino e fondatore dell’abbazia di S. Pietro Apostolo in Vallebona di Manoppello, ove vi morì il 19 luglio del 1191. Vi rimase sepolto fino al 1591, quando fu trasferito in Santo Spirito a Majella.

Nel 1208, per la prima volta, Papa Innocenzo III portava in processione il simulacro della cosiddetta Veronica da San Pietro alla Chiesa di Santo Spirito in Sassia, ove benediva i malati dell’ospedale. In sostanza, Innocenzo III fu l’iniziatore del culto pubblico del Volto Santo. Ciò avveniva nella seconda domenica successiva all’Epifania, detta di “Omnis Terra” [dal Salmo 66 (ma 65 secondo la numerazione della Bibbia in greco e quindi della Vulgata), 4: “Omnis terra adoret te et psallat tibi, psalmum dicat nomini tuo” (“Davanti a te si prostra tutta la terra e inneggia al tuo nome”)]. Notate bene il numero romano 65: LXV, che vuol dire LVX, cioè “luce” (probabile voluto riferimento al bagliore plasmatico della resurrezione).

Uniamo alcuni puntini:

L’importanza di Manoppello che, secondo la Relatione Historica di P. Donato da Bomba (scritta nel 1640), ospita il velo dal 1506. Manoppello è Alterum Teate.

Stefano è isernino come Celestino. Il suo “trasferimento” avvenne da San Pietro a Santo Spirito nel 1591 come simbolicamente nella processione romana della Veronica del 1208: da San Pietro in Vaticano a Santo Spirito in Sassia.

Il messaggio celestiniano sembra unire la sacralità della “Valle Bona” di Manoppello al disegno papale di riscoperta della sacra reliquia che, non a caso…, è dove dev’essere, cioè a Manoppello, luogo “eletto”. È un libro di storia ancora tutto da decifrare, leggere e comprendere.

Giovanni Liberato

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