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Promemoria per la nipotina di Mengele che vuole vaccinare le gestanti Promemoria per la nipotina di Mengele che vuole vaccinare le gestanti
A Elsa Viora & friends non sono bastati i nati focomelici da Talidomide, vogliono rischiare un altro bel disastro sanitario. La Presidente dell’associazione dei... Promemoria per la nipotina di Mengele che vuole vaccinare le gestanti

A Elsa Viora & friends non sono bastati i nati focomelici da Talidomide, vogliono rischiare un altro bel disastro sanitario.

La Presidente dell’associazione dei ginecologi, la torinesa Elsa Viora, ha sottoscritto all’inizio dell’anno, per conto della la sua associazione un documento che fra l’altro recita: “i vaccini attualmente approvati dalla FDA non sono stati testati sulle donne gravide, e pertanto non vi sono dati relativi alla loro sicurezza in gravidanza”.

La stessa ha invitato ieri le donne incinte a vaccinarsi “in quanto soggetti fragili”.

La notizia di oggi è che sulla scia dell’associazione (a delinquere) dei pediatri che si schierano per la vaccinazione anticovid dei bambini (a rischio zero di contrarre la malattia) anche i ginecologi lanciano il loro appello: alle gestanti.

Siccome ogni richiamo alla ragionevolezza e al buonsenso cade immancabilmente nel vuoto, ci limitiamo a ricordare ai nostri lettori, perché sappiano come regolarsi, uno dei più grandi disastri sanitari di tutti i tempi, per il quale nessuno ha trascorso il resto dei suoi giorni in un penitenziario (ma non sarà sempre così). E questo disastro coinvolse, per l’appunto, le gestanti e i bambini che portavano in grembo.

Il talidomide iniziò ad essere prescritto in Europa a metà degli anni ’50. Come per altri farmaci, venne pensato e sperimentato per uno scopo (cura delle infezioni respiratorie) per poi, appuratane l’inutilità, essere riconvertito ad altro uso (antinausea e sedativo). La tedesca Chemie Grunenthal lo lanciò sul mercato mondiale con grande dispiego di mezzi, dopo averlo testato su cavie animali, che avevano reagito positivamente e senza manifestare reazioni collaterali. Ma la commercializzazione aveva evidentemente preceduto uno studio approfondito dei suoi effetti sull’uomo (esattamente come avviene oggi per i ‘vaccini’ anticovid). Difatti già nel 1959 cominciavano ad emergere forti sospetti relativi alla sua tossicità per il feto, al punto che gli Usa negarono la licenza di commercializzazione. Due burioni (dicasi burione lo pesudo-scienziato al servizio di big-pharma) della CG eseguirono allora uno studio, commissionato dall’azienda, allo scopo di tranquillizzare i medici e i mercati: studio che si chiuse immancabilmente in maniera positiva per il farmaco. Ma, purtroppo, le motivazioni del rifiuto alla commercializzazione erano corrette, e nel 1961 altri studi, questa volta indipendenti, dimostrarono al di là di ogni ragionevole dubbio che il talidomide procurava gravissimi danni al feto, causando la nascita di bambini focomelici, ossia privi degli arti (era stato venduto con l’indicazione precisa della sua innocuità in gravidanza…). La CG pensò bene di mettersi al riparo da eventuali conseguenze modificando il bugiardino del farmaco, e inserendo le neuropatie fra i possibili effetti collaterali, ma ormai lo scandalo stava montando e il Ministero dell Sanità tedesco, nel novembre 1961, ritirò il farmaco dal commercio. Ma molti altri Stati, pur prendendo una decisione analoga, permisero incredibilmente lo smaltimento delle scorte… I burioni italiani, da parte loro, non si allarmarono troppo, e così, nonostante già nel giugno del 1961 tutto fosse chiaro e ufficiale, il nostro Ministero mantenne in vendita il prodotto fino al 1962. Si calcola che i bambini nati senza arti o con gli arti gravemente malformati a causa del talidomide siano attorno ai 20.000. Ma la cifra è inevitabilmente da prendere con le molle, e per difetto. Basti pensare che per anni ed anni in Italia le statistiche ufficiali dei burioni davano 0 casi, e che solo primi studi estemporanei, non sistematici, ma rigorosi, portarono ad un bilancio di almeno 50 casi accertati di focomelia da talidomide. Solo nel 2009 (avete letto bene, duemilanove) è stata approvata un a prima legge per l’indennizzo ai danneggiati.

(Da “La scienza tradita”, di Angelo Casali)

Ora, che i ginecologi italiani, tramite Elsa Viora, presidente AOGOI, (“Dobbiamo considerare le gestanti come soggetti fragili: vale la pena vaccinarle”) e altri nomi ‘di grido’, invece di invocare banalmente il principio di precauzione, si schierino per iniettare alle donne incinte un farmaco sperimentale, è semplicemente qualcosa di impensabile. eppure succede. Chissà come andrà a finire.

F. Z.