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Omicidio di George Floyd, la goccia che fa traboccare il vaso? U.S.A.: giorni di ordinaria follia Omicidio di George Floyd, la goccia che fa traboccare il vaso? U.S.A.: giorni di ordinaria follia
Dopo l'omicidio di George Floyd, un afroamericano di 46 anni da parte di forze dell'ordine durante un arresto a Minneapolis, gli Stati Uniti sono... Omicidio di George Floyd, la goccia che fa traboccare il vaso? U.S.A.: giorni di ordinaria follia

Dopo l’omicidio di George Floyd, un afroamericano di 46 anni da parte di forze dell’ordine durante un arresto a Minneapolis, gli Stati Uniti sono in rivolta ormai da giorni.

Dal luogo dei fatti la protesta si è diffusa a macchia d’olio in tutto il paese, non è bastata l’incriminazione dell’agente che adesso verrà processato per omicidio. Il clima di tensione è stato probabilmente accentuato da una situazione già delicata derivante dalla pandemia di Coronavirus, particolarmente grave in America e il conseguente lockdown, anche se l’argomento razziale è una problematica fulcro che da sempre osserva una grave ed imperdonabile lentezza lungo la strada verso l’uguaglianza e i diritti nei confronti di etnie diverse negli U.S.A. E’ una di quelle ferite mai rimarginate che si riaprono molto facilmente.

Da Minneapolis al Pacifico, da Minneapolis all’Atlantico, sono molte le manifestazioni che giornalmente attraversano le città del paese. La tensione è altissima perché non ci è voluto niente a trasformare raduni pacifici in una specie di battaglia campale con cariche della polizia, assalti alle vetrine e saccheggi nei negozi. Gli Stati Uniti sono in fiamme, l’immagine forse più simbolica è stato l’assedio che si è rinnovato per giorni della Casa Bianca: una grande folla ha circondato la sede del potere presidenziale americano ed è arrivata ad incendiare la garitta della Casa Bianca, mentre il Presidente si era portato nel bunker dell’edificio.

Mancano solo i forconi, le fiaccole e la ghigliottina e saremmo stati catapultati nella Francia del XVIII° in rivolta contro la monarchia o nella Primavera Araba quando una serie di eventi ad effetto domino sconvolsero il Nord Africa e Medio Oriente. Il problema è sempre lo stesso perché i diritti degli uomini, spesso raggiunti dopo centinaia di anni di lotte, non sono quasi mai reali sul campo, un tradimento da parte di chi sbandiera costituzioni che non ha mai vinto la propria ignoranza, i pregiudizi e la violenza.

Quello che è certo è che la società americana appare in stato confusionale, con la polizia divisa tra chi passa sopra i manifestanti con l’auto e usa le maniere forti e chi invece decide di togliersi il casco e stringere la mano ai dimostranti. Nella Third Ward di Houston, quartiere dove era cresciuto George Floyd, il capo della polizia della città texana, Art Acevedo, ha prima tenuto un discorso per solidarizzare con i manifestanti e li ha poi invitati a manifestare pacificamente, unendosi egli stesso al loro corteo. Persino le minoranze etniche appaiono confuse, con i latinos che se in alcuni casi scendono in strada per manifestare contro la brutalità della polizia, in altri casi recriminano che nessuno scende in strada a protestare quando tocca a loro essere vittime di soprusi. Eloquente il post di un ispanico del Texas con una foto di bambini trattenuti all’interno di una recinzione dell’Ice e la scritta “perché nessuno scende in strada per noi quando ci chiudono in gabbia”? Un altro utente denuncia invece il fatto che si scende in strada a devastare auto della polizia quando un agente uccide qualcuno, ma ci si guarda bene dal manifestare quando degli spacciatori uccidono una bambina di sette anni.

Come già detto lo scorso 31 maggio, le cause del pandemonio scatenatosi in Usa vanno ricercate in tutta una serie di fattori che includono anche problematiche inter-etniche (definirlo semplice razzismo sarebbe riduttivo) ma che si coniugano con una società tendenzialmente violenta dove gli eccessi arrivano sia da parte di chi porta il distintivo che da parte di chi infrange la legge. I video dell’aggressione a una donna su sedia a rotelle (a sua volta armata di coltello), oppure la devastazione di auto della polizia a Philadelphia parlano chiaro.

Una violenza che si rispecchia tra l’altro anche nella politica, dove oramai da tempo si cerca di screditare i candidati presidenziali a colpi di scandali e impeachment. Abraham Lincoln e John F. Kennedy non ebbero invece questo privilegio.

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