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IL BANDOLO DELLA MATASSA: ELOGIO ALLA RESILIENZA IL BANDOLO DELLA MATASSA: ELOGIO ALLA RESILIENZA
di Yari Ferrone - Psicologo clinico Yari Ferrone, psicologo clinico, specializzando in psicoterapia psicoanalitica interpersonale. Attualmente svolge la libera professione in videoseduta e telefonicamente... IL BANDOLO DELLA MATASSA: ELOGIO ALLA RESILIENZA
di Yari Ferrone - Psicologo clinico   

Yari Ferrone, psicologo clinico, specializzando in psicoterapia psicoanalitica interpersonale. Attualmente svolge la libera professione in videoseduta e telefonicamente offrendo servizio di supporto psicologico e psicoterapia per adulti e adolescenti.
Collabora con una struttura psichiatrica riabilitativa “Morrone” occupandosi di clinica delle psicosi, periodicamente conduce laboratori di arte sperimentale presso DLF a Sulmona e lavora come docente di psicologia e comunicazione presso un centro di formazione professionale della regione Lazio.

All’improvviso pensiamo a noi. Può capitare un guasto al proprio mezzo di trasporto, l’affondare della barca che ci fa navigare, (se pensiamo alle tragedie in mare degli immigrati che trovano la morte mentre cercano salvezza) oppure una fine improvvisa, una brutta malattia, l’intrusione di un movimento che può destabilizzare la nostra vita, un abbandono imprevisto, un incidente, un evento accidentale, un’illusione frantumata, una delusione subita.

Sigal – L’abbandono


Pensiamo anche alla natura, alle foreste che cercano di sopravvivere all’uomo che le rade al suolo, a chi perversamente si diverte a darne fuoco o ancor più all’inquinamento che la rende tra le principali vittime della terra.
Pensiamo ad un bimbo a cui manca il genitore nel momento di maggior bisogno, oppure ad un cucciolo di cane abbandonato sul ciglio di una strada. A chi rimane senza lavoro e senza denaro, a chi per questioni legali oppure per eventi sismici perde la casa, a chi smarrisce la via finendo nella confusione più assoluta, nel disorientamento che colpisce e che fa perdere ogni rotta.

Edvard Munch – Autoritratto, il viandante notturno

Ogni movimento, per spiacevole che sia, è pur sempre un movimento a cui va posta una giusta dose di attenzione. Catastrofi che possono essere tra le più svariate; di ogni tipo, in ogni modo, in ogni luogo, interno, esterno, impercettibile, indefinibile e a volte inindividuabile. Per reggere il peso del movimento è necessaria una turbolenza!

Rafael Olbinski

Friedrich Nietzsche, filosofo tedesco, sosteneva che “Ciò che non ti uccide ti rende più forte”, eppure le tragedie non sono solo i fatti subiti, bensì anche ciò che ci aspettavamo accadesse ma che continua a non verificarsi.
Un ritorno, una guarigione, un’emozione attesa da tempo, la destabilizzazione di un sentimento, l’imprigionamento mentale, come anche le fissazioni, le dipendenze, le responsabilità, tutte quelle questioni che più che accadere ci cadono dentro, albergano a lungo nelle camere del silenzio e a volte impiegano del tempo per ritrovare la loro voce; la loro natura e la loro spontaneità perduta oppur sottratta da una costellazione negativa che ne ostacola la fluidità del cammino che si sta faticosamente percorrendo.

Rosario Capuana

Ma l’ostacolo che c’impedisce di proseguire verso un “dove” non è detto che non ci conduca altrove! Ce lo descrive bene Roberto Angelini in un verso della sua canzone “Come sei” in cui intona che “ogni fine è un nuovo inizio, ogni scelta è un binario”. Non è un caso che l’intero album, da cui si evince un costante auspicio al cambiamento, porti un titolo davvero originale: LA VISTA CONCESSA. Perché forse è proprio così, le catastrofi possono farci vedere cose che prima non avevamo lontanamente immaginato neanche nelle più remote forme di fantasia psicologica.

Natalia Rak – Laddove c’era un fiore

La resilienza, inoltre, non è solo l’affrontare le difficoltà o sopportarne le annesse delusioni ma anche evitarne l’evitamento, proprio come descritto da Omero nell’Odissea in cui Ulisse, dopo aver protetto i suoi uomini dall’insopportabile canto delle sirene, si fa legare per affrontare l’esperienza atroce fatta di voci, di richiami, di frastuoni, talmente pericolosa da causare la morte dei marinai che osavano transitare presso la loro isola; eppure Ulisse decide di far fronte a questo pericolo che diventa una prova di coraggio, una resistenza ed una sopportazione senza precedenti, un mettere alla prova i propri limiti in quanto spinto dal desiderio di conoscenza che, pur se nociva e pericolosa, comunque non ne giustifica la rinuncia.

E allora la resilienza come atto di sfida, di esplorazione di sé, avventura della propria esperienza psichica nel viaggio di scoperta della vita di ognuno. Riconoscere i propri limiti, insomma, non è un segnale di sconfitta e di rinuncia bensì un segno che finalmente c’è una strada, anche se tutta ancora da percorrere.

Metamorfosi


Bisogna saper resistere anche se a volte è necessario mollare per ricominciare ad esistere, perché se è vero che ogni arrivo equivale all’inizio di una nuova partenza è pur vero che in ogni nuova partenza troviamo la fine di un arrivo. Per poi ricominciar da un punto altro, così che la resilienza non si limiti solamente a rappresentare la capacità di far fronte agli urti ma anche la possibilità di trasformarsi in opportunità in grado di promuovere cambiamenti, generare nuovi movimenti tra menti che vanno oltre e sguardi che cominciano a vedere il mondo da una prospettiva diversa.

Charles Darwin, principale studioso dell’evoluzione asseriva che… Non è la specie più forte a sopravvivere e nemmeno quella più intelligente, ma la specie che risponde meglio al cambiamento.

James R. Eads

Dott. Yari Ferrone

Studio: Sulmona – L’Aquila
tel. 340.7722712
email: yari.ferrone@hotmail.it

Immagine di copertina:  
Sandrine Boulet - street artist