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“Scienziati in conflitto d’interessi minimizzano i rischi delle onde dei cellulari”. Confermata la sentenza del Tribunale del Lavoro di Ivrea: esiste un nesso fra tumore all’orecchio e uso del cellulare “Scienziati in conflitto d’interessi minimizzano i rischi delle onde dei cellulari”. Confermata la sentenza del Tribunale del Lavoro di Ivrea: esiste un nesso fra tumore all’orecchio e uso del cellulare
Una sentenza “in aperto contrasto col parere degli esperti dell’Istituto superiore di Sanità”. Una sentenza destinata ad alimentare il durissimo scontro in atto sul... “Scienziati in conflitto d’interessi minimizzano i rischi delle onde dei cellulari”. Confermata la sentenza del Tribunale del Lavoro di Ivrea: esiste un nesso fra tumore all’orecchio e uso del cellulare

Una sentenza “in aperto contrasto col parere degli esperti dell’Istituto superiore di Sanità”. Una sentenza destinata ad alimentare il durissimo scontro in atto sul 5G, ma anche la polemica contro la Magistratura che sarà come sempre accusata di invasione di campo.

Immaginiamo già la grande informazione schierata compatta, a reclamare che siano ‘gli scienziati’ a stabilire nessi e cause del tumore (benigno ma invalidante) all’orecchio di Roberto Romeo, oggi 58 anni, che per lavoro passava ore e ore incollato al cellulare.

Ma la novità di questa sentenza del Tribunale del Lavoro di Ivrea, confermata oggi dalla Corte d’Appello di Torino) non sta tanto nella condanna all’INAIL, che dovrà risarcire la malattia contratta sul lavoro dallo sfortunato impiegato.

Ma nell’affermazione netta, precisa e inequivocabile: “gli sudiosi sono spesso in conflitto d’interesse”. Infatti, la Corte scrive che “esiste una legge scientifica di copertura che supporta l’affermazione del nesso causale secondo i criteri probabilistici ‘più probabile che non””.

Il perito di parte di Romeo, professor Angelo Levis, nella consulenza prestata in tribunale, ha dichiarato che “sulla base dei criteri elencati nel preambolo delle monografie della Iarc, le emissioni a Rf/Mo dei telefoni mobili (cellulari e cordless) dovrebbero essere classificate nel gruppo 1 dei sicuri cancerogeni per l’uomo”.

Gli esperti che come Levis osano sfidare il potere delle Multinazionali (potere che si estende dentro le Università e dentro i Ministeri) sono stati altre volte ascoltati, in particolare per condannare il Ministero della Salute a pagare somme ingenti per ‘danni da vaccino’.

E lo spartito è sempre lo stesso: vaccino mio figlio, dopo due giorni è colpito da encefalite… ma il Ministero trova sempre un esperto disposto a sottoscrivere che non c’è evidenza scientifica, che il ‘nesso’ non è provato. E alla fine, quando si arriva alla sentenza di Cassazione, in 99 casi su 100 risulterà che, appunto, manca l’evidenza scientifica.

In questo modo si impedisce una corretta campagna di informazione, dato che, ammesso il rischio, diverrebbe naturale studiare contromisure, comportamenti corretti, alternative… nel caso degli smartphone quantomeno bloccarne la diffusione fra i bambini… Invece ogni tentativo di fare corretta informazione viene vissuto dagli ‘scienziati’ (in conflitto d’interesse) come una sorta di lesa maestà, e con terrore dalle multinazionali produttrici di cellulari (o di vaccini), che temono di veder crollare i loro profitti astronomici.

Alla fine del secolo scorso, dietro lauto compenso delle multinazionali del tabacco, molti ‘scienziati’ negavano il nesso fra cancro al polmone e fumo delle sigarette…

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