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Nelle case di riposo gli anziani morivano come mosche, ma tutte le denunce restavano inascoltate Nelle case di riposo gli anziani morivano come mosche, ma tutte le denunce restavano inascoltate
Solo oggi il Ministero, di fronte all’inerzia delle Regioni invia ispettori per individuare gli errori commessi. Inascoltato, il senatore abruzzese Primo di Nicola chiedeva... Nelle case di riposo gli anziani morivano come mosche, ma tutte le denunce restavano inascoltate

Solo oggi il Ministero, di fronte all’inerzia delle Regioni invia ispettori per individuare gli errori commessi. Inascoltato, il senatore abruzzese Primo di Nicola chiedeva già il 20 marzo l’istituzione di una task force.

Del Covid 19 non si sa molto, ma un dato è certo: l’età media dei morti da o con il Covid è di circa 80 anni. E questo si sapeva da subito.

E quale avrebbe dovuto essere il primo obiettivo di un’azione di sanità pubblica dettata dal buonsenso, se non proteggere gli anziani, monitorare e isolare le case di riposo, attrezzarle per impedire la diffusione del virus fra gli ospiti?

E quando le notizie (peraltro stoltamente tenute nascoste dalle direzioni) relative a contagi e morti hanno cominciato a filtrare, e i parenti degli anziani hanno cominciato a protestare per la scarsa trasparenza e per la mancanza di interventi appropriati? Non era forse giunto il momento, improcrastinabile, di agire?

Il 20 Marzo, il senatore abruzzese Primo di Nicola, fortemente allarmato, presenta un’interrogazione parlamentare in cui chiede di “Costituire con urgenza una task force formata da forze dell’ordine e sanitari che si occupi di verificare le condizioni delle residenze e case di riposo per anziani nel Paese, a cominciare da quelle segnalate dalle cronache”. Questa interrogazione, rivolta al Presidente del Consiglio dei Ministri, al Ministro della Salute, al Ministro dell’interno e al Ministro per le Pari Opportunità e la Famiglia non riceve risposta, né la dovuta attenzione.”

E così, a cosa abbiamo dovuto assistere?

La vicenda del Pio Albergo Trivulzio, meglio nota, ai milanesi, come ‘baggina’ (perché si trova nel popolare quartiere di Baggio). gestita da Comune di Milano e regione Lombardia, lascia l’amaro in bocca.

Un centinaio di morti reali, contro una ventina ufficialmente dichiarati.

E a noi non interessa, qui, se siano morti col o per il Corona virus modificato dai nobili ricercatori di Wuhang. Ci interessano due cose:

  • gli unici soggetti che dovuto sicuramente venire immediatamente tamponati, ricoverati o isolati, non lo sono stati.
  • dato che, ci dicono, ogni anno muoiono in quell’ameno luogo (la ‘baggina’ è la casa per anziani dei nulla tenenti) centinaia di anziani per le normali influenze… anziani tutti regolarmente vaccinati. Ma dunque per l’influenza normale non sono previste cure avanzate, letti terapia intensiva, mascherine… nulla? E la vaccinazione a cosa serve?

Le giustificazioni della direzione per quella che appare una mortalità enorme sono risibili. “Solo 5 morti in più rispetto a quelli per semplice influenza dell’anno scorso”(1). Già: con tutte le misure precauzionali prese dall’inizio di marzo – che si spera siano state applicate a quegli ospiti così poco ‘appetibili’)… Con le cure prestate, con i farmaci superpotenti. “Solo 5 morti in più”.

Ma i morti della Baggina non sono gli unici. Per restare a Milano, la prestigiosa cara di riposo protetta (che significa con presenza di medici e infermieri specializzati 24 ore su 24) “Anni Azzurri” San Faustino (all’Ortica) ha avuto 23 ospiti morti (al 24 marzo) di cui solo 14 tamponati e risultati positivi. Al momento 44 pazienti sono infettati: 42 sono in isolamento nella struttura, due sono stati ricoverati, al Policlinico e all’Istituto clinico Città Studi.

Altre situazioni drammatiche si hanno nel resto d’Italia,

A Soleto, in provincia di Lecce,  87 le persone allettate, abbandonate a se stesse, già 9 i decessi e 70 i positivi.

In provincia di Torino, a Brusasco , 9 anziani morti, 22 superstiti che nessuno ha voluto tamponare, ma che sono quai certamente positivi e restano lì ad aspettare senza alcun intervento.

A Borromeo di Mediglia (sempre in Lombardia) i morti sono stati oltre la sessantina, e sempre nel mese di marzo.

Potremmo andare avanti per altre decine di casi in tutta Italia, ma crediamo che il quadro sia sufficientemente chiaro: nessuno ha pensato a strutturare rapidamente una task force capace di monitorare e guidare le direzioni della case per anziani, con disposizioni tassative e soluzioni adeguate all’emergenza.

Chiudere la stalla quando i buoi sono scappati, ecco quanto sta facendo, autonomamente, il sottosegretario Pierpaolo Sileri, che annuncia oggi un’ispezione al Trivulzio, mentre, per parte loro, Sala e Fontana si rimpallano le responsabilità e “chiedono chiarezza”. Si suppone a se stessi, dato che la gestione della Baggina, come abbiamo detto. è tutta in mano al Comune e alla Regione.

Franco Slegato

  1. “il dato del primo trimestre 2020, che tiene conto anche dei decessi di ospiti trasferiti ai Pronto Soccorsi, è in linea con i decessi avvenuti al Pat nel corrispondente trimestre 2019 (170 contro 165), mentre nello stesso periodo sono risultati 15 contro 13 alla RSA Principessa Jolanda. Nel mese di marzo 2020 al PAT sono risultati 18 decessi in più rispetto al corrispondente mese del 2019. Una situazione che non si configura come strage nascosta ma conferma che al Pat non vi sia una situazione fuori controllo”.