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Perché la crisi di governo? Seguite i soldi! Perché la crisi di governo? Seguite i soldi!
Renzi si immola sull’altare del Recovery Fund. Chiude la carriera politica tentando il salvataggio degli interessi dei grandi “Prenditori”… che sapranno ricompensarlo adeguatamente… 209... Perché la crisi di governo? Seguite i soldi!

Renzi si immola sull’altare del Recovery Fund. Chiude la carriera politica tentando il salvataggio degli interessi dei grandi “Prenditori”… che sapranno ricompensarlo adeguatamente…

209 milardi, di cui 81,4 a fondo perduto. L’equivalente di 10 leggi finanziarie, ossia dei soldi da spendere da parte dello Stato in un solo anno

Una cifra enorme, la cui destinazione deve essere decisa dal governi nazionale. Il Presidente del Consiglio, elabora una strategia di spesa, che emargina in un colpo tutti i grand commis dello Stato, e prevede la nomina di una serie di commissari ad acta, scelti da lui medesimo.

La scelta non può che cadere su manager di lungo corso e uomini comunque ben piazzati all’interno del sistema politico-economico. Col difetti, dal punto di vista di ‘alcuni’ di non essere referenti precisi di partiti e congreghe particolari – magari, invece, di altri ambienti.

L’attacco di Matteo Renzi al governo da lui stesso fatto nascere, non ha niente di politico, tantomeno di ideale (e non scherziamo)… dichiaratamente è nato dall’esigenza di ‘spendere bene’ i 208 miliardi, con un primo step che ha previsto l’annullamento della struttura piramidale parallela allo Stato fatta di manager e tecnici scelti dal Presidente del Consiglio. Dopo un lungo braccio di ferro, Conte ha ceduto, ma proprio a questo punto Renzi ha portato un nuovo affondo (sul MES e sul Ponte dello Stretto) ponendo condizioni irricevibili dal M5S, e dunque di fatto abbattendo il Governo.

In realtà, come è stato chiaro subito dopo, Renzi voleva solo alzare la posta, e arrivare a un Conte 3 ben rimpastato e con decisioni di spesa ‘condivise’: questa la mission che gli era stata affidata dai centri di potere che l’hanno spinto fino alla Presidenza del Consiglio, e che poi l’hanno mantenuto politicamente in vita nonostante le pesantissime batoste subite… (e che lo ricompenseranno adeguatamente per questa sua politicamente rischiosissima azione).

Questa non è solo un’ipotesi, lo sarebbe stata fino alla clamorosa marcia indietro di Bellanova e Faraoni che hanno, forse fuori tempo massimo, fatto appello alla maggioranza per una ripresa delle trattative, dopo che Conte, PD e 5s avevano assorbito con nonchalance le dimissioni della pattuglia renziana.

Renzi si è giocato l’osso del collo, fidando nella strategia del coniglietto di Di Maio che fino ad oggi ha accettato ogni diktat (da Salvini in poi) pur di non far cadere il governo. Ma pensava che dopo il ritiro dei suoi ministri Zingaretti sarebbe intervenuto per mediare: cosa che non è avvenuta, quantomeno fino ad oggi.

Si apre così una lunga fase di incertezza, situazione prediletta da Renzi, ma durante la quale non sarà più lui a guidare il gioco. La questione però è solo formale. Dal punto di vista sostanziale i padroni di Renzi sfrutteranno altre risorse, a partire da Marcucci, da Bonaccini, da tutti gli uomini lasciati a presidiare il PD per conto loro. L’idea che i miliardi del RF possano essere in balia dei capricci di un Di Battista qualunque (che infatti, adesso, fa pace con gli usurpatori Di Maio, Bonafede e Crimi, pronto a prendere un ministero) o di un Nicola Morra stanno facendo impazzire tutto l’ambiente delle grandi imprese (quindi Grandi Banche e Grandi Opere) abituate a ottenere i lavori senza alcun controllo e senza alcuna concorrenza.

Franco Slegato