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Natura e naturalezza. Il lento ritorno da un paese chiamato Quarantena Natura e naturalezza. Il lento ritorno da un paese chiamato Quarantena
di Yari Ferrone - Psicologo clinico Yari Ferrone, psicologo clinico, specializzando in psicoterapia psicoanalitica interpersonale. Attualmente svolge la libera professione in videoseduta e telefonicamente... Natura e naturalezza. Il lento ritorno da un paese chiamato Quarantena
di Yari Ferrone - Psicologo clinico   

Yari Ferrone, psicologo clinico, specializzando in psicoterapia psicoanalitica interpersonale. Attualmente svolge la libera professione in videoseduta e telefonicamente offrendo servizio di supporto psicologico e psicoterapia per adulti e adolescenti sotto supervisione dei docenti S.P.I.G.A. (Società di Psicoanalisi Interpersonale e Gruppoanalisi).
Collabora con una struttura psichiatrica riabilitativa “Morrone” occupandosi di clinica delle psicosi, periodicamente conduce laboratori di arte sperimentale presso DLF a Sulmona e lavora come docente di psicologia e comunicazione presso un centro di formazione professionale della regione Lazio.

E’ stato un lungo viaggio, diverso, fermo ma di grande movimento, diretto verso un ignoto che non avevamo previsto né, tantomeno, immaginato. Lunghi giorni che per alcuni sono stati interminabili, per altri purtroppo sono già finiti, ma in qualche modo nessuno ci impedisce di ipotizzare che ognuno di noi ha potuto riguardare cose di sé, risignificare le proprie emozioni in seno all’esperienza personale di ciascuno, lì dove sensazioni senza tempo hanno trovato quello spazio tanto cercato e raramente trovato!

Jacek Yerka – The walking lesson

“Finalmente ho potuto godermi i figli, conoscere meglio i familiari, pormi domande più utili, avvertire in maniera più autentica i bisogni, ascoltare quella voce nel silenzio in cui giacciono i desideri di noi tutti”. “Ho trovato la pace, non ero mai stato così a lungo con me stesso”, “Ho avuto l’opportunità di conoscermi meglio”, “Ho ridato valore alle cose importanti tralasciate lungo il cammino mentre sono riuscita a lasciar andare le cose che pensavo fossero indispensabili quando,  invece, ho capito che avrei potuto tranquillamente farne a meno”.

Jacek Yerka

Queste alcune delle parole di pazienti e conoscenti, dimensioni che hanno consentito nuovi accessi in luoghi psichici rimasti a lungo disabitati e che ora forse hanno potuto accoglierci come mai prima.

La sensazione di libertà nell’obbligo della clausura è qualcosa che fa pensare!

Ed ora qualcosa è cambiato, naturalmente non solo nel bene, perché purtroppo c’è chi ha drasticamente ridotto le entrate economiche ma che ha dovuto comunque mangiare ed affrontare spese, c’è chi il lavoro lo ha perso e probabilmente dovrà  ricominciare tutto da capo, oppure chi farà fatica a risorgere perché proprietario di una di quelle attività ricreative di cui per causa di forza maggiore abbiamo imparato a fare a meno e che comunque al giorno d’oggi sono ancora considerate fonte di pericolo. Ma soprattutto c’è, e purtroppo continua ad esserci, chi disgraziatamente ha dovuto abbandonare questa terra mentre noi tutti siamo stati protetti dalle mura delle nostre abitazioni. Chi, prima di intraprendere questo sconosciutissimo e misterioso viaggio ha dovuto soffrire, nel corpo e nella mente, impotente di fronte l’invisibile mostro che è venuto a farci visita e che tutti ci auguriamo (non) vederlo svanire nel nulla.

Sofronia – Città Invisibili

Per il resto tanta sana noia; si, la noia ombrosa che molto spesso, in preda alle nostre nevrosi contaminate dal terrore dell’imperfezione, proprio non ci concediamo quando invece è anche da lì che è possibile grattarsi il capo alla ricerca di bagliori a lungo rimasti spenti.

Carl Gustave Jung, analista svizzero, sosteneva che “non c’è luce senza ombra e non c’è pienezza psichica senza imperfezioni”. E allora ecco le illuminazioni che sorprendentemente possono generare scenari originali, proprio come quando “l’invisibile diventa accecante” dando linfa alla genesi nel corso della metamorfosi di ognuno.

Jacek Yerka – Top of the world

Ce lo ben illustra il primo romanzo edito di Fabio Tollis, Ultime Case, dal cui titolo l’autore ci consente di fantasticare non solo delle dimore di periferia o ancor meglio di quelle immerse nei meravigliosi paesaggi della natura, bensì anche delle inconsuete ed ultime sensazioni che noi tutti abbiamo vissuto nelle nostre abitazioni prima di rifare l’ingresso sul mondo al di fuori delle mura, alla cosiddetta fase 2.

Nel romanzo in questione, inoltre, come riportato nelle avvertenze in prima pagina, l’autore “ci ricorda che, lì dove finisce la città in cui viviamo, comincia sempre qualcosa di selvatico”, cioè, quello che ci tiene in vita. Fare un passo in avanti spesso è meno pericoloso che rimanere sul limite. Ci insegna anche che il tempo scorre, o per meglio dire, serpeggia dentro di noi. Ci dice, infine, che esistono differenti modi di impazzire e che il deserto è il luogo della nostra mente”.

Brian Kirhagis – Madre natura

Il selvatico che ci tiene in vita come elemento dalla doppia funzionalità, che è quella della natura selvaggia che può renderci donne e uomini più veri, esseri più autentici, fino al ritrovarsi della naturalezza che diventa sinonimo di ripristino, di purificazione, di spontaneità, di risveglio del desiderio generato dalla mancanza, del bisogno di rivedersi scaturito dalla chiusura.

Rivedersi non solo con gli altri ma soprattutto con se stessi, in una proficua dimensione solitaria che ci aiuti a comprendere cos’è che realmente è importante per raggiungere quel COGITO ERGO SUM che sappia indicarci la strada da percorrere per scovare la nostra natura più autentica e profonda.

Jacek Yerka – Bible dam

Io credo che ogni volta che cambiano i contesti è bene che cambino anche i testi, e che ognuno debba diventare autore di se stesso e rinnovato protagonista della propria esistenza. Anche questa è la cosiddetta resilienza, che non è solo capacità di far fronte agli urti ma soprattutto opportunità di trasformarli in cambiamento, proprio come ci insegna il detto comune “non tutto il male vien per nuocere”.

Prospettive tutte da ricostruire all’interno di scenari che ora possiamo nuovamente disegnare, riposizionandoci all’unisono sull’arrivo di una nuova partenza.

Jacek Yerka – La bottega dei barbieri

Vi saluto con piacere lasciandovi con un curioso aforisma di Henry David Thoreau, filosofo e poeta statunitense, perché queste sue parole mi sembrano una bella cornice della gigantesca tela su cui dipingeremo a lungo; “Mi parve, ma non ne sono certo, di udire i suoni di un’allegria trattenuta.”

James R. Eads

Dr. Yari Ferrone

Studio: Sulmona – L’Aquila
tel. 340.7722712
email: yari.ferrone@hotmail.it

Immagine di copertina:
Brian Kirhagis – Terra