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In arrivo la tempesta finanziaria contro l’Italia In arrivo la tempesta finanziaria contro l’Italia
FAMIGLIE, IMPRESE E BANCHE SARANNO COLPITE ED AFFONDATE DALLE NUOVE REGOLE EUROPEE SUI CREDITI DETERIORATI (I COSIDDETTI “NON-PERFORMING LOANS” O NPL) Di Megas Alexandros,... In arrivo la tempesta finanziaria contro l’Italia

FAMIGLIE, IMPRESE E BANCHE SARANNO COLPITE ED AFFONDATE DALLE NUOVE REGOLE EUROPEE SUI CREDITI DETERIORATI (I COSIDDETTI “NON-PERFORMING LOANS” O NPL)

Di Megas Alexandros, ComeDonChisciotte.org

Quando (e se) la cosiddetta “emergenza Covid” finirà, allora termineranno anche le moratorie sui rimborsi dei prestiti. Per i fatturati delle aziende e per i redditi delle famiglie, di certo non è al momento prevista una ripresa imponente cioè utile a consentire di tornare ad una regolare capacità di rimborso.

Di conseguenza, per le banche italiane si prevede una esplosione dei crediti deteriorati (i cosiddetti “Non-Performing Loans” o NPL). Ciò avrà un tremendo impatto sui bilanci delle banche italiane, compromettendo la loro situazione patrimoniale. Le famiglie e le piccole e medie imprese (PMI) in Italia, già martoriate dalla grave crisi economica nella quale il belpaese si dibatte ormai da molti anni, in qualità di soggetti più deboli del nostro sistema economico subiranno un impatto devastante così come devastante sarà l’impatto sulle banche.

Associazioni di categoria, siti internet, stampa e non pochi “autorevoli” esponenti del mondo economico o produttivo stanno lanciando a gran voce l’allarme su questo tsunami gravissimo, che sta per abbattersi su un Paese già in ginocchio.

La bomba nucleare pronta ad attivare questa reazione a catena di devastazione sistemica sono proprio le novità in tema bancario provenienti da parte dell’Unione Europea e riguardanti il meccanismo utile a determinare il momento da cui bisogna considerare insolvente il cliente.

La nuova regolamentazione non riguarda solo le imprese, che hanno voce per gridare, ma anche privati e PMI. Vediamole. Le aziende risulteranno insolventi in caso di maturazione di un arretrato di oltre 90 giorni, superiore a 500 euro, ma pari ad almeno l’1% dell’esposizione verso la banca. Invece, per privati e piccole imprese, le soglie sono di arretrato di oltre 90 giorni, superiore a 100 euro purché superiore all’1% del totale delle esposizioni verso la banca. 

Le nuove norme sulle coperture dei crediti deteriorati, fortemente promosse e volute dalle Banca Centrale Europea, rappresentano dunque il rischio di “una bomba atomica” per i bilanci delle banche.

A questo aggiungiamo che l’Autorità Bancaria Europea (EBA) non pensa di prorogare ancora la “finestra” di sospensione degli automatismi sulle moratorie, (moratorie che ora sono scadute o stanno scadendo) come ha affermato Isabelle Vaillant, direttore responsabile per le regole prudenziali dell’EBA, in un’intervista al Il Sole 24 Ore (1). Potete ben capire come le polemiche, seguite a tale decisione, siano state molto forti.

Giovanni Sabatini, direttore generale dell’ABI, ha subito tuonato che «è essenziale, come peraltro unanimemente riconosciuto dalle istituzioni italiane ed europee, che le misure di supporto vengano mantenute» in riferimento alle moratorie ed agli strumenti di supporto al credito legate all’emergenza Covid, nel corso di una audizione dinanzi alla commissione Finanze alla Camera (2) dedicata alla struttura finanziaria delle imprese italiana in tempo di pandemia.

«Sarà un disastro per i bilanci delle banche. Una norma meccanica che applicata alla situazione post-covid è come una bomba atomica», egli ha proseguito, riferendosi alle norme che, eliminando contestualmente la discrezionalità delle banche, impongono accantonamenti più rapidi sui crediti deteriorati e portano a svalutare di un terzo ogni anno sia gli NPL sia le inadempienze probabili connesse agli NPL, i cosidetti UTP (Acronimo di “Unlikely-To-Pay”, cioè “improbabile che paghi” tradotto letteralmente in italiano. Gli UTP sono dunque crediti che saranno difficilmente pagati).

«Vogliono che si tratti un credito vivo come un credito morto. Invece vanno separate le categorie ed evitato l’automatismo», ha spiegato Alberto Nagel, amministratore delegato di Mediobanca, in audizione alla Commissione d’inchiesta sulle banche. (3) Per Nagel, c’è tuttavia margine di dialogo con Francoforte dal momento che Andrea Enria, già a capo della supervisione bancaria di Banca d’Italia, è ora presidente del consiglio di sorveglianza (quindi, della vigilanza) della Banca Centrale Europea. «La Banca Centrale Europea è molto diversa in quanto essa ha fatto esperienza della precedente fase e ha un dialogo più attivo e produttivo con le banche, il mercato e gli investitori. Con Enria ci sono le basi per dialogare su una riforma».

In altri termini, per sanare i rischi derivanti da una riforma già approvata e in procinto di entrare in vigore, la soluzione prospettata è quella di riformare tale riforma. Sinora la certezza, con cui dovremmo fare i conti dall’introduzione delle nuove regole per il trattamento e la classificazione dei crediti malati, è però il quanto mai più probabile aumento dei clienti soggetti a diventare cattivi pagatori, con conseguenti restrizioni di accesso al credito e quindi compromettendo di fatto le prospettive di ripresa.

Se quanto già descritto è uno scenario drammatico, a renderlo spettrale arrivano le parole di Ignazio Visco, governatore di Banca d’Italia Visco. Dichiarazioni che, se lette ed interpretate con occhio esperto, lasciano prefigurare quale sia il vero intento dei poteri al comando: «spazzare via tutte quelle aziende che non presentano modelli di business redditizi»  (parole di José Manuel Campa, presidente dell’EBA), di fatto mettendole fuori dal mercato.

Leggiamo i passaggi più significativi di Visco pronunciati in audizione alla Camera (4): «l’aumento dei crediti deteriorati è il principale rischio che le banche italiane si trovano oggi a fronteggiare».  Le banche possono gestire gli NPL «da una posizione più solida rispetto al passato». Le regole prudenziali non devono mettere in discussione «la capacità delle banche di finanziare adeguatamente l’economia, in particolare nella fase complessa dell’uscita dall’emergenza sanitaria».

Fin qui niente di nuovo e di più preoccupante di quanto abbiamo già espresso sopra, ma ecco la frase che ci deve far saltare sulla sedia ed arriva quando Visco parla della riforma in oggetto. Il governatore di Banca d’Italia ne sottolinea la natura prociclica e – udite bene – i problemi che creano i maggiori tempi della giustizia civile in Italia in quanto, a parità di altre condizioni, «l’elevata durata delle procedure di recupero dei crediti si traduce, meccanicamente, in un maggiore stock di NPL e ne deprime il valore». Dunque, Visco sollecita a gran voce il varo di interventi per «accelerare i tempi della giustizia civile, incidendo sulla causa prima del fenomeno».

Spero che avrete compreso bene il significato di tali parole e quale sia l’unica preoccupazione di Visco sul tema. Tanto per essere più chiari e diretti, quanto da lui auspicato è la “sorpresa” già pronta, molto probabilmente, a essere introdotta con la prossima riforma della giustizia. Riforma pronta a essere inserita in un qualche decreto con la scusa del “Recovery Fund”, secondo cui è necessario che l’Italia riveda il proprio sistema giudiziario al fine di velocizzare i processi. In altre parole tutto questo è finalizzato a dare la possibilità, per il sistema bancario e per qualsiasi creditore, di portare via i vostri beni alla velocità della luce.

Visco non si è fermato qui. In audizione egli ha proseguito il suo discorso analizzando le misure utile ad affrontare il problema degli NPL secondo lui, in primis la GAGS (Garanzia Cartolarizzazione Sofferenze), da Visto definita come «un valido strumento a supporto della cessione di crediti deteriorati». A fronte di tali operazioni – 27 in tutto sinora – sono stati emessi titoli per 17,7 miliardi, di cui 14,4 assistiti dalla GACS. I rimborsi effettuati a partire dalla data di emissione hanno diminuito la consistenza di questi ultimi a 10,5 miliardi, riducendo corrispondentemente l’esposizione dello Stato, ha ricordato il governatore di Bankitalia. Tuttavia, solo 11 operazioni su 27 presentano recuperi in linea con i business plan, mentre le altre hanno subito ritardi, incassando solo 3,2 miliardi, a fronte dei 3,7 attesi, senza però riportare perdite sulle 3 tranche di titoli (junior, mezzanine e senior) in cui sono suddivise le operazioni. A seguito degli interventi correttivi alle GACS implementati nel 2019, la performance delle operazioni è migliorata.

Insieme a una riduzione dei ritardi della giustizia civile (che contribuirebbe a velocizzare ristrutturazioni aziendali e recupero dei crediti, oltre che ad assicurare il buon funzionamento del mercato secondario degli NPL), Visco ha auspicato:

  • la rapida attuazione dei regolamenti europei volti a facilitare le cartolarizzazioni;
  • regole armonizzate per coloro che acquistano crediti al di fuori delle operazioni di cartolarizzazione;
  • meccanismi armonizzati di escussione stragiudiziale delle garanzie;
  • passi avanti nell’istituzione di società pubbliche di gestione dei crediti deteriorati (AMC);
  • un’estensione delle GACS;
  • il ripristino della possibilità di trasformare in crediti d’imposta una quota di attività per imposte anticipate (DTA) per un ammontare proporzionale al valore dei crediti deteriorati ceduti a terzi, introdotta dal DL Cura Italia;
  • Una maggiore attenzione alla solidità anche delle imprese non finanziarie (NFCs), attraverso misure che ne rafforzino la patrimonializzazione e riequilibrino la loro struttura finanziaria.

Quindi, per una analisi finale e con l’intento di rendere il più possibile chiaro per il lettore cosa bolle in padella, possiamo dire che, mettendo tutto in fila:

  • le nuove regole per i crediti deteriorati;
  • la conseguente stretta al credito;
  • un governo a cui è ormai negata da anni la possibilità di fare politica fiscale;
  • la spinta verso le cartolarizzazioni e la richiesta spasmodica di una giustizia a cento all’ora in materia di decreti ingiuntivi, precetti, pignoramenti ed esecuzioni immobiliari;

risulta sempre più evidente come gli elementi appena citati abbiano, quale unico ed esclusivo obiettivo, quello di svendere a tempo di record beni ed aziende dei settori strategicamente più colpiti da questa pandemia. In conclusione, la pietanza siamo noi.

Di Megas Alexandros, ComeDonChisciotte.org