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Reportage: Giappone, dove il treno è già il futuro Reportage: Giappone, dove il treno è già il futuro
L’Aquila, di ritorno. 31 luglio 2019 Un viaggio in Giappone, per un abruzzese, è un viaggio nel tempo, nella storia, oltre che nello spazio... Reportage: Giappone, dove il treno è già il futuro

L’Aquila, di ritorno. 31 luglio 2019

Un viaggio in Giappone, per un abruzzese, è un viaggio nel tempo, nella storia, oltre che nello spazio geografico. Significa lasciarsi alle spalle il medioevo, per ritrovarsi, in circa dodici ore di volo, in un mondo ipertecnologico ed efficiente, per quanto riguarda in particolare il trasporto ferroviario.

A differenza dell’Italia, il sistema ferroviario giapponese è gestito da tantissime compagnie private, tra cui, la più importante è la Japan Railways che da statale è diventata privata nel 1987. Spesso in competizione tra loro, ogni azienda stabilisce il proprio prezzo per ciascun viaggio; si può così scegliere tra diverse linee che vanno nella stessa direzione, ma che hanno prezzi diversi. In genere i costi dei biglietti sono alti: il viaggio Tokyo-Kyoto (510 Km) ad esempio, costa 13900 yen che corrispondono a circa 115 euro, ma il sistema mette a disposizione card o pass, come il Japan Rail Pass, riservato ai turisti stranieri, che consentono di risparmiare notevolmente.

Il treno è il mezzo più usato dai giapponesi, i quali possono spostarsi agevolmente da una località all’altra grazie a una capillare rete ferroviaria che ricopre l’intero paese. Treni super veloci, come il famoso Shinkansen, entrato in funzione nel lontano 1964, e treni locali e regionali, la cui puntualità spacca il secondo, corrono su linee che continuamente s’intrecciano tra loro, lasciando disorientato il turista che, se non s’informa bene su cambi e coincidenze, rischia di sentirsi oltre che “Lost in translation” come nel noto film di Silvia Coppola, anche “ Lost in train station”.

Ma il caos è solo apparente, tutto fila liscio, con quella proverbiale precisione che si può facilmente esperire. Tanti sono i treni che collegano le città più importanti, tra Tokyo e Kyoto, ad esempio, ce n’è uno ogni cinque minuti, per cui perso un treno, se ne può facilmente prendere un altro. Tutto è pulito e splendente: le stazioni, le carrozze che vengono ripulite da squadre di addetti super organizzate in una decina di minuti, mentre si formano lunghe e ordinate file di persone che attendono di entrare. Le stazioni presentano entrate separate per i treni locali e per gli Shinkansen, una serie di elettrotreni che raggiungono i 400 km/h e assicurano collegamenti rapidissimi ed estremamente sicuri in tutto il paese. Interamente computerizzati sono inseriti in una rete in cui, al posto della segnaletica fissa, un sistema ATC (Automatic Train Control) permette di aumentarne la sicurezza. Ogni 20 Km, inoltre, è presente un sismografo che toglie l’alimentazione della linea nel momento in cui viene rilevata una scossa importante di terremoto.

Le carrozze oltre che pulite sono comodissime: ampie poltrone che si possono girare a 180 gradi con un semplice pedale, permettendo di orientarsi nel senso di marcia del treno; un display che indica, sia in giapponese che in inglese, la stazione di arrivo; mentre tra un vagone e l’altro è quasi sempre presente un’area fumatori.

Nelle stazioni, apparentemente caotiche, l’armonia regna sovrana: musica dagli altoparlanti tra l’arrivo e la ripartenza del treno che consente ai passeggeri di rilassarsi; barriere fisiche tese a impedire suicidi o cadute accidentali e impiego di luci led blu rilassanti poste nei punti dove avvengono più suicidi; dispositivi che emettono suoni a una frequenza che può essere percepita solo dai giovanissimi e che hanno lo scopo di scoraggiare atti vandalici o furti; linee a terra numerate che delimitano il punto in cui la porta del treno si aprirà e un sistema di avvisi che comunica quanti metri e minuti mancano al suo arrivo.

Molta attenzione è riservata ai disabili. Sono presenti distributori di biglietti più bassi con superfici tattili e audio guide per i non vedenti; cancelli automatici accanto all’ufficio del personale e una lavagna è disponibile alle persone mute perché possano comunicare attraverso la scrittura le proprie esigenze; sul terreno, ovunque ci sono linee gialle sollevate (indicatori tattili di superficie) per aiutare gli ipovedenti nel loro percorso. E non è raro, circolando per le stazioni, incontrare il personale che accompagna persone con disabilità, per aiutarle non solo a salire sul treno, ma anche a fare acquisti nei numerosi negozi presenti.

Insomma, tornato in patria, all’abruzzese non resta che piangere.

Emanuela Papola