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Quale strumento per uscire dall’incubo Quale strumento per uscire dall’incubo
Senza una nuova idea di organizzazione politica il regime che le oligarchie hanno creato ci schiaccerà definitivamente “Ogni regime dispotico ha sempre operato attraverso... Quale strumento per uscire dall’incubo

Senza una nuova idea di organizzazione politica il regime che le oligarchie hanno creato ci schiaccerà definitivamente

“Ogni regime dispotico ha sempre operato attraverso pratiche di discriminazione, all’inizio magari contenute e poi dilaganti. Non a caso in Cina dichiarano di voler continuare con tracciamenti e controlli anche al termine della pandemia. E varrà la pena ricordare il “passaporto interno” che per ogni spostamento dovevano esibire alle autorità i cittadini dell’Unione Sovietica”. Giorgio Agamben

Fabrizio Zani

Questo articolo è dedicato esclusivamente a coloro che almeno dopo la questione pandemia-vaccinazione hanno aperto gli occhi di fronte alla situazione in cui i popoli si trovano.

Il disegno delle élite non è più nascosto, e non richiede più attente analisi e competenze particolari. Da Davos ci arrivano i documenti e le relazioni, che servono ormai come foglio d’ordini pubblico per politici, banchieri, e manager, che si muovono compattamente verso una direzione chiara.

L’obiettivo è il Governo Mondiale, la prospettiva è il transumanesimo, il modello economico è il socialismo fabiano di Stato, e l’organizzazione politica che supporta tutto questo è un regime autoritario, con qualche variabile a seconda della situazione culturale, storica, sociale dei popoli di riferimento: ossia modelli di transizione, che serviranno a evitare rivolte o proteste fino all’instaurarsi del governo mondiale, organizzato sul modello cinese.

Certo, non è e non sarà tutto lineare e semplice, anche all’interno dell’oligarchia ci sono e ci saranno sempre lotte per “il” potere e magari strategie diverse per raggiungere gli obiettivi prefissati. ma abbiamo la certezza che ci troviamo davanti a un piano preciso e condiviso, già in avanzata fase di realizzazione.

A fronte di tale compattezza, i popoli sono ancora divisi secondo schemi novecenteschi, e le varie organizzazioni politiche si perdono dietro idee astratte che se hanno un peso in fase di “costruzione di una società nuova” rappresentano una insuperabile zavorra quando si tratta di erigere una linea di difesa, che è poi quello che a mio avviso dobbiamo fare oggi.

La linea di difesa deve essere compatta, non deve presentare falle.

Questo significa che un eventuale “esercito”, o comunque una organizzazione politica, non può che nascere su un’opposizione totale al progetto del nemico.

Non ha importanza se sei un figlio dei fiori che sognava e sogna un mondo senza frontiere: il mondo senza frontiere è esattamente l’inverarsi del governo mondiale: prendi il sogno e lo butti nel cestino.

Non ha importanza se credi all’utopia socialista e sogni un mondo dove non esista la proprietà privata perché tutti sono solidali. Il socialismo che stanno realizzando è quello fabiano, che consente “a loro” il controllo capillare della popolazione, quindi prendi il socialismo e lo butti nel cestino.

Non ha importanza se sei illuminista e credi nella Scienza: la Scienza è oggi (insieme al suo corollario, la tecnologia) guidata e finanziata dal Potere, e al Potere risponde e obbedisce: la “comunità scientifica” è nostra nemica.

Lo stesso dicasi per la Religione: non importa quanto tu ami Gesù Cristo: il Vaticano è una struttura di potere, fra l’altro per sua natura mondialista; cestino anche per il Papa e i suoi omologhi.

Potremmo proseguire a lungo, fino ad arrivare alla democrazia: il governo del popolo sarà anche una bella cosa, ma siccome le masse sono facilmente manipolabili (basta inventarsi o diffondere un virus…) si prendono la democrazia, le elezioni, (con tutto il corollario, Costituzione, Resistenza, e via dicendo), e si butta il tutto nel cestino.

Buttare nel cestino non significa “buttare via”, significa mettere da parte per tempi migliori, quando sarà di nuovo giusto e bello discutere, dividersi, lottare per le proprie convinzioni ideali, spirituali, religiose e via dicendo.

Oggi c’è solo un valore base che dobbiamo tutti compattamente difendere: la LIBERTA’.

Va da sé che chi invece ha simpatia per i regimi totalitari e magari invoca un “dittatore illuminato” può evitare di leggere il seguito.

Giorgio Agamben, ha indicato, molto meglio di quanto farò io, quali sono i punti fermi su cui occorre muoversi per uscire dall’impasse in cui ci troviamo, dopo l’infelice esperienza delle elezioni settembre in cui tre liste (permettetemi di non considerare “dei nostri” Adinolfi) senza speranza e senza la benché minima strategia politica hanno preso una robusta sberla elettorale. Meritata, perché chiunque voglia “garantire una rappresentanza alla dissidenza” all’interno del regime finisce per fare il gioco dei cosiddetti “democratici” e fare da stampella all’ordine costituito.

Chi ha il potere non lo cede spontaneamente. Se sei consapevole che l’oligarchia sta costruendo una società in cui sei suddito, devi necessariamente approntare strumenti che ti permettano di “salvarti” da questo destino, il che non può avvenire con le mozioni parlamentari.

Ancor più non ha senso immaginare una rivoluzione classica, col popolo in piazza, e questo sia per una questione di rapporti di forza (il popolo è oggi completamente succubo della propaganda e della paura) sia perché, da Napoleone a Lenin ad Al Sisi, è chiaro che le rivoluzioni portano semplicemente alla nascita di nuove oligarchie.

Esiste una terza possibilità?

Sì, esiste, e consiste nel cominciare ad organizzare un nostro sistema alternativo, fatto di aziende, di scuole, di cliniche, di agenzie per il lavoro, di produzione agricola e artigianale, di centrali autonome di energia, di cooperative (che svolgono funzione di banca) di banche del tempo e associazioni di produttori con moneta virtuale per creare zone liberate dal denaro. Ma fatto anche di associazioni ludiche o culturali: tutto quello che può creare legami e mettere in contatto le persone può contribuire a creare e far crescere questa rete.

Anche organizzarci per “occupare” piccoli paesi, prendendo in massa residenza e arrivando a eleggere sindaci “nostri” che possano garantirci coperture e strutture è un’opzione percorribile: Damanhur l’ha fatto e i risultati sono stati eccellenti.

E’ necessario che tutte queste attività siano elaborate all’interno di un Movimento, che sia visibile, per poter attrarre tutti. Questo può esporre a rappresaglie, ma solo fino a un certo punto, almeno fino a quando non avremo raggiunto obiettivi significativi. Dalla vicenda green-pass abbiamo capito che possono spingersi appunto “fino a un certo punto”, mano a mano che cambiano, in senso repressivo, il loro sistema, e devono comunque per ora garantire un certo livello di libertà: non per difendere i diritti della popolazione, ma perché fino a quando il processo di governo mondiale non sarà completato avranno bisogno del supporto di molti, ed è per loro che i diritti restano in piedi.

Quindi, nel dettaglio, la mia proposta è: creare un movimento che potremmo definire “sociale”, o pre-politico, che persegua l’obiettivo di creare o collegare se già esistenti, strutture il più possibili indipendenti dalle strutture pubbliche, un circuito all’interno del quale ci muoveremo solo noi (“libertari”): scuole i cui diplomi saranno riconosciuti dalle nostre aziende, cliniche in cui ci cureremo come diavolo ci pare, cooperative che finanzieranno le nostre attività produttive, aziende che garantiranno la totale libertà al lavoratore… e non voglio continuare l’elenco… ma immaginate cosa sarebbe successo se avessimo avuto già attivo un movimento del genere, 6/7 milioni di persone auto-organizzate, fra cui medici, infermieri, avvocati, insegnanti, imprenditori, tecnici… e magari un po’ di sindaci…

Tutto questo richiede di sicuro una serie di sacrifici e di scelte di vita estremamente impegnative: mi permetto di pensare che chi non si sente suddito è perché ha in sé la tensione dell’uomo libero, e ritiene la libertà il più importante obiettivo della sua vita.

Quello che succederà quando saremo abbastanza grandi e “fastidiosi” non lo possiamo immaginare. Il governo mondiale non sarà domani, per fortuna le lotte all’interno dell’oligarchia creano scompensi e problemi.

Il tempo di organizzarci ce l’abbiamo, e verrà probabilmente il giorno che dovremo misurare la nostre forza, dovremo decidere se e come arrivare (o accettare) lo scontro frontale: non sono in grado di fare simili previsioni.

So però che se mai quel giorno arrivasse, non ci sarebbe una tradizionale “rivoluzione”, non ci sarebbe nessuna “oligarchia” pronta a sostituire la precedente, e ai nostri occhi si aprirebbe un paesaggio umano e sociale tutto da creare e da inventare.

Strategicamente parlando, questa proposta assomiglia molto alla “guerriglia”, nel senso che libereremo spazi (“territori”) all’interno del sistema, e cominceremo da subito a vivere una vita diversa, scopriremo valori che non hanno cittadinanza nella “società dello scambio” e smetteremo immediatamente di essere “sudditi”, anche quando saremo magari obbligati a compromessi.

Chi ci sta?

zanifabri@gmail.com

(Questo articolo è lo schema di un libro in preparazione che vedrà la luce entro il mese di ottobre)