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Il caso Pudjeimont Il caso Pudjeimont
Sparita dai radar dell’informazione, la questione catalana sembra non interessare più nessuno. Eppure il leader della rivolta (pacifica e non violenta) del 2017, che... Il caso Pudjeimont

Sparita dai radar dell’informazione, la questione catalana sembra non interessare più nessuno. Eppure il leader della rivolta (pacifica e non violenta) del 2017, che affermò con un referendum il diritto all’indipendenza di Barcellona è oggi deputato europeo, mentre decine di suoi compagni di partito sono rinchiusi nelle carceri di Madrid: prigionieri politici nel senso più pieno del termine.

La Commissione elettorale spagnola non ha accettato la richiesta di Boye, che si era presentato con un documento che dimostrava che Puigdemont aveva fatto il giuramento in Belgio, dove si trova in esilio autoimposto. La Commissione ha considerato non valido lo stesso documento presentato in nome di Toni Comín, ex ministro del governo di Puigdemont. Sia Comín che Puigdemont si trovano in Belgio in una situazione di “autoesilio” da quando fuggirono della Spagna per non affrontare il processo che li aspettava.

La Commissione elettorale spagnola ha negato a Pudjeimont lo status di Parlamentare europeo, non avendo questi potuto (e probabilmente voluto) giurare preliminarmente sulla Costituzione Spagnola, passaggio indispensabile come rappresentante ‘spagnolo’ a Bruxelles. Questo dopo che il Tribunale supremo spagnolo non aveva autorizzato l’attribuzione del seggio europeo a Oriol Junqueras, vicepresidente del governo indipendentista di Puigdemont, in carcere per i fatti dell’autunno 2017.

76 eletti a Bruxelles, ‘sparsi’ fra i diversi gruppi, stanno chiedendo con forza che questa incredibile vicenda abbia fine. Ma non si capisce come sia possibile che tutti gli altri accettino supinamente che i diritti politici di un eletto siano violati così chiaramente sulla base di leggi ‘nazionali’ in contrasto, assoluto, con il diritto internazionale, che riconosce a tutti i Popoli l’autodeterminazione pacifica. I catalani hanno certo violato la legge spagnola, che vieta ogni dichiarazione ed ogni atto che metta in discussione l’unità nazionale. Ma l’hanno violata in nome di un principio superiore, appunto il diritto all’autodeterminazione che è riconosciuto esplicitamente dall’ONU, e l’hanno fatto in maniera totalmente gandhiana.

Secondo il governo Spagnolo è lecito impedire a un eletto di prendere posto nel Parlamento di Bruxelles a causa delle sue idee politiche e delle sue azioni politiche. Se il Parlamento di Bruxelles non reagirà, confermerà l’impressione, forte in tutta Europa, della sua inutilità e subalternità a logiche e interessi del tutto svincolati da principi etici e di diritto.