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Guerriglia fra scienziati: tu a che Big Pharma appartieni? Guerriglia fra scienziati: tu a che Big Pharma appartieni?
Il British Medical Journal stronca la sperimentazione di Pfizer, e scatta subito il (maldestro) soccorso della scienziata fedele. La guerriglia fra scienziati prosegue. Sulla... Guerriglia fra scienziati: tu a che Big Pharma appartieni?

Il British Medical Journal stronca la sperimentazione di Pfizer, e scatta subito il (maldestro) soccorso della scienziata fedele.

La guerriglia fra scienziati prosegue. Sulla pelle di tutti noi. Ogni scienziato che si occupi in qualche modi di Medicina, ha una casacca, che porta i colori dell’Industria Farmaceutica che finanzia l’Istituto di Ricerca di riferimento, o le attività private di qualcuno.

Questa affermazione non è ideologica, non è basata su pregiudizi antiscientifici: è basata su dati di fatto. Un esempio per tutti.

Sul British Medical Journal viene pubblicato uno studio a firma Peter Doshi, (Professore dell‘Università del Maryland. ricercatore universalmente stimato) che critica il modo in cui sono stati lanciati dalle case farmaceutiche coinvolte i vaccini anti-COVID. “Manca una trasparenza sui dati – scriveva in  un primo articolo, a fine novembre Doshi – non è chiaro fino a che punto funzionino e non sono stati arruolati sufficienti anziani, persone immunodepresse e bambini per capirne gli effetti indesiderati su un periodo medio lungo”

Dopo questo pezzo, Doshi si impegnò a studiare i documenti prodotti da Pfizer alla Food and Drug Administration (l’Agenzia del farmaco USA) per ottenere l’autorizzazione (di emergenza).

Ebbene, secondo Doshi alcuni gravi errori nella sperimentazione farebbero sì che l’efficacia reale dei vaccini sia del tutto fittizia, e comunque sicuramente inferiore a quella detta fino ad ora: alla soglia di efficacia fissata dalle autorità(50%). Del tutto inattendibili secondo Doshi le cifre fornite dai produttori (che come noto parlano di un’efficacia del vaccino superiore al 90%). L’efficacia, secondo la revisione dei dati operata per il BMJ da Dashi si attesterebbe fra il 19 e il 29%: decisamente irrisoria.

Uno studio di questo tipo, pubblicato sul BMJ avrebbe dovuto indurre tutti alla massima attenzione critica. Ed ecco invece l’immediata risposta degli ‘scienziati’ di fede vaccinista, diciamo così.

In Italia è Anna Maria Colao, considerata fra i più autorevoli scienziati italiani, neuroendocrinologa di fama internazionale, molto presente in tutte le iniative Pfister (come si scopre da una modesta ricerca su Google) e anche già vincitrice nel lontano 2003 di un premio “generosamente finanziato” da Pfizer stessa) a prendersi l’onore e di “sbugiardare” Doshi.

Il premio generosamente finanziato da Pfizer, assegnato ad Annamaria Colao nel 2003

In un’intervista alla nota rivista scientifica “Il Salvagente” spiega che il BMJ… non è poi questa autorità indipendente così importante… infatti diverse riviste ‘ben più autorevoli’ che avevano precedentemente avanzato critiche, invece di rincararle, come fa Doshi, le avevano ritrattate.

Liquidato quindi in un sol dire il veicolo, la Colao passa ai contenuti. Ma la prende molto alla larga.

“Trovo molto grave entrare a gamba tesa in un momento in cui si stanno facendo le prime vaccinazioni. E per cosa? Per dire ‘Non abbiamo tutti i dati’? Ma è quanto di più normale e non solo in un caso come questo dove la velocità nella produzione di uno strumento destinato a salvare vite ed economie è stata ovviamente accelerata. La domanda da farsi, semmai, dovrebbe essere: ‘ci potevamo permettere di aspettare’?” Stabilito dunque che un eventuale disastro sanitario, o una campagna di massa inutile con un vaccino inefficace sarebbero comunque preferibili a nessun vaccino, l’endocrinologa la butta pesantemente sul personale.

“Uno scienziato deve bilanciare il rischio tra benefici e rischi, altrimenti è bene che cambi mestiere”. A parte che uno scienziato dovrebbe esclusivamente pensare alla scienza, e non certo far politica sanitaria, detto questo il rapporto fra benefici e dubbi ci pare sia per sua stessa natura opinabile, e la presunzione che traspare da queste parole permette di dare un giudizio, questo sì univoco, su chi le pronuncia.

Annamaria Colao, ha decisamente molti e buoni rapporti con alcune case farmaceutiche (se non tutte): come riporta il suo CV, la professoressa è “Responsabile scientifico di oltre 50 studi in GCP negli ultimi 10 anni eseguiti in convenzione con industrie farmaceutiche ad estensione mondiale. Coordinatore nazionale del gruppo di studio “Progetto multidisciplinare per lo sviluppo e la ricerca in tema di tumori neuroendocrini sul territorio nazionale” (grant non condizionale illimitato di Novartis Farmaceutici, Italia) Coordinatore nazionale del gruppo di studio “COMorbidities Evaluation and Treatment in Acromegaly” (grant non condizionale illimitato di Ipsen Farmaceutici, Italia) Coordinatore nazionale del gruppo di studio “HYPOCCS: Hypopituitarism Control and Complication Study” (grant non condizionale illimitato di Lilly Farmaceutici, Italia)” .

Di un’analisi approfondita su decine e decine di pagine di dati e di metodologie d’indagine, che Doshi svolge, non una parola. La Scienza è l’illustre assente in questa reazione obiettivamente scomposta.

Ma il finale getta uno spaccato per noi profani che è veramente impagabile, e che spiega molto bene perché “non possiamo fidarci della comunità scientifica”, come recita il sottotitolo del mio libro “La Scienza Tradita”:

Professoressa, si è fatta un’idea del perché un editore del British medical journal abbia lanciato una “bomba” del genere?

Non lo capisco, mi sembra puerile, quasi fosse un modo per vendicarsi di qualche dato o qualche informazione che non gli hanno dato.”

Sta parlando del British Medical Journal e di una articolo scientifico, scritto da un ricercatore di chiara fama. Auguri.

Angelo Casali

Autore de “La Scienza Tradita”, Edizioni Sì www.edizionisi.com