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Roma-Pescara in due ore?…     No di certo, se si accantona   il progetto Mo.Ve.Te. Roma-Pescara in due ore?…     No di certo, se si accantona   il progetto Mo.Ve.Te.
Tonino Mezzoprete Con riferimento al progetto di potenziamento della ferrovia Roma-Pescara, e raccogliendo alcune recenti dichiarazioni pubbliche, a mero titolo personale, torno a parlare... Roma-Pescara in due ore?…     No di certo, se si accantona   il progetto Mo.Ve.Te.

Tonino Mezzoprete

Con riferimento al progetto di potenziamento della ferrovia Roma-Pescara, e raccogliendo alcune recenti dichiarazioni pubbliche, a mero titolo personale, torno a parlare dello Studio di pre-fattibilità presentato da RFI il 7.Ottobre.2020 al MIT alla presenza dei Presidenti di Regione Lazio ed Abruzzo. Premessa questa che mi si impone, avendo il MO.VE.TE. (Movimento spontaneo di cittadini di cui ero rappresentante) concluso, dopo due anni d’impegno, la sua funzione sociale con la consegna di uno studio-indipendente al MIT avvenuta il 26.Giugno scorso (Prot. 26262/2020).

Le soluzioni da Noi proposte vennero solo in parte accolte, ma non per carenza di contenuti dell’elaborato né per difformità tecniche, né tantomeno per comparazione “ABC” sfavorevole; ma più semplicemente, a mio avviso, perché sussistevano a monte delle precondizioni d’indirizzo.

Nel merito, ritengo che lo studio di RFI presenti ancora elementi di criticità, che andrebbero ripensati e risolti per tempo: ambientali, sociali ed economici (1 km di galleria costa più del doppio di 2 km in campo aperto, il progetto di RFI ne prevede 72 km su circa 200 km totali in luogo dei 25 dello studio SenAlfa/MO.VE.TE.). Mi stupisce che questo aspetto, dall’impatto tutt’altro che trascurabile, ancora sfugga dai ragionamenti dei miei amici ambientalisti…

Inoltre, i costi finanziari dovuti al numero totale di gallerie (circa 50 milioni € x km), impegnerebbero risorse importanti, sottraendole di contro da possibili recuperi produttivi utili per eventuali soluzioni alternative.

Non ci si può quindi neanche stupire che l’Aquila ricerchi ora soluzioni fuori dal progetto di RFI, ipotizzando di raggiungere Roma (40 km a Sud) passando prima per Rieti e Terni (60 km a Nord): percorso a dir poco “ardimentoso”. Va però riconosciuto che l’attuale soluzione progettuale di RFI, taglia fuori il Capoluogo dalla trasversale Tirreno-Adriatica, con il rischio di pregiudicarne in modo drammatico l’auspicata maggior integrazione con il suo naturale territorio di riferimento.

Se il treno proveniente da Roma non raggiunge Sulmona almeno entro 70 minuti, qualsiasi altro sforzo in termini di miglioramento della linea Sulmona-L’Aquila rischia di mancare clamorosamente l’obiettivo di collegare in modo efficiente l’Aquila alla dorsale Tirreno-Adriatica. Sopra i 100 minuti di percorrenza investire nel trasporto passeggeri su ferro tra Roma e L’Aquila, a conti fatti, resta una soluzione debole in quanto fortemente esposta alla concorrenza dei trasporti su gomma.

La soluzione proposta da RFI di realizzare la tratta Roma-Tagliacozzo ed Avezzano-Sulmona mono-binario pregiudica drammaticamente la possibilità di raggiungere Sulmona entro i citati 70 minuti, creando un collo di bottiglia che potrebbe compromettere anche l’obiettivo di collegare Roma e Pescara in meno di 2h. La soluzione poi degli “incroci-selettivi”, proposta da RFI per mitigare i ritardi che si accumulerebbero dalle frequenti coincidenze potrebbe non essere risolutiva, se si considera che l’occupazione di binario dovuta all’alta-capacità merci che si svilupperà e che determina l’indice della Capacità teorica commerciale dell’intera tratta, condiziona negativamente gli obiettivi di percorrenza dei treni passeggeri.

Se si vuole quindi puntare a rimanere entro le 2 ore di viaggioporta a porta”, bisognerà pensare fin da subito a soluzioni migliorative anche attraverso una rimodulazione di alcune scelte progettuali di RFI.

Infine vorrei stigmatizzare i comportamenti di coloro che, pur mancando in questi anni di qualsiasi proposta concreta, si lanciano ora in roboanti dichiarazioni pubbliche mentre ci sarebbe ancora un gran bisogno di restare concentrati nel ricercare, per l’Abruzzo, soluzioni partecipate e funzionali.

Tonino Mezzoprete