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Da Hiroshima ai biolaboratori, chi gestisce la politica estera degli USA Loreto Giovannone Stratega e protagonista della politica estera americana è stata a lungo... Gesuiti, banchieri e università

Da Hiroshima ai biolaboratori, chi gestisce la politica estera degli USA

Loreto Giovannone

Stratega e protagonista della politica estera americana è stata a lungo Marie Jana Korbelová meglio conosciuta come Madeleine Albright.

Le leve del potere nell’Occidente rimangono sempre opache, o perlomeno poco distinguibili, ma economia e politica sono un connubio che viaggia sempre insieme. Uno dei personaggi più presenti e pesanti della politica mondiale degli anni passati è stata Marie Jana Korbelová (Praga, 15 maggio 1937 – Washington, 23 marzo 2022), conosciuta come Albright avendo sposato il giornalista Josef Albright nel 1959; politica e diplomatica statunitense di origine cecoslovacca, i suoi genitori si erano convertiti dall’ebraismo al cattolicesimo nel 1941.

Il suo curriculum ci permette di penetrare alcuni aspetti del potere americano. Prima donna a ricoprire questa carica, è stata Segretario di Stato degli Stati Uniti durante il secondo mandato del presidente democratico Bill Clinton (1997/2001), ex alunno della Georgetown University, l’università dei Gesuiti. Nei circoli della politica DEM, la Albright è stata legata anche a Hillary Clinton, altra esponente DEM di spicco e a sua volta legata a Lynn Forester, Lady de Rothschild. Fu ancora Segretario di Stato nel primo mandato presidenziale di Obama (2009/2013). La Albright contribuì a forgiare la politica americana dopo la Guerra Fredda, sostenendo l’allargamento della Nato a Paesi dell’ex Patto di Varsavia e l’intervento armato in Kosovo nella primavera 1999, sempre per le consuete “ragioni umanitarie e filantropiche”. Quando si tratta di scatenare conflitti armati, in questo caso l’accerchiamento concertato della Russia da parte degli USA-NATO, si ricorre sempre alle “ragioni umanitarie”, uno strumento propagandistico condito con altri termini quali libertà, democrazia.

Da Segretario di Stato, la Albright (Korbelová) ha avuto un ruolo politico al vertice del potere mondiale, e le sue politiche di espansione della NATO nel mondo e nella fascia di paesi intorno alla Russia hanno creato le condizioni che hanno portato all’attuale conflitto in Ucraina. La Albright si era formata alla Edmund Walsh School of Foreign Service – la scuola di relazioni con l’estero fondata nel 1919 dal gesuita Edmund Walsh all’interno della già citata Georgetown University di Washington, DC – dove a sua volta, come docente di Affari Internazionali, ha insegnato per molti anni la politica e la diplomazia statunitense.

Il concentrato della sua filosofia di pensiero, che riflette la School of Foreign Service, lo possiamo leggere nel suo libro “Fascism a warning”. Tradotto in italiano nel 2019 per l’Editore Chiarelettere con il titolo “Fascismo un avvertimento”, alla pag. 216 ritroviamo tutta violenza deuteronomica (antico testamento) della filosofia politica insegnata dalla Albright.

“Non mi stanco mai di ripetere ai miei studenti che lo scopo primario della politica estera è molto semplice: convincere gli altri paesi a fare ciò che vogliamo. Per raggiungerlo abbiamo vari strumenti a disposizione, che vanno dal rivolgere richieste educate ad inviare l’esercito sul posto. Gli incentivi che possiamo offrire spaziano dalle parole di encomio alle casse di sementi, a navi piene di carri armati. Possiamo esercitare pressione sui recalcitranti cooptando alleati, amici e organizzazioni internazionali perché rafforzino le nostre richieste. Se siamo chiaramente dalla parte della ragione, possiamo minacciare di comminare sanzioni economiche e di sicurezza, o commerciali ‘tout court’, ed aggravarle progressivamente nel caso in cui il governo in questione si rifiutasse di fare ciò che noi riteniamo giusto. Per ottenere attenzione possiamo inscenare prove pacifiche ma istruttive di capacità militare proprio sotto il naso del paese in questione. Se le circostanze lo consentono, possiamo usare mezzi segreti per sabotare le loro attività in modo che, quando per esempio lanceranno un missile, questo compia una parabola discendente anziché prendere quota. Oppure possiamo insistere sui benefici che un accordo potrebbe apportare: la fine dell’isolamento, una nuova era di prosperità, sicurezza a lungo termine e pace.”[4]

Una interessante chiave di lettura della pagina del libro “Fascismo un avvertimento” la dà il noto studioso Oliver Antic, professore di Legge (e ambasciatore serbo in Portogallo), citando Bertrand Russell: “Il primo passo di un regime fascista è cercare di monopolizzare il flusso di informazioni attraverso la propaganda, il controllo dei media in tutte le sue forme e l’imposizione di ciò che può essere insegnato nelle scuole”. [5]

E’ singolare che quanto insegnato dalla Albright nella università dei gesuiti trovi una totale rispondenza nel capitolo 20 del Deuteronomio, uno dei 5 libri dell’antico testamento, dal versetto 10 al 17:

La conquista delle città

10. Quando ti avvicinerai a una città per attaccarla, le offrirai prima la pace. 11. Se accetta la pace e ti apre le sue porte, tutto il popolo che vi si troverà ti sarà tributario e ti servirà. 12. Ma se non vuol far pace con te e vorrà la guerra, allora l’assedierai. 13. Quando il Signore tuo Dio l’avrà data nelle tue mani, ne colpirai a fil di spada tutti i maschi; 14. ma le donne, i bambini, il bestiame e quanto sarà nella città, tutto il suo bottino, li prenderai come tua preda; mangerai il bottino dei tuoi nemici, che il Signore tuo Dio ti avrà dato. 15. Così farai per tutte le città che sono molto lontane da te e che non sono città di queste nazioni. 16. Soltanto nelle città di questi popoli che il Signore tuo Dio ti dà in eredità, non lascerai in vita alcun essere che respiri; 17. ma li voterai allo sterminio…[6]

Altrettanto singolare che la politica estera dei Democratici Americani (DEM) si ritrovi con gli stessi identici principi nelle politiche d’espansione deuteronomiche della NATO in tutto il mondo. Tra gli ex alunni della Edmund A. Walsh School of Foreign Service della Georgetown University troviamo:

– George William Casey jr.: capo di Stato Maggiore dell’Esercito degli Stati Uniti dal 2007 al 2011.

James Logan Jones jr.: generale e consulente del Corpo dei Marines degli Stati Uniti, Comandante del Comando europeo degli Stati Uniti e Comandante supremo alleato in Europa, presidente della Commissione indipendente del Congresso sulle forze di sicurezza dell’Iraq, inviato speciale per la sicurezza in Medio Oriente; è stato presidente del Consiglio Atlantico.

David Petraeus: spazia dalla CIA alla NATO. Comandante dell’Esercito degli Stati Uniti, in Iraq, Afganistan, Pakistan, penisola Arabica e parti dell’Africa. Chiamato il 28 aprile 2011 dal presidente Obama (DEM) a dirigere della CIA (Central Intelligence Agency), nomina confermata dal Senato il 30 giugno 2011, il 18 luglio 2011 ha lasciato ufficialmente il comando al suo successore, il generale dei marines James Mattis. Il 9 novembre 2012 David Petraeus rassegna le dimissioni da direttore della C.I.A.

Peter Pace: pur non risultando studente della Georgetown University (fondata nel 1789 come Georgetown College dall’arcivescovo gesuita John Carroll), nell’ottobre 2006 ricevette la John Carroll Medal. Il Generale Pace, del Corpo dei Marines degli Stati Uniti, (Vietnam 1968, Tailandia 1972, Corea del Sud 1988 e, successivamente in Somalia e Giappone), capo di dei Capi di Stato Maggiore, grado più alto della gerarchia dell’esercito americano, generale dell’Aeronautica militare degli Stati Uniti d’America. Tra i numerosi premi non militari nel 2005 ha ricevuto l’Henry M. Jackson Distinguished Service Award dal Jewish Institute for National Security Affairs (JINSA).[7]

Si ritiene che negli ultimi 70 anni la School of Foreign Service e le sue diramazioni siano state molto impegnate, vista la grande quantità di paesi bombardati dagli USA e dai suoi alleati. Considerato che gli USA sono l’unica nazione al mondo ad aver colpito con ordigni atomici Hiroshima e Nagasaki lontane dal teatro di guerra, è oggi interessante l’elenco, pubblicato dall’Ambasciata cinese, degli stati aggrediti dagli USA dopo la seconda guerra mondiale.

– Corea e Cina (1950-53) (guerra di Corea) – Guatemala (1954) – Indonesia (1958) – Cuba (1959-1961) – Guatemala (1960) – Congo (1964) – Laos (1964-1973) – Vietnam (1961-1973) – Cambogia (1969-1970) – Guatemala (1967-1969) – Granada (1983) – Libano (1983, 1984) (colpendo obiettivi nei territori del Libano e della Siria) – Libia (1986) – Salvador (1980) – Nicaragua (1980) – Iran (1987) – Panama (1989) – Iraq (1991) (Guerra del Golfo) – Kuwait (1991) – Somalia (1993) – Bosnia (1994, 1995) – Sudan (1998) – Afghanistan (1998) – Jugoslavia (1999) – Yemen (2002) – Iraq (1991-2003) (forze congiunte americane e britanniche) – Iraq (2003-2015) – Afghanistan (2001-2015) – Pakistan (2007-2015) – Somalia (2007-2008, 2011) – Yemen (2009, 2011) – Libia (2011, 2015) – Siria (2014-2015).

Il preside della SFS Joel Hellman e Madeleine Albright conversano sul suo ultimo libro [8].

Madeleine Albright fu professore emerito anche del Mortara Center for International Studies, un centro di ricerca accademica presso la Georgetown University di Washington, D.C. come parte della Edmund A. Walsh School of Foreign Service di Georgetown.

Il Mortara Center organizza e co-sponsorizza lezioni, seminari e conferenze e fornisce supporto per la ricerca e le pubblicazioni sugli affari internazionali. Questo Centro è particolarmente interessante, dato che è nato, nel 2003, grazie a una donazione della Fondazione Michael e Virginia Mortara. Al momento della morte, nel novembre 2000, Mortara era presidente e amministratore delegato di Goldman Sachs Ventures. In qualità di ex-alunno, Mortara ha fatto parte del Consiglio di amministrazione dell’Università, ha reclutato studenti della Georgetown per Goldman Sachs, banca azionista del fondo d’investimento Black Rock,[9], a sua volta azionista di Pfizer e Moderna.I

Goldman Sachs. Fondata nel 1869 da Marcus Goldman, un tedesco di origini ebraiche immigrato negli Stati Uniti, la società acquisisce il nome Sachs quando nel 1896 a Marcus Goldman si unisce il genero Samuel Sachs e nello stesso anno viene quotata alla Borsa di New York.[10] Black Rock è stata fondata nel 1988 da Laurence “Larry” Fink e Robert Steven Kapito. Fink era nato in una famiglia di origine ebraica, il padre era proprietario di un negozio di scarpe, la madre un’insegnante di inglese.[11]

www.edizionisi.com

Per parte italiana hanno lavorato per Goldman Sachs Romano Prodi e i due ex alunni dei gesuiti, Mario Monti e Mario Draghi, tutti e tre per i rispettivi ruoli: Studente, docente e membro onorario della London Scool of Economics.[12] Monti studiò all’Istituto dei gesuiti Leone XIII di Milano e Draghi studiò all’Istituto dei gesuiti Massimiliano Massimo di Roma.

Altra alunna dell’Istituto Massimo è stata Elisabetta Belloni, uno dei candidati papabili alle ultime elezioni del capo dello Stato italiano; successivamente, a seguito della mancata elezione, dal 2021 dirottata alla Direzione Generale del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza, che ha compiti di coordinamento dei servizi segreti italiani. In una sorta di pellegrinaggio alla gesuita Georgetown University, in passato troviamo Eugenio Pacelli (Pio XII), mentre tra i politici italiani di spicco si ritrova Alcide De Gasperi[13], Giorgio Napolitano[14] e Matteo Renzi nella veste di Presidente del Consiglio.

L’ultimo episodio di colonizzazione del nostro paese da parte degli USA e dei loro burattinai, è quello dell’installazione sul nostro territorio dei biolaboratori a gestione Pentagono.

Questi biolaboratori sono stati impiantati in molti paesi del mondo, e sono pericolosissimi perché destinati alla ricerca, ma anche alla produzione di armi biologiche militari con la tecnica chiamata “gain function”, letteralmente arricchimento di funzione, che è poi quella che ha portato alla nascita di molti dei nuovi virus diffusi negli ultimi anni. Questi laboratori sono previsti a Pesaro, Pisa, Livorno, l’Aquila*.

“Il Comune di Pesaro ha autorizzato la vendita di un terreno pubblico al fine di realizzare un laboratorio di biosicurezza curato dall’Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Umbria e delle Marche Togo Rosati. La struttura sarà di tipologia BSL3, ovvero “in grado di garantire sperimentazioni e manipolazioni, in vivo e in vitro, di agenti virali pericolosi per la salute animale e dell’uomo in condizioni di massima sicurezza e di contenimento biologico”, secondo quanto riportato sulla delibera comunale…

E’ già attivo quello di Sigonella. La località siciliana ha il NUROM 3, il biolaboratorio militare USA è stato trasferito dall’Egitto a Sigonella, ed è attivo da aprile 2022, detentore del coronavirus MERS-CoV. dal 2012.[2]

L. G.

  • Esistevano gà in Italia due biolaboratori con livello di sicurezza superiore (BSL4), l’Ospedale Luigi Sacco di Milano e l’Istituto Nazionale per le Malattie Infettive Lazzaro Spallanzani di Roma… e nel 2022 ne sono stati inaugurati altri due, uno presso l’Ospedale di Circolo di Varese e uno all’interno dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS).[3]

(Ci scusiamo per la modifica dell’ordine delle note, dovuta a un problema tecnico – Una versione modioficata dell’articolo è apparsa nel sito sovranitapopolare.org)

Si ringrazia l’amico Giacomo per il contributo.

[1] https://vk.com/wall-210916307_3468

[2] https://www.limesonline.com/coronavirus-usa-sigonella-laboratorio-militari-pandemia/117358

[3] https://www.lindipendente.online/2022/12/27/pesaro-via-libera-al-laboratorio-dove-si-manipolano-i-virus-la-protesta-dei-cittadini/

[4] Madeleine Albright. Fascismo un avvertimento. Chiarilettere. 2019

[5] http://www.lisbon.mfa.gov.rs/odrzavanje/uploads/MO_ENG.pdf

[6] https://www.biblegateway.com/passage/?search=Deuteronomio%2020&version=CEI

[7] https://en.wikipedia.org/wiki/Peter_Pace

[10] https://it.wikipedia.org/wiki/Goldman_Sachs#Storia

[11] https://it.wikipedia.org/wiki/Laurence_D._Fink

[12] Davide Rossi. La Fabian Society e la pandemia, Arianna Editrice, anno 2021 pag.38

[13] Sale Giovanni. De Gasperi, gli USA e il Vaticano all’inizio della guerra fredda, Jacabook 2005, pag. 60

[14] Franchi Paolo. Giorgio Napolitano, edizioni Rizzoli 2013, pag. 250