ovidio news
Storia delle medicine: quando il farmaco ci ammazza Storia delle medicine: quando il farmaco ci ammazza
Dal Talidomide al Vioxx, malformazioni e infarti in nome del profitto BLOG di Angelo Casali Andiamo a scoprire come si è comportata la ‘comunità... Storia delle medicine: quando il farmaco ci ammazza

Dal Talidomide al Vioxx, malformazioni e infarti in nome del profitto

BLOG di Angelo Casali

Andiamo a scoprire come si è comportata la ‘comunità scientifica’ nell’industria farmaceutica. Se esiste un ambito in cui il margine di errore dovrebbe essere molto vicino allo zero, è questo.

Il metodo scientifico in questo caso è perfettamente rodato e condiviso. Si studia una malattia, i suoi effetti e le sue cause. Si verifica in laboratorio se è la mancanza di una determinata molecola, o la presenza di un determinato agente esterno a provocare gli uni e l’altra. Se possibile si interviene sulla causa, altrimenti, in attesa di tempi migliori (o per contrastare condizioni di rischio imminente) ci si occupa di arginare i sintomi. Quindi si esperimenta in laboratorio la molecola che appare più adatta alla bisogna. In seguito si possono operare sperimentazioni sugli animali (con alcuni piccoli problemi: quello etico, in caso di malattie e farmaci dai possibili gravi effetti, e quello scientifico, dovuto al fatto che la biologia dell’animale molto spesso è diversa da quella umana) o simulazioni computerizzate. Infine, indispensabile, un doppio cieco sugli esseri umani, sperabilmente cautelandosi in tutti i modi possibili contro effetti non desiderati. Fatto tutto questo, il farmaco messo in commercio dovrebbe essere sicuro, nel senso che dovremmo conoscerne gli effetti diretti e quelli ‘collaterali’. E così? Ma neppure per sogno.

Negli ultimi decenni molti farmaci hanno avuto effetti disastrosi, altri si sono rivelati del tutto inefficaci e sono stati ritirati rapidamente (e quasi sempre silenziosamente) dal commercio. Qualcuno di questi farmaci, pensiamo ora all’AZT, che uccise migliaia di sieropositivi all’HIV, è ancora utilizzato, magari in dosi infinitesimali e con prospettive del tutto diverse da quelle sperimentate.

Il Talidomide

Il talidomide iniziò ad essere prescritto in Europa a metà degli anni ’50. Come per altri farmaci, venne pensato e sperimentato per uno scopo (cura delle infezioni respiratorie) per poi, appuratane l’inutilità, essere riconvertito ad altro uso (antinausea e sedativo). La tedesca Chemie Grunenthal lo lanciò sul mercato mondiale con grande dispiego di mezzi, dopo averlo testato su cavie animali, che avevano reagito positivamente e senza manifestare reazioni collaterali. Ma la commercializzazione aveva evidentemente preceduto uno studio approfondito dei suoi effetti sull’uomo. Difatti già nel 1959 cominciavano ad emergere forti sospetti relativi alla sua tossicità, al punto che gli Usa negarono la licenza di commercializzazione. Due ricercatori al servizio della CG eseguirono allora uno studio, commissionato dall’azienda, allo scopo di tranquillizzare i medici e i mercati: studio che si chiuse immancabilmente in maniera positiva per il farmaco. Ma, purtroppo, le motivazioni del rifiuto alla commercializzazione erano corrette, e nel 1961 altri studi, questa volta indipendenti, dimostrarono al di là di ogni ragionevole dubbio che il talidomide procurava gravissimi danni al feto (era stato venduto con l’indicazione precisa della sua innocuità in gravidanza…). La CG pensò bene di mettersi al riparo da eventuali conseguenze modificando il bugiardino del farmaco, e inserendo le neuropatie fra i possibili effetti collaterali, ma ormai lo scandalo stava montando e il Ministero dell Sanità tedesco, nel novembre 1961, ritirò il farmaco dal commercio. Ma molti altri Stati, pur prendendo una decisione analoga, permisero incredibilmente lo smaltimento delle scorte… Gli italiani, da parte loro, non si allarmarono troppo, e così, nonostante già nel giugno del 1961 tutto fosse chiaro e ufficiale, il nostro Ministero mantenne in vendita il simpatico prodotto fino al 1962. Si calcola che i bambini nati senza arti o con gli arti gravemente malformati a causa del talidomide siano attorno ai 20.000. Ma la cifra è inevitabilmente da prendere con le molle, e per difetto. Basti pensare che per anni ed anni in Italia le statistiche ufficiali davano 0 casi, e che solo studi estemporanei, non sistematici, ma rigorosi, hanno potuto portare ad un bilancio di almeno 50 casi accertati di focomelia da talidomide. Solo nel 2009 (avete letto bene, duemilanove) è stata approvata una prima legge per l’indennizzo ai danneggiati.

Il Vioxx, o Rofecoxib

Era un antinfiammatorio ‘non steroideo’ (FANS) prodotto dalla Pfizer. Venne autorizzato nel 1999 negli USA, e da allora divenne un farmaco estremamente apprezzato soprattutto per l’artrite: classico prodotto destinato ad alleviare i sintomi e non a combattere le cause della malattia, venne ritirato dal mercato nel 2006, dopo che diversi studi avevano dimostrato la sua grave incidenza nelle malattie cardiovascolari (in particolare infarto ed ictus). Ha causato, in base a una stima prudenziale, oltre 25.000 morti da infarto nel breve periodo in cui è stato sperimentato sulla popolazione…

Il Mediator

Farmaco utilizzato nella cura del diabete e dell’obesità, prodotto dalla francese Servier − fondata nel 1954 da un medico e farmacista, Jacques Servier. Il suo principio attivo, la fenfluramina, permette di ridurre l’assorbimento dei grassi e l’iperglicemia. In 35 anni l’hanno usato circa 3 milioni di francesi e almeno 1.300 ne sono morti. Ritirato in Spagna e in Italia nel 2003, è rimasto sul mercato francese fino al 2009. Fu un gruppo di pneumologi parigini a scoprire che ad ammalarsi di ipertensione arteriosa polmonare, malattia mortale, erano soprattutto i consumatori di Mediator (in Italia venduto con il nome di Ponderal). Nell’agosto del 1996 il New England Journal of Medicine (NEJoM) pubblicò un loro studio che dimostrava che il farmaco moltiplicava 23 volte il rischio di sviluppare l’ipertensione arteriosa polmonare. Per ragioni ‘misteriose’ il NEJoM pubblicava contemporaneamente un commento che in qualche modo tendeva a smentire i risultati dello studio. A scrivere il commento erano due consulenti dell’azienda produttrice! … e dell’FDA, l’agenzia americana che aveva dato a suo tempo l’autorizzazione alla commercializzazione del farmaco. Il farmaco fu comunque squalificato dalla pubblicazione di questo studio e, lentamente, ritirato.

Protelos e Osseor

La Servier non impara la lezione del Mediator. I suoi burioni non perdono il vizio e, scoperta una nuova molecola miracolosa, il ranelato di stronzio (capace di curare l’osteoporosi), cominciano a studiarla. Gli studi, ahimé, non sono promettenti, e i valenti ricercatori si rendono rapidamente conto che l’assunzione del ranelato di stronzio provoca spesso la sindrome di Dress, ossia una gravissima malattia della pelle con esiti spesso mortali, oltre ai ‘consueti’ gravi problemi cardiaci. Ma la cosa sembra non costituire un problema. I valenti scienziati non fanno altro che ometterla nei loro studi. Ottengono la commercializzazione del loro prodottino, e riescono a tenerlo in vita fino al 2014, quando finalmente l’agenzia del farmaco europea lo depenna… non dopo aver atteso svariati anni dalla scoperta della sua tossicità. Ci sono stati sicuramente molti morti dovuti all’uso di Protelos e Osseor, ma non abbiamo trovato una statistica attendibile a riguardo.

Ma noi ci fidiamo.

Angelo Casali

Puoi scaricare gratuitamente l’intero pdf del libro di Angelo Casali “La Scienza Tradita” dal sito www.edizionisi.com