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Il Bilderberg di Papa Francesco Il Bilderberg di Papa Francesco
Si chiama COUNCIL FOR THE INCLUSIVE CAPITALISM, e riunisce alcuni fra i più spietati padroni del pianeta sotto la Cupola di San Pietro. Franco... Il Bilderberg di Papa Francesco

Si chiama COUNCIL FOR THE INCLUSIVE CAPITALISM, e riunisce alcuni fra i più spietati padroni del pianeta sotto la Cupola di San Pietro.

Franco Slegato

L’8 dicembre, ha preso ufficialmente forma una nuova lobby internazionale, strettamente legata al Vaticano, costituita da manager di grandi corporation, (tutte citate da Fortune fra le 500 più grandi del mondo) e sotto la guida di Lady de Rothschild, Papa Francesco e del cardinale ghanese Peter Turkson.

Il nome scelto da questo nuovo club si rifà a una corrente di pensiero molto conosciuta e molto affermata fra i grandi manager, che non ha però alcuna possibile base ideologica o filosofica. Il “capitalismo inclusivo” sarebbe il capitalismo dal volto umano, quello che ha avuto in Italia come massimo, anzi unico teorizzatore, il massone Adriano Olivetti. Morto lui, occorre ricordare, i suoi successori rapidamente riportarono l’azienda di Ivrea sui ‘corretti’ binari del cosiddetto business first, consegnarono le chiavi a Di Benedetti, che si rivelò uno speculatore di primo livello (ricordiamo la sua vendita allo Stato di centinaia di milioni di attrezzature obsolete e ormai inutilizzabili). Il ‘capitalismo dal volto umano’ è in realtà uno slogan, un modo di porsi studiato dagli strateghi del marketing, indispensabile per andare incontro allo stato d’animo delle centinaia di milioni di poveri o di borghesi preoccupati per le conseguenze sociali e ambientali della globalizzazione. E non si creda che questo giudizio così “tranchant” derivi da una posizione ideologica o comunque pregiudiziale di chi scrive. La prova sta nei nomi delle aziende, e dei manager, schierati sotto la cupola protettrice di Papa Francesco, come noto già grande capo dei Gesuiti dell’America Latina e amico personale dell’Ammiraglio Massena durante la terribile repressione che seguì al Golpe di Videla, in Argentina. Vediamo dunque alcuni di questi nomi:

  • Oliver Bäte, Allianz assicurazioni, chairman of the board of management
  • Edward D. Breen, Dupont ,executive chairman and chief executive officer
  • Kenneth C. Frazier, Merck, chairman of the board & chief executive officer
  • Alex Gorsky, johnson & johnson, chairman of the board & chief executive officer
  • Alfred Kelly, Visa inc. , chairman and ceo
  • Bernard Looney, BP, chief executive officer
  • Brian Moynihan, Bank of America, chairman of the board & chief executive office
  • Lynn Forester de Rothschild, inclusive capital partners, founding & managing partner
  • Rajiv Shah, The Rockefeller Foundation, president
  • Darren Walker, Ford Foundation, president

Ora, che a costruire un nuovo capitalismo dal volto umano possano essere i CEO di banche, case farmaceutiche, industrie petrolifere… insieme ai Rockfeller e ai Rothschild, è cosa che lascia un filino perplessi. Tanto più se si pensa che:

La BP è la società rsponsabile del disastro del Golfo del Messico, quando una piattaforma petrolifera causò uno dei più grandi inquinamenti marini di tutti i tempi.

La Johnson & Johnson è stata condannata nel giugno del 2020 a pagare 572 milioni di dollari a 22 donne, per aver queste contratto un cancro alle ovaie a causa di un talco all’amianto commercializzato dalla corporation (che era al corrente del rischio connesso al suo utilizzo, ma aveva evitato di metterne al corrente i consumatori, o semplicemente di ritirarlo dal mercato).

La Merck, dal canto suo, è fin troppo nota per aver causato col suo farmaco antinfiammatorio Vioox qualcosa come 27.000 morti per crisi cardiache. E per molti altri fatti analoghi, per così dire ‘minori’.

La DuPont è la più grande azienda chimica del mondo. Nel suo curriculum troviamo una delle più grosse porcherie della storia industriale, l’inquinamento da Teflon, responsabile massimo della diffusione in tutto il mondo dei famigerati PFAS con uno strascico impressionante di tumori e di morte. Ma dove la DuPont è stata particolarmente odiosa, è stata nella gestione dei prodotti pericolosi. Infatti, per riacquistare un minimo di immagine, nel 2006 dichiarò di aver dismesso gran parte delle sue produzioni più tossiche…. , ma si venne pochi anni dopo a scoprire che in realtà aveva semplicemente creato una nuova società controllata, la Chemours, cui erano state demandate quelle produzioni.

Su Allianz Assicurazioni: non è neppure il caso di soffermarsi, dato che sulla politica e sulla moralità delle grandi società assicurative è stato scritto e dimostrato in centinaia di tribunali di tutto il mondo tutto il possibile. Figuriamoci la moralità di Bank of America.

Quanto a Rockefeller. Rothschild e Ford… è faticoso vederli nei panni di benefattori dell’Umanità, per chiunque abbia un minimo di infarinatura di storia dell’economia e della politica.

Visto dunque questo quadretto, e appurato che l’adesione all’inclusive capitalism sembra non essere altro che un maquillage di bassissima lega, vediamo di capire in che modo il ‘council’ funziona.

In realtà, l’unica fonte che ci permette di verificare l’azione di questo gruppo è il suo sito internet. Ma chi andasse a consultarlo, resterebbe molto deluso. Infatti vi si trovano svariati documenti generici, proposte ambientali di respiro secolare, riferimenti a pronunciamenti dell’ONU, grandi richiami ai valori della solidarietà e della giustizia sociale. Nient’altro.

Certo, il Council è nato solo da due mesi, quindi possiamo serenamente aspettarci per il prossimo futuro un po’ di beneficienza, qualche investimento ‘politicamente corretto’, qualche accordo con stati del terzo mondo per costruire qualche scuola (in cui i bambini verranno sapientemente indottrinati al pensiero unico). Ma nessuna delle criticità dovute alla globalizzazione, o all’insostenibile accentramento delle ricchezze del mondo in poche mani viene affrontato.

Perché il Vaticano, e in particolare Papa Francesco, ha sposato questa congerie di speculatori e di inquinatori, la cui disponibilità di capitali ammonta a non si sa quanti trilioni e trilioni di dollari? Quale sarebbe la ratio di una simile operazione?

A voler accreditare la Chiesa Cattolica di una improbabile buona fede missionaria, si può pensare che in omaggio alla sua dottrina sociale (che non prevede la lotta ai ricchi in favore dei poveri, ma semmai l’appello alla buona volontà dei ricchi per alleviare le povertà) Francesco si aspetti da questi signori quel che abbiamo detto poco fa, ossia investimenti a sfondo sociale.

A voler invece essere cattivi, si può ritenere che l’obiettivo di Francesco (affiancato dal cardinale Turkson) sia sì quello di avere sì tali investimenti, facendo però in modo che poi a gestirli sia la Chiesa di Roma, con la sua organizzazione capillare sparsa in tutto il mondo. Inoltre una simile alleanza politica garantirà al Vaticano buoni appoggi e aiuto in quelle situazioni in cui la Chiesa Cattolica è in difficoltà, magari perseguitata o impedita nella sua azione. Poi possono anche esistere interessi diretti: molti dubbi infatti ha scatenato il recente intervento di Francesco a favore della vaccinazione di massa anticovid, vaccinazione che ‘nasconde’ un business di decine di miliardi di dollari. Il Papa si è ben guardato dal chiedere che questo business cessi, e che invece i vaccini siano prodotti da aziende di stato, o al limite venduti dalle aziende senza profitto, ma solo per un ammontare capace di coprire le spese, gli stipendi dei lavoratori e via dicendo. Ricordiamo poi che Johnson e Johnson ha appena lanciato il suo vaccino sul mercato. A voler essere blasfemi, c’è quantomeno un notevole conflitto d’interessi

Per concludere, la dubbia, molto dubbia buonafede dei ‘guardiani’ (così si fanno chiamare questi esponenti del capitalismo internazionale) è messa in particolare evidenza dai loro incredibili stipendi (più asset). Il già citato Adriano Olivetti raccomandava che le diseguaglianze, pur legittime, non venissero esaltate, e che la differenza massima fra gli stipendi del più umile operaio e del più importante manager non andasse oltre il rapporto di 1 a 10. Rapporto che farebbe inorridire qualunque CEO… va bene l’inclusione… ma non esageriamo!

Lontani, lontanissimi i tempi di Medellin e della cosiddetta “opzione per i poveri” della teologia della Liberazione e della Chiesa sudamericana.