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Se 1000 morti (sul lavoro) vi sembran pochi. I 4 indiani morti a Pavia si aggiungono allo smisurato elenco Se 1000 morti (sul lavoro) vi sembran pochi. I 4 indiani morti a Pavia si aggiungono allo smisurato elenco
Pavia, 13 settembre. Il tragico fatto accaduto ieri ad Arena Po, il piccolo paese agricolo in provincia di Pavia, nel quale sono morti 4... Se 1000 morti (sul lavoro) vi sembran pochi. I 4 indiani morti a Pavia si aggiungono allo smisurato elenco

Pavia, 13 settembre. Il tragico fatto accaduto ieri ad Arena Po, il piccolo paese agricolo in provincia di Pavia, nel quale sono morti 4 immigrati indiani, proprietari e lavoratori di una fattoria (ma gli immigrati non sono tutti delinquenti e fannulloni?) rilancia con forza la gravissima piaga delle morti sul lavoro, che in Italia hanno raggiunto la strabiliante somma di 1.133 nell’anno passato – dato INAIL. E a questa cifra (che comprende i morti in incidente d’auto mentre si recano al lavoro) va aggiunta quella di chi muore mentre lavora in nero, e dunque non rientra nella casistica registrata dall’INAIL, e, ancora più drammaticamente numerosi, sono i morti per malattie contratte sul luogo di lavoro.

Il settore più colpito è quello agricolo, seguito dappresso da quello edile, poi il minerario, poi ancora la logistica.

Il motivo di questa strage, cui non riesce a porre non diciamo una fine, ma neppure un freno (il conto per quest’anno non è ancora fatto, ma dall’INAIL giungono cifre che danno il fenomeno in peggioramento) va certo ricercato dell’inefficacia dei controlli, nello scarso interesse dei governi, ma sarebbe ingenuo pensare che questi fattori siano ‘autonomi’ o dipendenti da semplice incapacità.

Il vero problema, enorme, che ci si troverebbe ad affrontare se pure esistesse la volontà di contrastare la strage, è quello di un sistema fondato sulla filosofia della produttività massima, del massimo risultato nel minor tempo… in definitiva dalla volontà degli imprenditori di massimizzare i guadagni, riducendo le tutele per i lavoratori, spronati a dare più del dovuto pur di mantenere il loro posto di lavoro.

Balza agli occhi come la produttività massima sia il requisito principale (spesso l’unico) per ottenere un contratto a tempo indeterminato, o il rinnovo di un contratto temporaneo.

Che il modello sia ormai perfettamente introiettato da tutti gli attori del processo produttivo lo dimostra proprio il dramma di Pavia, in cui a morire sono due datori di lavoro e due dipendenti, accumunati da un lavoro faticoso e in questo caso pericoloso, che come in un’azione di guerra sono disposti a correre un grave rischio per non rallentare la produzione.

Certo, più l’apparato produttivo è moderno, più è forte la presenza del sindacato e dei controlli, meno sono gli incidenti.

Infatti il Sud Italia ha anche questo triste record, dato che la provincia col maggior numero di morti sul lavoro (6,3 ogni mille) risulta essere Crotone, seguita da Isernia (5,9‰), Campobasso (4,7‰), Caserta (4,4‰), Vibo Valentia (4,1‰) e Matera (4‰).

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