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Sulmona: violenza e società Sulmona: violenza e società
Il fenomeno del razzismo è un fatto culturale secondo alcuni. Ma il fatto culturale è una conseguenza. Non essendoci quasi differenze fra esseri umani... Sulmona: violenza e società

Il fenomeno del razzismo è un fatto culturale secondo alcuni. Ma il fatto culturale è una conseguenza. Non essendoci quasi differenze fra esseri umani non resta che ricondurre il tutto ad un fattore meramente “gerarchico”. Dunque politico. Quindi di interesse od opportunità. Strumentale a volte. E veniamo a noi: è recentissima la polemica scatenatasi a Sulmona riguardo l’aggressione di un senegalese, un ventisettenne immigrato e residente in una casa di accoglienza a Pettorano Sul Gizio.

Immediatamente dal circolo sulmonese del PD e, successivamente, da alcuni sindacati, associazioni e, infine, quest’oggi anche dalla Diocesi Sulmona-Valva, sono giunti messaggi di solidarietà e vicinanza al ragazzo ferito. Tutto sacrosanto ed è chiaro che una fatto criminoso deve sempre essere stigmatizzato, perseguito e condannato.

Purtroppo la “gerarchia” sociale, unica possibilità per il razzismo, ha già condannato a priori, non certo oggi, il ragazzo ad un genere inferiore, vuoi forse la storia del mondo e del nostro paese, vuoi la banalità del male, vuoi la situazione politica attuale e i problemi legati all’immigrazione, vuoi tutta una serie di pregiudizi e ignoranza, si da per scontata la matrice razzista del crimine. E “dagli all’untore”, immediatamente si sono scatenate le manifestazioni contro il razzismo, come se questo debba essere inequivocabilmente responsabile del crimine avvenuto. E se non fosse vero? quale grave atto sarebbe, un’accusa del genere, contro ignoti e, quindi, nei confronti di un’intera comunità? Ma soprattutto, cos’altro può essere successo? Non siamo stati testimoni oculari dopotutto, non c’erano telecamere sul posto e non abbiamo l’attendibilità di fenomeni come la veggenza e l’extracorporeità utili alla risoluzione del caso…

Un litigio fra immigrati? Una violenza gratuita? Una vendetta? Un avvertimento? Oppure qualcos’altro… giacché i numeri dimostrano che è più probabile essere accoltellati da un violento che da un razzista;

Ebbene, la nostra redazione che ha a cuore, quanto più possibile, spiegare le cose come stanno, ha voluto indagare, andare sul posto, nel luogo dove vive il ragazzo a chiedere, a discutere con i suoi compagni e con le persone di Pettorano, cercando veramente di interpretare l’epilogo di un’azione criminosa che risulta grave e preoccupante.

E la società reale ci ha consegnato una condizione ben diversa dal luogo comune “suggeritore”, che impone ad un povero ragazzo di poter essere ferito esclusivamente da un razzista. Ragazzi che giocano a pallone perfettamente integrati con quelli del posto, abitanti infastiditi da un sistema governativo non apprezzato forse, ma certamente non di carattere razziale; loro, gli immigrati, assolutamente distanti da problemi che non hanno, quelli razziali, ma, invece ben più interessati a che ci si occupi di loro, magari con l’offerta di un lavoro che rappresenta la felicità se hai attraversato il Mediterraneo quasi a nuoto.

Riflettiamo dunque più attentamente sulla società in cui viviamo. Non spariamo sentenze banalmente, sia che derivino dall’ignoranza che dall’interesse per un ritorno politico. In tutti e due i casi non si fa del bene a questi ragazzi che di striscioni hanno poco bisogno, quel che a loro serve è distinguersi per dei valori condivisi in una società che non abbia gerarchie e che non sappia nemmeno distinguerle certe sfumature di colore.

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