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Sulmona politica: il Buono, il Brutto, Il Cattivo e l’Astuto Furbacchione Sulmona politica: il Buono, il Brutto, Il Cattivo e l’Astuto Furbacchione
Una falsa bandiera, quella di un'epoca gestita da ipocriti e fasulli è più pericolosa di un fuoco che arde impetuoso, intorno a bellissime allodole. Sulmona politica: il Buono, il Brutto, Il Cattivo e l’Astuto Furbacchione

Il Buono. Chi sarà? Vedremo alla fine. Per chi ha visto il capolavoro di Sergio Leone sarà più facile seguire. Alla conta manca l’Astuto Furbacchione: è un autista di Pratola, si chiama D’Andrea e da portaborse molto speciale è riuscito persino a diventare assessore a Sulmona. Il ramo però l’ha mantenuto. Ora: non ci piace far riferimento agli attori minori, alle comparse, che in questa epoca e un po’ in tutto il mondo, fungono da impiegati dei manovratori, men che meno di quelli Sulmonesi, cittadina dimenticata del Centro Abruzzo, che se la pensi allora esiste, ma se guardi tutto il resto, ingiustamente, svanisce nel nulla.

Vogliamo però sottolineare una tendenza preoccupante che ruba il mestiere a chi avrebbe le capacità, il carattere e le competenze per cambiare e si affida alle comparse utili, ai leccasuole dell’ultimo momento i quali, capito il meccanismo non hanno dovuto fare altro che farsi trovare al posto giusto nel momento giusto. Ed è un po’ la storia del Cinquestelle tradito dai poltronisti, che raggiunta l’onda popolare al momento opportuno, affoga oggi nella miseria del compromesso, dell’accordo e del sistema contro il quale era nato, ma grazie al quale oggi può “incastonare” le sue ultime caselle politiche prima di tornare al mestiere prima dell’Eden.

Il brutto è il Milite Ignoto Di Piero che racchiude un po’ tutti i pregi e difetti degli altri attori: buono, cattivo, presentabile, astuto e buon chiacchierone, il nonno sprint della porta accanto con tanto di bici, sigaro e pistole ad acqua, rispolverato all’improvviso vista l’impossibilità d’ accalappiare leader o galli, in un pollaio con poche galline e troppi capi. E se le uova scarseggeranno anche nel prossimo quinquennio, non mancheranno le false gravidanze, fatte di promesse, ammoine e turbamenti consiliari.

Il cattivo è Gerosolimo. Chiedete al Germe. Il cimitero per lo scontro finale? Sulmona. Come avevamo già avvertito in un editoriale di qualche giorno fa nessuno in città farà nulla che non sia derivazione del voto ottenuto, ma in ogni caso (salvo sorprese) sarà privilegiato il voto non politico. Dunque Proietti alla presidenza e via via tutte le pedine consequenzialmente. Ma se le postazioni sono coperte cosa rimane? Certamente una vittoria civica. Non certo politica, visto che il Pd resta a guardare, e non parliamo tanto del nuovo assessore e vice sindaco Casciani ma di Teresa Nannarone (se non dovesse diventare, come invece politicamente dovrebbe, Presidente del Consiglio), anima del pd del dopo Bruno Di Masci e destinata, sembrerebbe, al minimo indispensabile dall’umile scranno che guarda il sindaco sconosciuto. Un’estranea in casa sua, così come dicemmo, sprofondata dal compromesso per la vittoria e vittima politica di coloro che hanno inseguito la luce, perché erano nell’ombra.

Come dissi qualche tempo fa, quando Vittorio Sgarbi venne a Sulmona in seguito ad un mio articolo che spiegava in maniera consona il di lui bene profondo, sarebbero dovute essere le donne a salvare la città. Non parlai di politica ma di un’arma contro un sistema, l’unica possibile per sconfiggere cattivi, brutti e furbacchioni. In questo ultimo articolo che dedicherò alla politica sulmonese, voglio ricordare proprio quel discorso, perché da lì sarebbe scaturito il bene e quindi “il Buono” di una città destinata a soccombere nella fallita “transizione” che condurrà oltre il tramonto. Le donne se non si uniscono e si scontrano allora è come cercare di spostare il mare a cucchiaiate. Ed è quello che è successo, poiché al di là della posizione politica le cinque donne che identificammo avrebbero potuto vincere senza compromessi e governare senza la spada di Damocle del sistema tanto osteggiato e ridicolizzato di Andrea Gerosolimo, oggi perfettamente usato da Di Piero, visto che si porta a Palazzo San Francesco molti di quegli uomini che erano stati inventati da Gerosolimo. Di Piero stesso in primis. Mettiamocelo in testa: se a vincere sono cinque liste diversissime fra loro, del diman non v’è certezza perché un’alleanza in assenza di motivazioni politiche è destinata a naufragare in un mare amaro e non certo dolce.

Le cinque donne che individuammo sono tutte divise oggi e contrapposte fra di loro, alcune di esse come Teresa Nannarone, Ada Di Ianni e Roberta Salvati hanno cercato di rimanere fedeli al Sistema, le ultime due perdendo (di Teresa ci dirà il futuro, certamente la Presidenza del Consiglio non dovrebbe arrivare -e secondo noi sarebbe un segnale politico fondamentale-). Le altre due donne Maria De Deo ed Elisabetta Bianchi hanno dovuto e preferito rimanere sulla propria strada, dunque fuori dai giochi. Il Buono di Sulmona potrà nascere soltanto in un unico modo: unendo forze e sangue senza bandiere e non certo ammucchiando debolezze. Ché una falsa bandiera, quella di un’epoca gestita da ipocriti e fasulli è più pericolosa di un fuoco che arde impetuoso, intorno a bellissime allodole.

Mirko Mocellin