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Sulmona: coalizione Di Piero fa già acqua. Bagarre di poltrone fra civici e PD Sulmona: coalizione Di Piero fa già acqua. Bagarre di poltrone fra civici e PD
Riteniamo che potrebbe esplodere un disastroso cataclisma a palazzo San Francesco, nel momento in cui il PD, unito per governare col resto del mondo... Sulmona: coalizione Di Piero fa già acqua. Bagarre di poltrone fra civici e PD


Sulmona – Alla faccia del civismo che sarebbe morto! La coalizione Di Piero che senza l’aiuto civico (tre liste) sarebbe al terzo posto della classifica elettorale si trova già ad un bivio. In caso di vittoria, infatti, Di Piero dovrebbe affrontare già due grossi problemi. Il primo riguarda i due coniugi medici della lista civica “Sulmona libera e forte”, Maurizio Proietti e Caterina Di Rienzo ai quali sono andati rispettivamente 356 voti e 342 e che entrerebbero entrambi in consiglio lasciando fuori dai giochi il “lacivitiano” Francesco Perrotta. Il secondo problema riguarda il fatto che, Proietti, avendo preso più voti di tutti gli altri candidati di coalizione dovrebbe diventare moralmente di diritto Presidente del Consiglio comunale, lasciando fuori, di fatto, la parte politica, l’anima partitica della coalizione: non diciamo il Cinquestelle, ininfluente fanalino di coda, ma ci riferiamo al PD, il partito con più voti, che non potendo ambire a ruoli di rilievo, con 4 consiglieri (Nannarone 355, Mimmo Di Benedetto 323, Antonella La Gatta 200, Cristiano Gerosolimo 154), rischia non soltanto di rimanere a bocca asciutta ma di essere, di fatto, sminuito dalla parte civica, “forte e libera” del gruppo.

Il dato più preoccupante per Di Piero deriva dal fatto che i voti puramente “di fiducia” avuti dagli stimati coniugi medici, non hanno nulla a che vedere con la politica, giacché è supponibile che il risultato sarebbe stato ottenuto dai due in qualsiasi coalizione fossero apparsi. Del resto se dovessimo collocare Proietti in una qualche posizione “politica”, questa sarebbe ben lontana dai partiti di riferimento, PD e Cinquestelle per come conosciamo Maurizio Proietti, assai distante dai gruppi raccoltisi intorno a Draghi, essendo Proietti notoriamente di destra.

Il problema politico si prospetta, dunque, ancor prima che la variegata coalizione del Di Piero metta piede a Palazzo San Francesco, poiché entità così diverse, evidenzieranno più facilmente malumori interni. E se questa è l’alba della nuova era, il resto del giorno tenderà al tragico con la possibile caduta della nuova amministrazione nel giro di pochi mesi. Nello specifico, il problema della coalizione di Di Piero, a differenza di Gerosolimo, i cui ruoli dei protagonisti sono già assegnati in un sistema civico ben collaudato, composto da attori affini pur se di mestieri diversi, è che si trova alla prima esperienza in una condizione che potremmo definire, tecnicamente, di larghe intese. Non dare l’importanza che merita al PD, unico esempio di voto politico, derivante da un progetto solido e portato avanti da politici validi e preparati, comporterebbe un insulto etico, proprio per il valore partitico. Valore che invece di essere evidenziato rischia di naufragare nel voto d’amicizia per eccellenza, e cioè quello presumibilmente praticato dai civici coniugi medici Proietti: molti voti e poco materiale meramente politico. Proprio il sistema contro il quale Di Piero e soci battezzano ogni adepto e giustificano ogni richiesta di voto. E’ questa la coalizione che dovrebbe aver sconfitto il civismo bieco e clientelare?

I Cinquestelle (governativi). Paladini di correttezza, quando si sentono osservati, grandi macchinatori in segreto. Perché ad inizio anno, quando Di Piero non c’era ancora, e sigaro e bicicletta vagavano per la città in cerca di hobbies per la pensione, la coppia felice “pentastellata” Angelo D’Aloisio e Attilio D’Andrea (L’uno, a suo dire, amico fraterno di Gerosolimo e di Marianna Scoccia, l’altro pratolano, tuttofare della Di Girolamo e futuro consigliere in caso di vittoria di Di Piero) erano da Gerosolimo a contrattare. Senza voti e senza attivisti dopo aver licenziato la parte sana del Movimento Sulmonese, erano pronti a mettere sul tavolo l’unica cosa rimasta, e cioè quel che proporranno pure a Di Piero: un inutile aggancio governativo dopo l’ordine dall’alto che fece spostare lo sguardo del Cinquestelle dal resto del mondo al PD. Ed è stato divertente vedere il candidato sindaco Di Piero sorridente, manco fosse a caccia di autografi con Di Maio a bere, ipocritamente, acqua in bicchieri di vetro da una fontana (poiché tutti si portano dietro un bicchiere di vetro per bere a una fontana…). Allora Andrea Gerosolimo non era proprio uno sconosciuto o il perfido affarista della politica, additato (erano fari”sei” adesso son cinque) dai faricinquestelle che oggi lo accusano dai palchi d’essere il fautore del male. Non era uno sconosciuto anche in virtù dei vantaggi offerti dallo stesso Gerosolimo, quando a Pratola venne votato il pentastellato Primo Di Nicola ai danni della Di Nino (fatto, fra gli altri, che comportò poi, l’ordine della senatrice Di Girolamo al Meet-up Amici di Beppe Grillo di non belligeranza nei confronti della Casini), aprendo le porte del senato anche alla suddetta senatrice/nota-imprenditrice Di Girolamo, impegnatissima, fino a quel momento, nel negozietto di computer di famiglia a sostituire di tanto in tanto la sorella alla cassa.

Il PD è l’unico partito Sulmonese ad aver creato nel tempo un gruppo affiatato e soprattutto politico (certo dopo tanti mal di pancia interni e le note diatribe ed epurazioni, con cambi di serrature ecc. ecc.!). Ne parliamo con molto rispetto perché il binomio Nannarone/Casciani è risultato vincente. Ma poco più di mille voti voti non bastano per definire politica la vittoria di Di Piero, un gruppo fatto di persone che fino al giorno prima avevano portato in palmo di mano Gerosolimo, Proietti compreso, e che adesso vorrebbero raccogliere le mele di un albero non loro. Stiamo parlando di persone tutte per bene, e nel caso di Di Piero anche di politici d’esperienza e potenzialmente adatti alla carica di sindaco, ma certamente non dei rivoluzionari di sistema, anzi, tutto il contrario. Le divergenze e le differenze che sono insite nelle variegate schiere del gruppo misto di Di Piero, non di Centrosinistra ma di Centrovuoto, riteniamo che potrebbero comportare un disastroso cataclisma a palazzo San Francesco, nel momento in cui il PD, unito per governare col resto del mondo e non più soltanto per vincere, s’accorgerà di non essere a casa sua ma a casa degli altri.

Edmond Dantes