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Fabio Vaccarono, l’AD di Google Italia, l’uomo che ha oscurato Byoblu Fabio Vaccarono, l’AD di Google Italia, l’uomo che ha oscurato Byoblu
I giganti del WEB hanno il compito di soffocare ogni voce contraria al pensiero unico. Si è formato all’Università Bocconi (e come dubitarne) il... Fabio Vaccarono, l’AD di Google Italia, l’uomo che ha oscurato Byoblu

I giganti del WEB hanno il compito di soffocare ogni voce contraria al pensiero unico.

Si è formato all’Università Bocconi (e come dubitarne) il cinquantenne Fabio Vaccarono, vicepresidente di Google e CEO di Google italia.

Questo nome dice poco al grande pubblico, ma è invece da anni ben noto agli addetti ai lavori nel campo dell’informazione e della pubblicità, sul WEB e su carta.

Elencare i suoi numerosi e prestigiosi ruoli all’interno della macchina che sta costruendo il “Great Reset” ci porterà via un bel pezzo di articolo… si dice che come biglietto da visita utilizzi un foglio A3.

Cominciamo da lontano. Dopo il Master si fa le ossa in società internazionali ‘minori’, come Saatchi&Saatchi, D’Arcy, Bain Company,  fino a quando nel 2002 non diviene il numero uno per le attività media del Gruppo Publicis in Italia, Starcom Mediavest Italia, (e stiamo parlando del Gruppo Bloomberg).

Chi è stato il suo mentore? Nientemeno che Vittorio Colao, (Gruppo Bilderberg) che divenuto a. d. di Rcs MediaGroup, nel 2004 lo volle con sé (prelevandolo dal Gruppo Publicis).

I due erano, e presumibilmente sono, talmente legati che quando Colao si dimise, (2006), per entrare in Vodafone, il Nostro fece altrettanto, passando alla Manzoni srl, società concessionaria per la pubblicità del gruppo Espresso-Repubblica).

Della carriera di Colao, oggi giunto a importanti ruoli di governo, nessuno ricorda la vera perla quando in qualità di Chief Executive Officer di Vodafone si accordò con gli altri gestori per farci pagare una boletta in più all’anno (lo scandalo del pagamento ‘mensile’ ogni 4 settimane) sanzionato poi dalla Corte dei Conti che impose la restituzione del maltolto.

Vaccarono passò poi a Sole 24 Ore System, per approdare finalmente a Google. Ma di Google parleremo più avanti

Ora è più importante rilevare che Vaccarono è al centro di una rete di interessi convergenti, un uomo-snodo attraverso il quale deve passare una fetta consistente del business internazionale. E’ membro, infatti di:

  • American Chamber of Commerce in Italy, (consigliere di Amministrazione) nel cui sito si legge che “i membri del Consiglio determinano gli orientamenti programmatici e amministrativi dell’American Chamber of Commerce in Italy”, ossia le decisioni di investimento delle società a capitale prevalentemente americano nel nostro mercato, indicando ovviamente anche le aziende migliori da acquisire. https://www.amcham.it/it/consiglio-di-amministrazione
  • FMMI, Fondazione Enrico Mattei, (Membro del Comitato Scientifico) che cura l’immagine di ENI con grandi studi e servizi sull’economia circolare, la difesa del territorio e delle culture locali. Interessante notare l’accento addirittura ossessivo posto dal sito per la Basilicata, la regione per il cui inquinamento decennale l’ ENI è stata condannata. Sarà appena il caso notare che l’ENI rappresenta il massimo potentato economico-politico italiano.
  • Sole 24 Ore s.pa. (Membro del Consiglio di Amministrazione). Entra nel consiglio pochissimi mesi dopo lo scandalo che ha travolto gli amministratori precedente, per i bilanci truccati e le vendite gonfiate. Stiamo parlando del quotidiano e dell’azienda editoriale di Confindustria.

Se queste sono, insieme a Google, le posizioni strategiche in cui opera, Vaccarono non disdegna la partecipazione a consigli di amministrazione di società fortemente lucrative, cosa questa che la sua posizione rende particolarmente facile.

Ora, come dubitare che la sua azione, accanto al business della pubblicità in cui è presumibilmente maestro, non tenga sempre presente la qualità delle informazioni diffuse, e la loro rispondenza alle esigenze di mantenimento e accrescimento del potere? Come insegnava Chomsky già negli anni ’80, il business vero delle multinazionali e della finanza, quello che ha loro permesso di conquistare il potere assoluto, è il controllo dei comportamenti delle masse, da cui quello dei consumi. Il controllo delle masse ha due aspetti: quello appena detto, ossia dei consumi, e quello sociale: da ormai più di un decennio il ‘potere’ non deve più temere nulla da parte dei popoli, tanti e tali sono i condizionamenti creati ed esercitati.

Veniamo a Google e a Byoblu.

Google è stata platealmente accusata da Bloomberg di convogliare grandi quantità di denaro sui siti cospirazionisti e, soprattutto, ‘negazionisti’, come vengono definiti coloro che non considerano veritiera la narrazione ufficiale dell’epidemia di COVID 19.

In realtà, se questo flusso di denaro c’è stato, la sua causa era l’automatismo dei pagamenti, determinato dal volume di traffico. Essendo i siti di controinformazione visitati ogni giorno da decine di milioni di utenti, Google si à trovata obbligata contrattualmente a pagare il dovuto.

Ma è corsa immediatamente ai ripari, stabilendo, accanto al flusso di traffico, un parametro di gerarchia di credibilità, un algoritmo che ha privato e priva quei siti dell’introito pubblicitario che in teoria gli spetterebbe.

L’essere Google parte integrante del sistema di potere vigente, è dimostrato dal fatto che gli elementi su cui si basa per stabilire la credibilità di un sito sono i suoi link e i suoi riferimenti. Se il mio sito cita la NASA o una qualunque prestigiosa università americana, allora è credibile. se cita un qualche oscuro ricercatore indipendente, no. Chiaro che in questo modo si ha un effetto moltiplicatore che garantisce al pensiero unico una diffusione più massiccia e più capillare e una costante perdita di visibilità e di indicizzazione per le idee non mainstream.

L’oscuramento di Byoblu non è affatto derivato dall’aver violato qualche legge, tantomeno dall’aver diffuso fake news mediche. E’ derivato dai suoi 550.000 utenti, dalle decine di migliaia di abbonati, dal coraggio delle sue inchieste, dal suo essere sempre e comunque vera informazione e non propaganda e cassa di risonanza del potere. Dalla sua capacità di creare vera opposizione culturale e di fornire strumenti a chi si oppone anche fattualmente, al potere.

Google sostiene che non è ammesso pubblicare notizie in contrasto con le direttive dell’OMS, e che questo deriva da un accordo con l’UE.

Un accordo con la UE non significa nulla, dal punto di vista normativo, dato che non esiste un codice civile o penale europeo. In Italia, grazie a Dio, esiste ancora la libertà di espressione, e se qualcuno vuole contestare l’OMS, istituzione finanziata da Stati e multinazionali, ha tutto il diritto di farlo, punto.

Youtube è in una posizione di monopolio, dalla quale derivano responsabilità sociali, e non può discriminare un utente sulla base delle sue opinioni, se espresse nei limiti della legge.

Ma poi, già asserire l’esistenza di una qualche verità ‘scientifica’ contraddice l’essenza stessa della Scienza, alla cui base stanno il dubbio e la possibilità di dimostrare la falsità di una teoria, non importa quanto accettata. La stessa OMS in questa epidemia ha cambiato non sapremmo più neppure dire quante volte posizioni e raccomandazioni, per non parlare del coro stonato e delle numerose stecche dei più acclamati virologi del mondo.

Siamo di fronte al Great Reset, in questo caso col tentativo di instaurare una dittatura mediatica, a difesa del potere della finanza, a partire da un’epidemia che di naturale non ha neppure le sembianze, e che si traduce nel più grande business medicale di tutti i tempi (a oggi oltre 20 miliardi di incassi per i vaccini).

Potrebbe dunque esserci un candidato migliore di Vaccarono alla presidenza della televisione di Stato?

No di certo. Vaccarono era già stato individuato dai grillini (quando erano ancora grillini), più che altro in omaggio alla loro infatuazione per il digitale. Ma il Nostro rifiutò. Si disse che l’ostacolo era stato il basso compenso offerto. Oggi è di nuovo proposto ma dalla Lega, anche se i rumors parlano di un gradimento assoluto da parte di Draghi. Al di là dello stipendio, quello che dovrebbe fortemente preoccupare Vaccarono è l’evidente conflitto di interesse fra le sue numerose cariche e un ruolo che dovrebbe vederlo come garante di un’informazione libera da ogni interesse, da ogni potentato economico, portata avanti come servizio ai cittadini (mentre la sua specializzazione è il servizio alle imprese).

Franco Slegato