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I motivi dell’invasione I motivi dell’invasione
Un editoriale dell’agenzia russa NOVOSTI, pubblicato la mattina del 26 febbraio e subito ritirato Questo è l’editoriale che l’agenzia russa RIA Novosti, a firma... I motivi dell’invasione

Un editoriale dell’agenzia russa NOVOSTI, pubblicato la mattina del 26 febbraio e subito ritirato

Questo è l’editoriale che l’agenzia russa RIA Novosti, a firma Petr Akopov, ha pubblicato (e subito ritirato) alle 8 di mattina del 26 febbraio, il giorno successivo all’invasione dell’Ucraina. Questo articolo chiarisce le intenzioni di Mosca (anche se non sappiamo se fosse o meno autorizzato da Putin) e i suoi progetti. Ci offre la possibilità di comprendere le ragioni della Russia e del nazionalismo russo.

Un nuovo mondo nasce sotto i nostri occhi. L’operazione militare russa in Ucraina ha inaugurato una nuova era e lo fa contemporaneamente su tre piani diversi. Senza dimenticare il quarto, il piano interno alla Russia. Da un punto di vista ideologico e socioeconomico quella che ha inizio oggi è una nuova era. Ma questo argomento merita di essere affrontato in seguito.

La Russia reinstaura la sua unità. La tragedia del 1991, quella terribile catastrofe della nostra storia, quella disgregazione contro natura, è infine superata. La restaurazione esige grandi sacrifici attraverso eventi tragici come una quasi guerra civile in cui fratelli separati solo dall’appartenenza all’esercito russo e ucraino si sparano ancora addosso, ma non ci sarà più l’Ucraina antirussa. La Russia ristabilisce la sua integrità storica riunendo l’intero mondo russo, l’intero popolo russo: i Grandi Russi, i Bielorussi e i Piccoli Russi.

Abbandonare l’idea della riunificazione e lasciare che questa temporanea divisione si protragga per secoli significa tradire la memoria dei nostri avi e farci maledire dai nostri discendenti per aver lasciato che la terra russa si disintegrasse.

Con la decisione di non lasciare la questione ucraina alle future generazioni Vladimir Putin si è assunto, non è un’esagerazione, una responsabilità storica. La necessità di mettere fine al problema Ucraina non poteva più rimanere il cruccio sospeso della Russia e questo essenzialmente per due motivi, e il problema della sicurezza nazionale della Russia, cioè lasciare l’Ucraina diventare anti-Russia, non ne è quello principale.

Il motivo principale è l’eterno complesso dei popoli separati, un sentimento di umiliazione nazionale dovuto al fatto che la casa russa ha perso una parte delle sue fondamenta (Kiev) e deve sopportare l’esistenza di due Stati, di due popoli. Continuare a vivere così significherebbe rinunciare alla nostra storia, che lo sia accettando l’insensata idea che «solo l’Ucraina è la vera Russia» oppure rammentando, impotenti e digrignando i denti, «l’epoca in cui abbiamo perso l’Ucraina». Con il passare dei decenni la riunificazione della Russia con L’Ucraina diventerebbe sempre più difficile: il cambiamento delle leggi, la derussificazione dei russi che vivono in Ucraina e la propaganda antirussa tra i Piccoli Russi ucraini sarebbero aumentati. Inoltre se l’Occidente fosse riuscito a consolidare il controllo geopolitico e militare in Ucraina il ritorno alla Russia sarebbe diventato decisamente impossibile perché i russi avrebbero dovuto affrontare nello scontro l’intero blocco atlantico.

Ora come ora questo problema non esiste più: l’Ucraina è tornata alla Russia. Un ritorno che non significa che perda il suo status di Stato. Semplicemente sarà trasformata, riorganizzata e riportata al suo stato originario in quanto parte integrante del mondo russo. Con quali frontiere? Sotto quale forma? Un’alleanza con la Russia con l’intermediazione dell’OTSC (Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva: alleanza militare di stati ex Urss ndt) e dell’Unione economica eurasiatica oppure in quanto Stato che fa parte dell’Unione di Russia e Bielorussia? Tutto questo sarà deciso una volta che l’Ucraina antirussa non esisterà più. Qualunque sia la scelta, il tempo della divisione del popolo russo è finito.

È adesso che ha inizio il secondo piano della nuova era annunciata. Si tratta delle relazioni della Russia con L’Occidente e non solamente della Russia ma del mondo russo cioè dei tre Stati: Russia, Bielorussia e Ucraina, che agiscono come una sola entità geopolitica. Le relazioni sono entrate in una nuova fase e l’Occidente vede la Russia tornare alle sue frontiere storiche in Europa. Se ne indigna rumorosamente, benché in fondo al cuore debba ammettere che non poteva essere altrimenti.

Ma chi nelle vecchie capitali europee, a Parigi o a Berlino, poteva veramente credere che Mosca avrebbe rinunciato a Kiev? Che i russi sarebbero rimasti per sempre un popolo diviso? E per giunta proprio mentre l’Europa si unisce e le élites tedesche e francesi cercano di riprendere il controllo dell’integrazione europea agli anglosassoni per costruire una Europa unita! Dimenticando che l’unificazione dell’Europa è stata resa possibile solo dall’unificazione tedesca, realizzata grazie alla buona (benché poco intelligente) volontà russa. Qualunque pretesa di terre russe supera il colmo dell’ingratitudine: è solo stupidità geopolitica. L’Occidente nel suo insieme e l’Europa in particolare non avevano il potere di mantenere l’Ucraina nella propria sfera d’influenza, meno che mai quello di impossessarsene. Per non capirlo bisognava essere un vero babbeo in geopolitica.

Di fatto c’era una sola opzione: scommettere sul collasso della Russia, cioè della Federazione di Russia. Ma il fatto stesso che questa eventualità non si sarebbe realizzata avrebbe dovuto essere chiaro già vent’anni fa. Quindici anni fa dopo il discorso di Putin a Monaco perfino i sordi avrebbero sentito che la Russia stava tornando.

Oggi l’Occidente cerca di punire la Russia per questo ritorno, per aver impedito agli occidentali di arricchirsi a sue spese, per aver fermato l’espansione occidentale verso est. Cercando di punirci l’Occidente è convinto che le nostre relazioni con lui siano di importanza vitale. Ma non è più così da molto tempo. Il mondo è cambiato e gli europei così come gli anglosassoni che governano l’Occidente lo capiscono. Qualunque pressione occidentale sulla Russia sarà inutile. I danni provocati dall’escalation del confronto saranno bilaterali ma la Russia è pronta sia moralmente che geopoliticamente al momento in cui l’aggravarsi dello scontro comporterà per l’Occidente costi importanti, di cui i principali non saranno per forza economici.

L’Europa in quanto Occidente, voleva autonomia. A ben vedere il progetto tedesco di una grande Europa integrata è un nonsenso strategico se gli anglosassoni mantengono il controllo ideologico, militare e geopolitico sul Vecchio Mondo. E questo progetto non ha alcun futuro visto che gli anglosassoni hanno bisogno di un’Europa sotto il loro controllo. Eppure l’Europa ha bisogno della propria autonomia per un’altra ragione: nel caso in cui gli Stati Uniti si isolassero (a causa dei loro conflitti interni crescenti e delle loro divisioni) oppure se si concentrassero sulla regione del Pacifico dove il centro di gravità geopolitica si sta effettivamente spostando oggi.

Gli anglosassoni stanno trascinando l’Europa allo scontro con la Russia e così facendo impediscono agli europei di rendersi indipendenti. Dal canto suo l’Europa cerca di imporre la rottura con la Cina. Se gli atlantisti si rallegrano oggi del fatto che la «minaccia russa» unisca il blocco occidentale, Berlino e Parigi devono capire che una volta persa ogni speranza di autonomia il progetto europeo è destinato a crollare nel medio periodo. Per questo motivo gli europei liberi di spirito non hanno alcun interesse nella costruzione, sui loro confini orientali, di una nuova Cortina di Ferro che si trasformerebbe in un vero e proprio recinto attorno all’Europa. L’epoca della leadership mondiale del Vecchio Mondo (per essere precisi circa mezzo millennio) è comunque finita. Eppure diverse opzioni per il suo futuro sono ancora possibili.

Il terzo piano rispetto a quanto avviene è l’accelerazione della costruzione di un nuovo ordine mondiale i cui confini sono sempre più resi evidenti dall’espandersi della globalizzazione anglosassone. Un mondo multipolare è però diventato realtà. Solo l’Occidente si oppone alla Russia per l’operazione in Ucraina, perché il resto del mondo la comprende perfettamente: è un conflitto tra la Russia e l’Occidente, è la riposta all’espansione geopolitica degli atlantisti, è il ritorno della Russia al suo spazio storico e al suo posto nel mondo.

La Cina, l’India, l’America latina, l’Africa, il mondo islamico, l’Asia del sud est, nessuno crede più che l’Occidente guidi l’ordine mondiale e ancor meno che ne stabilisca le regole del gioco. La Russia non ha solamente sfidato l’Occidente, ha mostrato che l’era della dominazione occidentale mondiale si può considerare completamente e definitivamente conclusa. Il nuovo mondo verrà costruito da tutte le civiltà e da tutti i centri di potere, naturalmente collaborando con l’Occidente (unito o meno) ma quest’ultimo non potrà più imporre né termini né regole.

Traduzione dall’inglese di Mimosa Martini.  A pubblicarlo per primo, in inglese, è stato il giornalista della Bbc Alistair Coleman.

N. B. Ringraziamo Antonella Luccarini per averci fornito l’articolo