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Il “memoricidio”, ovvero il negazionismo della memoria Massimiliano Verde La definizione del termine “Negazionismo” intende questo come forma estrema di “revisionismo” storico che, per... Giornata della memoria/2

Il “memoricidio”, ovvero il negazionismo della memoria

Massimiliano Verde

La definizione del termine “Negazionismo” intende questo come forma estrema di “revisionismo” storico che, per finalità politico-ideologiche nega l’esistenza o la storicità di determinati fenomeni della storia moderna con conseguenze letali per la memoria di una comunità, di una nazione o di un popolo. Si consideri tra le più mortifere, in primis, il Memoricidio, ovvero l’assassinio, attraverso la scientifica manipolazione dei fatti, della memoria storica. Facciamo nostro in questo senso il pensiero di R. Sécher, storico, “docteur d’État” alla Sorbonne, Paris IV, allievo e ricercatore per le vicende della Vandea francese di P. Chaunou, presidente dell’Académie des sciences morales et politiques di Francia.

Sécher (Vendée, du Génocide au Mémoricide), sottolinea per l’appunto, che oltre alla tragicità di alcuni fatti, per ragioni diverse, ma sostanzialmente politiche e ideologiche, si può essere portati a relativizzare, a truccare, a negare, oppure, per lo meno, a non parlare più di un avvenimento di primaria importanza – nel caso in ispecie – gli eccidi giacobini sulle popolazioni della Vandea, durante il terrore rivoluzionario francese.

In questo modo, quindi “Negazionismo” da facile accusa verso bizzarri, revanscisti, pseudo fascisti od antisemiti tout-court (o strampalati assertori di regni oramai estinti), quale quella mossa genericamente da certi accademici di professione o da certi mass-media ad essi asserviti, verso chi s’interroghi democraticamente su fatti e vicende o ponga sul tavolo certe tematiche, riconosciute e combattute all’estero (razzismo, discriminazione anti-meridionale, p.e.) ma silenziate in Italia, assume invece la forma di uno strumento anti-democratico di oppressione, ideologica, politica e culturale, ad opera di certe élites, incluse accademiche, di una nazione, negatrici di certi fatti, documentati o richieste di accertamento documentale, verso cui occorre invece, secondo le stesse élites, opporre il “diritto all’oblio” che, in un Paese che non ha mai fatto i conti con la propria storia come l’Italia, degrada in “omertà di Stato”.

Il professore Giuseppe Galasso, (Nient’ altro che storia), asseriva che la storia è memoria e interpretazione della biografia individuale e collettiva; la condizione stessa di possibilità della loro identità e che la vita fosse maestra di storia e non il contrario, in quanto non è il passato che illumina il presente, ma è il presente a chiarire il passato, a proiettare su di esso la propria luce.

Se ciò è vero allora, crediamo che quando il presente è quello in cui gli storici negano o silenziano i certi temi, documenti o chi li cerca e desideri porli alla luce, ciò che ne viene soffocata è proprio quella luce, così come la memoria che ne viene assassinata. Al pari della dignità di donne, uomini e fanciulli vittime del Risorgimento che meritano invece voce e riconoscimento, per il passato ma soprattutto per un presente ed un futuro di vera democrazia, rispetto dei diritti umani e civili e di libertà.

La Giornata della Memoria valga per tutti.

Massimiliano Verde