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Grave crisi nel Movimento 5 Stelle: a rischio la sopravvivenza di Rousseau Grave crisi nel Movimento 5 Stelle: a rischio la sopravvivenza di Rousseau
Mail agli iscritti dal Davide Casaleggio: non arrivano i 300 euro al mese dagli eletti Davide Casaleggio ha sguiainato la spada contro i numerosi... Grave crisi nel Movimento 5 Stelle: a rischio la sopravvivenza di Rousseau

Mail agli iscritti dal Davide Casaleggio: non arrivano i 300 euro al mese dagli eletti

Davide Casaleggio ha sguiainato la spada contro i numerosi parlamentari del Movimento 5 Stelle che, violando il patto sottoscritto al momento dell’elezione, si rifiutano di versare i 300 euro mensili alla piattaforma Rousseau, oltre a ritardare costantemente la restituzione della metà dello stipendio.

In una mail indirizzata a tutti gli iscritti, ha annunciato che comincerà a ridurre le prestazioni della piattaforma, facendo intendere la possibiltà non remota di una sua chiusura.

Considerando che Rousseau è la sola struttura organizzata a disposizione del Movimento 5 Stelle, il contrasto si presenta come la più grande crisi attraversata fino ad oggi dalla formazione fondata da Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio.

E’ un altro memento della lotta in corso fra gli eletti, o almeno gra parte di essi, e la base. Gli eletti non vogliono sentirsi ed essere controllati, essendo ormai diventati una sorta di casta interna, che non intende rinunciare ai privilegi ottenuti, e si vede minacctiata dalle posizioni movimentiste di Davide Casaleggio, legato strettamente ad Alssandroi Di Battista, che se conquistassero l’egemonia metterebbero in difficoltà la permanenza del governo e dell’alleanza col Partito Democratico.

La situazione di questi eletti è disperata: l’obbligo (pena la dfinitiva sparizione elettorale) di appoggiare pesantemente il referendum sul taglio dei parlamentari, azzera per almeno la metà di loro la possibilità di rientrare in Parlamento. Di conseguenza si fanno costantemente guerra fra di loro nel territorio di riferimento per assumere una posizione di vantaggio in vista della prossima tornata elettorale. Cercano la visibilità personale a discapito dell’interesse comune, con risultati a volte grotteschi. I meetup di tutta Italia sono privi di voce, non hanno riconoscimenti ufficiali autonomi, ossia che non passino attraverso la fedeltà all’eletto del territorio, con esiti drammatici: espulsioni di attivisti ‘non fedeli alla linea’ (linea decisa di volta in violta a seconda delle convenienze locali), denunce ai probiviri, centinaia di attivisti che rinunciano alla lotta o si fanno a loro volta la guerra fra’governisti a oltranza’ (che vedono in Di Maio e in Beppe Grillo i loro riferimenti) e ‘movimentisti’ che sperano in un ritorno di Di Battista.

La posizione di Di Battista è la più difficvile. Vuole evitare di spaccare il Movimento, e conta di riportarlo su posizioni antiche, ma per questo è costretto a una politica attendista, mentre il M5S perde pezzi.

La struttura dei facilitatori, immaginata per dare un’ossatura territoriale, è manifestamente insignificante, e gli Stati Generali sono là da venire.

Nel frattempio i rapporto fra la base del M5S e quella del PD sono pessimi, e mantenere un’alleanza strategica fra gente che si disprezza, e non lo nasconde, è troppo anche per il doroteismo di Luigi Di Maio e per il carisma di Beppe Grillo.

Cosa resterà del Movimento 5 Stelle?

Franco Slegato