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Grillini o Contini? Come il 5Stelle da antisistema è finito nella casta Grillini o Contini? Come il 5Stelle da antisistema è finito nella casta
Potrebbe fare più scalpore l’ultima mossa di un Beppe Grillo in avanzato stato di decomposizione ideologica, con la quale difende in maniera scomposta il... Grillini o Contini? Come il 5Stelle da antisistema è finito nella casta

Potrebbe fare più scalpore l’ultima mossa di un Beppe Grillo in avanzato stato di decomposizione ideologica, con la quale difende in maniera scomposta il tentativo di appropriazione “debita” della sua creatura politica: perché la notizia dell’andata in fumo di altre due bandiere del Movimento dovrebbe continuare a far riflettere sul coagulo del rivoluzionato nel rivoluzionatore. Una trombosi mortale che sblocca i licenziamenti e il cashback essenziale per la “transizione digitale” il sostegno al commercio e la lotta all’evasione.

Ma fa più notizia l’ennesimo insensato sfogo dell’ elevato, evidentemente quando si tratta di affetti il di lui tallone d’Achille affiora e si recide nella paura più profonda, quella che in gioventù non puoi ancora capire, ma che alla fine del percorso, quando hai fatto nascere qualcosa o qualcuno e sei il padre di un’idea, il dolore più grande è quello di perderla. Forse ancora più grave è il sospetto che possa essere rapita da qualcun altro, modificata, male interpretata e condizionata e non più direzionata alla rivolta ma complice dei nemici politici che ne furono la causa ideologica.

Come se un capomafia uccidesse il fidanzato rivoluzionario di una ragazza candida, pura e fragile, la quale avvolta dal dramma dell’esistenza costretta dal male, si ritrovasse all’altare col carnefice. Perché questo è il 5stelle oggi, la creatura candida, e quel matrimonio si chiama governo Draghi.

Non c’è niente da fare e non c’è spiegazione plausibile: giustificare un fallimento con la scusa del governo di stabilità, o del governo tecnico, o dell’unità nazionale o qualsiasi cosa il grillino governista voglia oggi raccontare, se sei il rivoluzionario non puoi unirti col nemico della rivoluzione. E’ come uccidere i tuoi commilitoni nel sonno. Perché fu proprio quel nemico che generò la scintilla della tua ribellione, fu dalla disperazione e dall’ingiustizia che eri sorto, avevi combattuto e acquisito consensi. E adesso? Cosa dovrebbe votare uno di quel 33% che vide speranzoso ed entusiasta la nascita di una possibilità concreta contro il sistema corrotto dei corrotti? Cosa dovrebbe credere un attivista pentastellato oggi, magari uno di quelli che aveva seguito Di Battista sotto il balcone di Berlusconi per leggergli le sentenze? Cosa penserà lo stesso attivista quando i suoi idoli lo avvertiranno che per il bene del paese faranno un governo con Draghi Berlusconi e Renzi? Renzi: quello che ha soffiato via l’ultimo governo col PD e con lui Giuseppe Conte.

Infine l’ultima ingiustizia di chi, adesso, abbracciato al carnefice, dall’altare si gira e sorride beffardamente: è Beppe Grillo… che come in uno di quegli incubi in cui il bambino sogna di essere percosso dalla zia buona della quale è il prediletto, si ritrova a dover incassare lo schiaffo del traditore, di chi offende l’affetto più dolce e compassionevole che esista, la fiducia.

Dunque Grillini o Contini? Contini naturalmente, ma è l’ultimo fallimento per il quale, magicamente, Grillo torna ad avere ragione. Forse risvegliatosi all’improvviso da una sorta di letargo politico, s’accorge che tutto quello per cui aveva lottato, adesso, si trasforma in un mostro a sei teste. E il mostro lo tormenta ogni minuto con la soddisfazione di chi ha crocefisso il Cristo. E Grillo si ridesta nella modernità contemporanea, accorgendosi che qualunque cosa possa affiancare una nuova alba con Conte non è altro che un’aurora medievale; una tortura terribile dopo la quale, Giordano Bruno viene bruciato vivo. Perché la direzione di Giuseppe Conte non è rivoluzionaria ma normalizzante, terapeutica dell’anomalia grillina, è calma come il sorriso dolce ma di chi ti uccide senza fartene accorgere, di chi ti rassicura con parole di diplomatica eternità, laddove il magheggio, la corruzione, la distanza fra potere e cittadini e la morte di questo pianeta inquinato dall’idiozia dell’uomo a breve termine, consegneranno nelle mani del fato, l’oblio delle nostre esistenze di unità nazionale senza nazione.

Mirko Mocellin