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Mario Draghi: l’oligarca perfetto Mario Draghi: l’oligarca perfetto
Vita e frequentazioni di un nemico del popolo (“vile affarista secondo Cossiga”) Era l’estate del 2011. Il giorno 5 di agosto, la BCE invia... Mario Draghi: l’oligarca perfetto

Vita e frequentazioni di un nemico del popolo (“vile affarista secondo Cossiga”)

Era l’estate del 2011. Il giorno 5 di agosto, la BCE invia al governo italiano una lettera in cui sottolineando la “Difficilissima situazione dei conti pubblici nel Vostro paese” e in particolare della crescita dello spread (differenza di rendimento dei titoli pubblici), indicava la possibilità di un intervento della BCE stessa per acquistare massicciamente i titoli italiani (garantendo così la liquidità necessaria al funzionamento della macchina dello Stato) ma solo a fronte di una serie di misure di carattere economico e sociale. La lettera specificava che le misure erano necessarie, da un lato per raddrizzare la barca italiana, dall’altro per “Salvare l’Euro”.

Questa lettera era firmata dal Presidente uscente della Banca Europea (Trichet) e da quello entrante (Draghi).

Misure immediate e decise per assicurare la sostenibilità delle finanze pubbliche e ulteriori misure di correzione del bilancio che anticipassero di un anno la prevista riduzione di deficit, aumentando i tagli di spesa, intervenendo per ridurre la spesa pensionistica e riducendo gli stipendi del pubblico impiego.

  • Clausola di riduzione automatica del deficit.
  • Stretto controllo sull’assunzione di indebitamento, anche commerciale, e delle spese delle autorità regionali e locali
  • Misure per garantire una revisione dell’amministrazione pubblicaallo scopo di migliorare l’efficienza amministrativa e la capacità di assecondare le esigenze delle imprese, rendendo sistematico nelle amministrazioni pubbliche l’uso degli indicatori di performance, particolarmente nei sistemi sanitario, giudiziario e dell’istruzione.

Il tutto da ratificare in Parlamento entro fine settembre.

La lettera proseguiva ritenendo appropriata una riforma costituzionale che obbligasse al ‘pareggio di bilancio’

Lascia decisamente sconcertati il fatto che a 9 anni di distanza ci sia qualcuno che abbia il coraggio di proporre alla carica di Primo Ministro proprio uno degli elementi di punta di quel durissimo attacco al nostro Paese, portato dal potere finanziario, tramite l’allora presidente Napolitano, Draghi stesso, Monti. Monti oggi rivendica a sé il merito di non aver fatto entrare la Troika in Italia, e di essere riuscito a deprimere la domanda interna, e dunque a impoverire scientemente il paese in perfetta autonomia: ma a un occhio appena smaliziato appare evidente la strategia di chi chiede 100 per ottenere 50, da un paese stremato e con una classe dirigente disposta a tutto per non perdere il suo miserabile ruolo di vassalla del potere finanziario.

Così non ci fu bisogno della Troika, il pareggio di bilancio entrò in Costituzione, i pensionati vennero fatti a pezzi, e ogni legge di bilancio italiana si trovò a passare sotto le forche caudine della UE. Il risultato? quando, alla fine della cosiddetta crisi del 2008 le altre economie ripresero a volare, l’Italia restò fanalino di coda, impossibilitata a investire se non briciole di bilancio, per graziosa concessione.

Nell’attuale crisi, su cui si potrebbero spendere fiumi d’inchiostro, il pallino è ancora in parte in mano all’Italia, esclusivamente grazie al fatto che il M5S esercita una forte pressione su Conte, e così facendo impedisce ai soliti noti (Gualtieri, Sassoli, Gentiloni, Renzi) di far patti pro domo propria con i grandi banchieri che controllano la politica europea. Ci hanno provato col MES ‘ridotto’, e gli è andata male. Liberarsi di Conte è per loro indispensabile, e la disponibilità mostrata da Salvini indica in maniera chiara come l’ormai debole argine costituito dall’arcipelago grillino sia l’ultimo ostacolo per il successo del piano europeo, concepito decenni orsono.

Ecco perché Draghi improvvisamente cerca di ‘ripulirsi’ l’immagine. La proposta-richiesta di consentire all’Italia di indebitarsi senza problemi, grazie allo scuso della BCE, ne fa un ‘campione’ della rinascita, ne fa il leader che tutti aspettano per il famoso ‘riscatto nazionale’ Che poi sia la stessa cosa che chiede Conte… sembra non scalfire alcuna certezza. Ma lascia esterrefatti, veramente la posizione della Lega, che tramite tutti i suoi qualificati economisti (Bagnai, Borghi, Rinaldi) chiede la monetizzazione del debito (ossia, in breve una sua almeno parziale cancellazione) mentre Salvini si dichiara perfettamente in linea con Draghi, che non prende neppure in considerazione questa ipotesi.

La verità è molto semplice. La ripresa italiana può essere immediata, dilazionata, rallentata, accelerata. Gli strumenti per questa ripresa possono essere più o meno flessibili o più o meno stringenti Gli ‘uomini’ come Draghi hanno un mandato, quello di trasformare l’Italia in paese esportatore, con mano d’opera a buon mercato, vassallo della finanza tedesca e internazionale. Non sono le strategie il problema, quantomeno non sono il problema più importante. Sono gli uomini che le portano avanti, i motivi per cui lo fanno, e gli ambienti cui appartengono.

Draghi sostiene oggi la necessità di spesa degli Stati, perché “le guerre erano finanziate aumentando il debito pubblico, ed oggi siamo in guerra“.

Draghi, però ha sempre sostenuto che un paese con il debito pubblico troppo alto perde sovranità a vantaggio dei mercati.

Draghi è stato vicepresidente della Goldman Sachs, ossia la banca che ha indotto la crisi sui mercati, come membro del Gruppo dei Trenta ha promosso l’uso dei derivati causando la crisi economica mondiale.
Come presidente della BCE si è reso responsabile di non aver vincolato i prestiti effettuati alle banche, vincolando invece quelli alle aziende e all’economia reale.

Ricordiamo anche che ha affidato gli stress test delle banche europee al più importante investitore internazionale proprio del settore bancario, ossia il colosso americano Black Rock, generando un palese conflitto d’interessi. Da evidenziare poi il fatto che il vicepresidente di suddetta organizzazione siede con lui al G30.

Mario Draghi è membro del Bilderberg, della Commissione Trilaterale Rockefeller, del potentissimo G30, dell’Aspen Institute e proviene da quella banca che invitava i paesi europei a strappare le proprie costituzioni…

Cossiga lo definì pubblicamente “vile affarista”

Franco Slegato