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La BCE e la UE devono cambiare le regole. Ormai è a rischio la loro credibilità La BCE e la UE devono cambiare le regole. Ormai è a rischio la loro credibilità
ITALIA – Le esternazioni della La Garde di qualche giorno addietro che ha dichiarato che la BCE “Non è qui per chiudere gli spread. Non... La BCE e la UE devono cambiare le regole. Ormai è a rischio la loro credibilità

ITALIA – Le esternazioni della La Garde di qualche giorno addietro che ha dichiarato che la BCE Non è qui per chiudere gli spread. Non è la funzione o la missione della Bce”, hanno fatto perdere alla Borsa di Milano il 17%. Il suo successivo dietro front, e qualche giorno dopo le rassicurazioni che “I vostri governi possono dare i soldi che servono a ristoranti, negozi, imprese piccole e medie, ha aggiunto Von Der Leyen, hanno non poco palesato la vera natura della cosiddetta TROIKA. Istituzioni che sembrano solo pensare alla finanza e non ai cittadini europei. Un primo immediato intervento strutturale da parte della BCE, la sospensione del Il Patto di stabilità, ma hanno preferito affermare che non ce n’era bisogno perché “consente tutta la flessibilità necessaria”.

Si sono alzate aspre critiche da parte delle forze politiche, di Governo e di opposizione, anche rispetto alla possibilità che Conte firmi per accedere alle risorse del MES, per far fronte al tracollo che il PIL dell’Italia subirà a seguito delle misure di emergenza per contrastare la diffusione del contagio dal COVID-19.

Anche il Mondo degli universitari non è rimasto indifferente alla schizofrenia dei vertici europei, ed ha stilato un documento condiviso da 67 Economisti e chiede di modificare le regole che potranno far risollevare l’economia e dare il giusto respiro ad una Europa che sembra fondata solo sul debito, sulla spendig review a vantaggio dei paesi più forti e a discapito Paesi dei cosiddetti PIIGS.

Gli ingranaggi dell’euro sembrano scricchiolare di fronte all’indifferenza, umana e di solidarietà, che si è manifestata nella contingenza della tragedia generata dal Coronavirus. Ma, viene da chiedersi, l’Europa non è stata fondata sui principi umani di solidarietà, di pace e di fratellanza sui quali gli europeisti hanno sempre affidato il loro Inno alla Gioia?

Anche Vito Crimi accoglie le proposte degli universitari. Del resto l’abbandono del MES era previsto nel programma elettorale del M5S.

Questo è l’appello sottoscritto da 67 economisti italiani e rivolto all’Europa e alle sue istituzioni. Lo sottoscrivo a mia volta, perché molti dei punti da loro proposti mi trovano assolutamente d’accordo. Purtroppo, l’Europa dei vincoli e dell’austerità resiste, non ha ancora mollato gli ormeggi. Se non si deciderà a farlo una volta per tutte, questa sarà la sua condanna. Il Mes è una delle zavorre di cui ci dobbiamo definitivamente liberare per costruire finalmente l’Europa del XXI secolo, un’Europa che sia in grado di sopravvivere ai cambiamenti che stiamo vivendo e di dare risposte ai popoli che ne fanno parte. Questa emergenza non riguarda solo l’Italia, ma è comune a tanti Paesi europei e del mondo. Un’emergenza che ha drammaticamente svelato tutta la fragilità di quegli strumenti che erano stati pensati dalle economie forti per controllare le politiche economiche dell’Unione. Stiamo affrontando una crisi globale: o ci salviamo tutti insieme, o affonderemo tutti insieme. Mi auguro che questo sia chiaro a tutti. E se qualcuno pensa di riuscire a salvarsi da solo, non andrà lontano. Mi fa sinceramente piacere, infine, che anche il presidente dell’Europarlamento David Sassoli abbia riconosciuto quanto le condizionalità del Mes siano state spesso odiose. Occorre trovare nuovi strumenti, più efficaci e condivisi. Solo così riusciremo a costruire insieme la migliore comunità europea possibile, che metta finalmente al centro i diritti e le esigenze dei cittadini.

Anche Nicola Pedicini, euro deputato del M5S, prende le distanze rispetto al MES, dichiarando che “IL MES SAREBBE UNA CONDANNA PER L’ITALIA: Così come è attualmente concepito il Mes è una disgrazia. Per fare una metafora sarebbe come mandare un disoccupato da un usuraio anziché dargli una indennità per il lavoro che ha perso. Il Mes è una condanna per se stessi e per le generazioni future. Le riforme strutturali previste in cambio del prestito, impediscono al Paese in difficoltà di riprendersi con le proprie forze. In Italia la sua attivazione porterebbe al taglio degli stipendi, delle pensioni, alla sanità, agli investimenti e la cancellazione del reddito di cittadinanza, che in questo momento sta costituendo una protezione importantissima nelle fasce sociali più deboli. Il Mes non serve se la Banca centrale europea fa davvero la banca centrale, ecco perché abbiamo insistito tanto sul suo intervento.

Queste sono le istanze del gruppo di universitari:

– la Bce riaffermi con forza che i 750 miliardi di interventi annunciati rispondono solo alle prime necessità della crisi, e che è disposta ad interventi illimitati in base a quanto necessario;

– gli acquisti di titoli pubblici non avverranno più in base alle quote di capitale della Banca che ogni Stato possiede (criterio che peraltro non è applicato per le obbligazioni societarie), ma in base alla necessità di contrastare la speculazione;

– la Bce dichiari che i titoli sovrani detenuti in base ai vari programmi di acquisto saranno rinnovati indefinitamente;

– la Bce trovi la formula giuridica compatibile con i Trattati per acquistare a titolo definitivo bond senza scadenza emessi dagli Stati, con rendimento zero o prossimo allo zero, da collocare poi presso le Banche centrali nazionali.

Per il futuro è necessario che:

– i governi Ue abbandonino l’idea che la crescita dell’economia possa essere affidata alle sole esportazioni, continuando a perseguire indefinitamente una politica di contenimento dei bilanci pubblici e dei consumi interni;

– i governi Ue prendano atto che l’inserimento del Fiscal compact all’interno dei trattati europei è stato bocciato dal Parlamento europeo e quindi quelle prescrizioni vanno lasciate cadere;

– i governi Ue concordino che il pareggio di bilancio debba valere solo per le spese correnti;

– i governi Ue prendano ufficialmente atto che la politica fiscale possa essere usata in funzione anticongiunturale, anche se ciò comporta un deficit pubblico o un suo aumento;

– i governi Ue abbandonino i criteri di sorveglianza basati su parametri inaffidabili come il Pil potenziale e l’output gap.
Le decisioni necessarie ad assicurare la sopravvivenza dell’Unione europea non sono naturalmente soltanto queste – valga per tutte l’impellente necessità di dare vita agli eurobond – e ci sarà modo di discuterne in futuro, ma ciò che ora importa è che i vertici europei si rendano conto dei clamorosi errori ripetuti nel tempo e dichiarino di voler seguire d’ora in poi una strada diversa. Se questo non sarà fatto la crisi sarà pagata duramente da tutti i cittadini europei e sarà messa a forte rischio la stessa sopravvivenza dell’Unione.

L’appello è di 110 economisti. (aggiornamento del 25 marzo 2020)

fonte MocroMega

Nicola Acocella (univ. Roma La Sapienza)
Massimo Amato (univ. Bocconi)
Davide Antonioli (univ. Ferrara)
Marco Antoniotti (univ. Milano Bicocca)
Roberto Artoni (univ. Bocconi)
PierGiorgio Ardeni (univ. Bologna)
Lucio Baccaro (Managing Director, Max Planck Institute, Colonia)
Alberto Baccini (Univ. Siena)
Giancarlo Bertocco (Univ. dell’Insubria)
Paolo Borioni (univ. Roma La Sapienza)
Sergio Bruno (univ. Roma La Sapienza)
Sergio Cesaratto (univ. Siena)
Roberto Ciccone (univ. Roma Tre)
Giulio Cifarelli (univ. Firenze)
Carlo Clericetti (giornalista)
Antonio Cuneo (univ. Ferrara)   
Massimo D’Antoni (univ. Siena)
Antonio Di Majo (univ. Roma Tre)
Giovanni Dosi (Scuola Superiore Sant’Anna)
Sebastiano Fadda (univ. Roma 3)
Guglielmo Forges Davanzati (univ. del Salento)
Maurizio Franzini (univ. Roma La Sapienza)
Andrea Fumagalli (univ. Pavia)
Mauro Gallegati (univ. Politecnica delle Marche)
Claudio Gnesutta (univ. Roma La Sapienza)
Dario Guarascio (univ. Roma La Sapienza)
Andrea Guazzarotti (univ. Ferrara)
Andres Lazzarini (univ. of London e Roma Tre)
Riccardo Leoncini (univ. Bologna)
Riccardo Leoni (univ. Bergamo)
Enrico Sergio Levrero (univ. Roma Tre)
Stefano Lucarelli (univ Bergamo)
Ugo Marani (univ. Napoli l’Orientale)
Maria Cristina Marcuzzo (univ. Roma La Sapienza e Acc. Lincei)
Massimiliano Mazzanti (univ. Ferrara)
Marco Missaglia (univ. Pavia)
Francesco Morciano (univ. Pavia)
Mario Morroni (univ. Pisa)
Guido Ortona (univ. Piemonte orientale)
Ruggero Paladini (univ. Roma La Sapienza)
Daniela Palma (Enea)
Gabriele Pastrello (univ. Trieste)
Anna Pettini (univ. Firenze)
Paolo Piacentini (univ. Roma La Sapienza)
Paolo Pini (univ. Ferrara)
Cesare Pozzi (Luiss Guido Carli e univ. di Foggia)
Michele Raitano (univ. Roma La Sapienza)
Simonetta Renga (univ. Ferrara)
Guido Rey (Scuola superiore Sant’Anna)
Umberto Romagnoli (univ. Bologna)
Roberto Romano (economista)
Alessandro Roncaglia (univ. Roma La Sapienza e Acc. Lincei)
Vincenzo Russo (univ. Roma La Sapienza)
Enrico Saltari (univ. Roma La Sapienza)
Roberto Schiattarella (univ. Camerino)
Alessandro Somma (univ. Roma La Sapienza)
Antonella Stirati (univ. Roma Tre)
Pietro Terna (univ. Torino)
Mario Tiberi (univ. Roma La Sapienza)
Leonello Tronti (univ. Roma Tre)
Marco Valente (univ. dell’Aquila)
AnnaMaria Variato (univ. Bergamo)
Andrea Ventura (univ. Firenze)
Antimo Verde (univ. della Tuscia)
Marco Veronese Passarella (Leeds University Business School)
Gennaro Zezza (univ. Cassino)
Roberto Burlando (univ. Torino)
Riccardo Cappellin (univ. Roma Tor Vergata)
Andrea Coveri (univ. Urbino)
Lucio Gobbi (univ. Trento)
Lia Pacelli (univ. Torino)Giuseppe Tattara (univ. Venezia)
Fabio Berton (univ. Torino)
Maurizio Zenezini (univ. Trieste)

Aderiscono anche:

Roberto Burlando (univ. Torino)
Riccardo Cappellin (univ. Roma Tor Vergata)
Andrea Coveri (univ. Urbino)
Lucio Gobbi (univ. Trento)
Lia Pacelli (univ. Torino)Giuseppe Tattara (univ. Venezia)
Fabio Berton (univ. Torino)
Maurizio Zenezini (univ. Trieste)Enzo Valentini (univ. Macerata)
Alessandro Balestrino (univ. Pisa)
Roberto Balduini (economista, Roma)
Nino Galloni (economista, Roma)
Annaflavia Bianchi (economista, Bologna)
Luca Fantacci (univ. Bocconi)
Elena Cefis (univ. Bergamo)
Alessandra Corrado (univ. della Calabria)
Emanuele Leonardi (univ. Parma)
Federico Chicchi (univ. Bologna)
Angelo Salento (univ. del Salento)
Carmelo Buscema (univ. della Calabria)
Devi Sacchetto (univ. Padova)
Lorenzo Robotti (univ. Politecnica delle Marche)
Luca Michelini (univ. Pisa)
Paolo Paesani (univ. Roma Tor Vergata)
Silvia Lucciarini (univ. Roma La Sapienza)
Fabio Fiorillo (univ. Politecnica delle Marche)
Marilena Giannetti (univ. Roma La Sapienza)Giulia Zacchia (univ. Roma La Sapienza)
Gianni Vaggi (univ. Pavia)
Francesco Scacciati (univ. Torino)
Stefano Giubboni (univ. Perugia)
Daniela Federici (univ. Cassino)
Francesco Ferrante (univ. Cassino)
Valentino Parisi (univ. Cassino)
Eleonora Sanfilippo (univ. Cassino)
Carlo Devillanova (univ. Bocconi)
Elena Paparella (univ. Roma La Sapienza)
Salvatore D’Acunto (univ. della Campania)
Stefano Tomelleri (univ. Bergamo)
Piero Esposito (univ. Cassino)
Luigi Doria (univ. Venezia)
Paolo Polinori (univ. Perugia)
Amedeo Argentiero (univ. Perugia)
Giuseppe Croce (univ. Roma La Sapienza)

Ignazio Corrao, Portavoce al Parlamento europeo, chiarisce la posizione dell M5S con questo video.

R.L.C.