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Nozioni di “Signoraggio Bancario”: l’Italia surreale che premia ogni nascituro con 38 mila euro di debito Nozioni di “Signoraggio Bancario”: l’Italia surreale che premia ogni nascituro con 38 mila euro di debito
Non è vero che ogni nascituro venga al mondo con un debito di circa 38.000,00 €, ma è l’esatto contrario. Questo il messaggio tacciato... Nozioni di “Signoraggio Bancario”: l’Italia surreale che premia ogni nascituro con 38 mila euro di debito

Il tema del Signoraggio è spesso ritenuto, così come tutto ciò che proviene dalla scienza economica, una specie di sancta sanctorum, il cui accesso e la cui conoscenza, restano limitati ad una cerchia ristretta di studiosi, più correttamente definibili iniziati. Il “sistema” ha voluto da sempre far credere che solo poche menti eccelse fossero titolate ad avere la chiave della conoscenza dell’economia, gli altri dovevano fidarsi di quello che postulavano il governatore della Banca Centrale, vari tromboni economisti, gli studiosi della materia, oltre agli esperti della grande finanza e della borsa, il mercato virtuale del nulla. Un atto di fede in chi, in buona sostanza, fa uso di argomenti e termini ignoti, criptici e, in più, giorno dopo giorno, propone un modello che porta all’impoverimento della collettività.

Le parole d’ordine sono diventate: onorare il debito pubblico, fare sacrifici per i nostri figli, partecipare alle perdite, pagare le tasse. Insomma, mai un intervento positivo e di speranza, solo grigiore. Ma sono proprio il monopolio dell’economia e la totale disaffezione del popolo per argomenti che deliberatamente non sono spiegati e sono lontani anni luce dal sudore della fronte di chi deve portare il pane a casa, che consentono all’usura bancaria e finanziaria di farla da padrona.

La risultante, da un lato, è l’aumento della conflittualità sociale e l’impoverimento del territorio nazionale, terreno in cui le banche istituzionalmente proliferano, mentre, sull’altro versante, non meno importante, si ottiene l’eliminazione del nemico interno, attraverso il ben servito di gruppi finanziari di secondo piano, divenuti ormai di peso al sistema.

Nessuno ha il diritto di imporre pesi insopportabili, ancor più se privi di giustificazione causale, su altri, ma soprattutto non vi sono depositari esclusivi di verità, peraltro solo apparenti. La verità è patrimonio comune ed è caratterizzata dalla semplicità assoluta. Il denaro è uno strumento di diritto sociale con contenuto patrimoniale e, in ragione della natura convenzionale e del costo nullo per la sua creazione, non può servirsi dell’uomo ma deve servire l’uomo ed essere finalizzato al bene comune, liberandolo dal bisogno per accedere ad un miglioramento generale delle condizioni di esistenza. Non si può morire per debiti inesistenti e illecitamente creati dalla banca centrale, dal FMI, dalla banca mondiale o dal debito pubblico. Lo strumento tecnico da utilizzare per non sottostare all’usura del debito inesistente, nella fase intermedia e transitoria, prima cioè dell’attuazione del principio della proprietà popolare della moneta, esiste già da tempo ed è il cosiddetto debito detestabile, con il quale molti stati hanno potuto azzerare le loro esposizioni con il sistema bancario, mentre, per il futuro, dopo l’attuazione della moneta proprietà, sarà fisiologico accreditare la moneta alla collettività ed eliminare il debito con una semplice inversione contabile da negativo in positivo.

Non è vero, quindi, che ogni nascituro venga al mondo con un debito di circa 38.000,00 €, ma è l’esatto contrario. Questo il messaggio tacciato da autorità assolute nel settore come Giacinto Auriti, in linea con la corretta applicazione del reddito di cittadinanza, come attribuzione paritetica ad ogni componente la collettività nazionale di riferimento della quota di denaro stampata pro capite, detratto quanto necessario per il raggiungimento dell’interesse pubblico e per la circolazione giuridica dei beni reali presenti sul mercato. Non, quindi, elemosina di Stato, ma diritto sociale con contenuto patrimoniale, che ogni cittadino ha il diritto di esigere.

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