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Mezzo secolo fa la strage di Piazza Fontana Mezzo secolo fa la strage di Piazza Fontana
50 anni fa! Mezzo secolo è passato dal giorno in cui menti criminali decisero di far saltare la Banca dell agricoltura, a Milano, in... Mezzo secolo fa la strage di Piazza Fontana

50 anni fa! Mezzo secolo è passato dal giorno in cui menti criminali decisero di far saltare la Banca dell agricoltura, a Milano, in quella che sarebbe passata alla storia come la Strage di piazza Fontana. 17 morti, 88 feriti, senza contare altri 16 feriti vittime dei tre attentati che accompagnarono la strage, fra questi quello all’altare della Patria, a Roma.


Il 1969 è stato un anno particolare. Le rivolte studentesche erano arrivate anche da noi, e inizialmente vedevano i giovani manifestare ‘contro il sistema’, sia di destra che di sinistra. I sindacati scendevano in piazza per rivendicare la partecipazione della classe operaia ai benefici del famoso ‘boom’ industriale degli anni ’60. La democrazia cristiana, partito di maggioranza, interclassista e di centrodestra, spostava l’asse della sua politica verso una sinistra moderata, più conforme alla dottrina sociale della chiesa, anche sull’onda del concilio convocato da papa Roncalli con lo scopo di modernizzare le vetuste strutture cattoliche. Tutto questo induceva una reazione del mondo conservatore, legato alla Nato, alla confindustria, alla destra cattolica.
La bomba di piazza Fontana ebbe lo scopo di stringere attorno alle istituzioni una società che stava esplodendo, offrendo a forze ormai gravemente contrapposte un nemico comune: il terrorismo anarchico.

Le istituzioni politiche, i giornali, le forze dell’ordine, la magistratura, diedero il peggio di loro.
Un poveraccio, un anarchico, ballerino senza arte né parte, venne gettato in pasto all’opinione pubblica quale capro espiatorio. Un tassista, si chiamava Rolandi, venne presentato come il super testimone, che avrebbe riconosciuto nel Valpreda l’esecutore dell’attentato, avendolo accompagnato, col suo taxi, fino alla banca. Questa fu la prima di tante porcherie. In realtà, nel corso del confronto all’americana predisposto in questura, il Rolandi aveva detto, indicandolo: “è lui, oppure qui non c`è”… Una testimonianza che qualunque avvocato alle prime armi avrebbe facilmente ridicolizzato. E invece, il giorno seguente, il Corriere della sera, diretto da Giovanni Spadolini, che avrà una grande carriera politica, titolò: “È lui”, ovviamente vicino a una grande foto di quello che divenne immediatamente il terribile terrorista anarchico.

Intanto, da una finestra della questura di Milano, dopo ore ed ore di estenuanti interrogatori, precipitava Giuseppe Pinelli, il primo frequentatore del circolo anarchico XXII Marzo di Milano, abitualmente frequentato dal Valpreda.
Valpreda e gli anarchici non avevano nulla a che vedere con la strage. Indagini successive, partite da Padova, scoperchiarono il calderone dei rapporti fra servizi segreti italiani e americani, massoneria, estremisti di destra, esponenti politici (su tutti l’ancor oggi celebrato padre della patria Giulio Andreotti) ambasciatori e industriali.


La strage di piazza Fontana venne ideata ed attuata in questi ambienti, le prove e le testimonianze sono numerose. Si va da insospettabile ‘pentito’ ante litteram, che informò un giudice dell’attività terroristica della cellula veneta di Ordine Nuovo, al ritrovamento di timer identici a quelli usati perla strage, all’indicazione di agenti dei servizi che erano anche membri di formazioni terroristiche di destra o viceversa…). La magistratura fece ancora del suo peggio pur di coprire l’evidente matrice di Stato, arrivando incredibilmente a spostare il processo a Freda e Ventura, identificati come i principali responsabili del massacro, nientemeno che a Catanzaro pur di avere una giuria popolare facilmente manipolabile.
Così, Freda e Ventura furono assolti, assoluzione confermata a Bari e poi Cassazione. E quando nel 2005 la stessa Cassazione, concluse le indagini li dichiarò non punibili perché già assolti in via definitiva dalla stessa accusa. Dei mandanti, ovviamente non vi era nessuna traccia giudiziaria. Nella vulgata politico giudiziaria, piazza Fontana è rimasta quale primo episodio della strategia della tensione, strategia che però sarebbe rimasta ‘silente’ fino al 1974, il che rende questa lettura, a nostro avviso, estremamente forzata, quasi una caricatura degli eventi, destinata a nascondere più che a chiarire le vere ragioni di ogni singolo episodio. Fu una vera e propria guerra per bande, che vide il popolo italiano vittima di interessi che facevano capo a Washington, Mosca, Tel Aviv….

Franco Slegato