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Pranzo al sacco virtuale durante il Covid Farm Pranzo al sacco virtuale durante il Covid Farm
Ma da stamattina sarà possibile perfino fare gite virtuali, su pullman virtuali, con amici virtuali in musei virtuali. E... udite udite, perfino il pranzo... Pranzo al sacco virtuale durante il Covid Farm

Se fossimo in un film surreale rideremmo e cambieremmo canale. Perché a viver di cose virtuali bene o male ci stiamo abituando, fra cellulari, pc, conferenze e company, ormai non ci facciamo nemmeno caso; ci svegliamo, andiamo in bagno, facciamo colazione e ci dirigiamo a lavoro restando a casa, telefoniamo alla fidanzata o al genitore e tramiamo speranze di zona gialla, con l’ideale altissimo di potere rivedere qualcuno a cui si vuol bene senza osservarlo soltanto da dietro uno schermo.

Ma da stamattina sarà possibile perfino fare gite virtuali, su pullman virtuali, con amici virtuali in musei virtuali. E… udite udite, perfino il pranzo al sacco sarà virtuale. Eh sì, perché se il povero bambino non si fosse ancora del tutto rincoglionito, mi sembra cosa buona e giusta dargli la mazzata finale. E chissà fra qualche anno per mettere incinta la fidanzata potrà spedirgli spermatozoi surgelati. Se avrà capito come farli uscire.

Non leggiamo più, non scriviamo più, salvo spedire qualche frase mozzata con parole senza vocali via whatsapp e non capiamo più cosa ci dicono le persone e nemmeno sappiamo più spiegare loro dei concetti. I codici hanno trasformato la lingua in una forma arcaica e stiamo perdendo la capacità di contatto con le altre persone, che siano carezze, abbracci o perfino strette di mano. Ci incontriamo per strada e non ci riconosciamo: uno ti saluta e tu, fra mascherine, occhiali e cappello, sai perfettamente che potrebbe trattarsi di chiunque. Eppure saluti, senza sapere, appunto, né leggere né scrivere, per non essere maleducato ma senza sapere più chi conosci e chi no.

Ci ferma la polizia e non abbiamo più la minima idea se siamo nel giusto o stiamo infrangendo la legge. I reati più comuni sono quelli che riguardano le passeggiate all’aperto, l’aperitivo e le quattro chiacchiere fra amici sotto casa. Al tg l’altra sera un video della finanza che inseguiva un povero cristo che faceva jogging sulla spiaggia. Ti devi nascondere se esci dal tuo comune, e se il vicino ti becca fa un post su Facebook con tanto di frasi sullo scandalo compiuto, mentre estranei dal web ti insultano peggio che se avessi rapinato una banca o sacrificato una vergine.

Il corpo non esiste più. Quando si muove non è più collegato al cervello di chi lo sposta, ed egli andrà al cesso col pilota automatico o scenderà le scale senza avere una meta fondamentale, ma semplicemente un motivo astratto che sposterà una cosa del tutto inutile, il suo corpo. Lo indirizzerà senza troppo impegno dentro al garage per prendere la macchina e andare a fare la spesa, o dal medico, oppure al pronto soccorso nel caso al risveglio avesse fatto un colpo di tosse anomalo. Perché il non reale sta sostituendo il reale ed ogni casa fatta, che comprenda uno spostamento fisico, risulta essere superflua, inconsistente, priva di sentimento. Parliamo e ci connettiamo con chi non c’è: solo allora i nostri veri sentimenti emergono, e sono quasi sempre un eccesso, di rabbia, amore, gioia, coraggio, violenza, dolcezza.

Ci preoccupiamo di una pandemia e non voglio entrare nel merito della eventuale polemica, ma ciò che alla fine di questa avventura bubbonica resterà, sarà una sconfitta antropologica, azzeratrice di ogni evoluzione fin qui avvenuta. Un’altra specie umana sta per essere formata nei laboratori, una specie che non sarà più in grado di capire le ingiustizie e la libertà, e non protesterà più.

Mirko Mocellin