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Libero 3 di 373: FUORI L’ABOMINIO DALL’ARCOBALENO! Libero 3 di 373: FUORI L’ABOMINIO DALL’ARCOBALENO!
Il terzo scritto libero da punteggiatura a mo’ di flusso continuo di coscienza è questa volta di 373 parole come conteggiate da Word e... Libero 3 di 373: FUORI L’ABOMINIO DALL’ARCOBALENO!

Il terzo scritto libero da punteggiatura a mo’ di flusso continuo di coscienza è questa volta di 373 parole come conteggiate da Word e trova spunto dalla necessaria difesa dell’arcobaleno. (Qui i 2 precedenti)

Di Massimo Franceschini

Pubblicato anche su Sfero

Non ci son parole per l’esproprio dell’arcobaleno dall’abominio del costume piegato alla farsa di un diritto che rende la gente oggetto scriteriato di nullità dell’essere che crede di non esser altro che respiro ansimante e voglioso e sudore sprecato non dovuto alla meritata fatica che sola potrebbe redimere il vizio di forma e contenuto spuntato fuori dalla necessità del potere di annullare l’uomo e dividerlo in generi di un arbitrio che vuole farsi scienza del dominio che solo un pensiero irretito dalla paura può riconoscer come decente senza vedere il male che informa lo spettacolo indecente del progresso vantato da intellettuali d’alto bordo ma di nullo profilo appiattiti sullo status imperante di immondo lerciume vantato come discrimine per essere accettati nel teatro di una cultura che non vede ormai la direzione manifesta allo schianto della parola che più non serve a svelare in quanto il ricevente è occupato dalla pretesa di essere nel giusto confermato dalla massa che lo rispecchia a mo’ di eco scriteriato e vassallo di chi muove i fili dell’operoso gioco al massacro di una dignità non più conosciuta dalle menti tecnicamente amputate dall’intelligenza artificiale che soffrono senza capire il dolore che le accompagna silente verso la morte di un intelletto ormai votato al calcolo di convenienze vuote come il marchio dell’inferno voluto da un’idea da cui più non si esce perché bastante alla prigione dell’abisso senza fine in cui solo uno stolto può finire se abilmente ammaestrato dai cantori del disastro di un clima che è nella mente di chi più ragione non sente abbagliato dalla novità di una realtà aumentata a basso costo ma ad alto ritorno per i carcerieri di un verbo costretto al pensiero unico appiattito dall’oblio culturale delle prospettive fasulle di un architetto ubriaco d’odio per la norma che una volta deve aver troppo stretto fino a svenirlo per rinascere con la fregola della regola dimenticata ma a sé dimensionata da portarlo nel novero dei macellai di corpi che però non posson carpire le anime pure di chi mai perse libertà e giudizio di fronte al male anche se prestato a tirare fila avverse allo stigma altrui come ultimo attacco all’amore travisato in miasma subumano ma agghindato alla bisogna di omaggio all’abiezione travestita da virtù.

6 giugno 2023
fonte immagine: Flickr, Pixabay, Rawpixel