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Ex Ilva, i giorni cruciali della siderurgia italiana Ex Ilva, i giorni cruciali della siderurgia italiana
TARANTO – Giuseppe Conte affronta di petto la crisi ex Ilva e va a Taranto: il Governo c’è, questo il segnale del Presidente del... Ex Ilva, i giorni cruciali della siderurgia italiana

TARANTOGiuseppe Conte affronta di petto la crisi ex Ilva e va a Taranto: il Governo c’è, questo il segnale del Presidente del Consiglio. La situazione è davvero delicata. Occorrerà mediare la questione, che vede, sostanzialmente, da un lato le popolazioni afflitte dall’inquinamento che chiedono la chiusura e dall’altra oltre diecimila famiglie in bilico tra il fallimento ed una infinità di dubbi. Soluzioni immediate non sembrano essere disponibili quel che è certo è che la “fuga” di ArceloMittal colosso siderurgico a livello mondiale e attuale azionista di maggioranza dell’ex Ilva potrebbe avere ripercussioni gravissime sul sistema industriale italiano. Preoccupazione questa, anche del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. La via più immediata è quella di “costringere” la società a non andare via e l’intero esecutivo sembrerebbe orientato a voler far rispettare, in ogni modo possibile, il contratto firmato solo un anno fa dal colosso franco-indiano.

Si vorrebbe evitare l’iter giudiziario, in caso di rottura, che durerebbe anni. L’intenzione del Premier, del ministro dell’Economia Roberto Gualtieri e del responsabile dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli spingono ArcelorMittal a trattare. A non fare le valigie come niente fosse insomma e di abbandonare l’Italia una volta per tutte, visto che perde circa 60 milioni al mese e Moody’s minaccia di declassarla.
La trattativa (un incontro ci sarebbe già domani) punterebbe innanzitutto sugli “esuberi”, circa 2500, con revisione del piano industriale e una contrazione della produzione dell’acciaio, rispetto ai 6 milioni di tonnellate garantiti dal contratto. Più il varo dello famoso scudo penale: la norma che fa venire il maldipancia a numerosi parlamentari grillini e che spinge Luigi Di Maio (preoccupato per la tenuta del Movimento) a lanciare un nuovo avvertimento al Pd e a Italia Viva, favorevoli a garantire la tutela in modo da togliere alibi ai franco-indiani: «Se viene presentato un emendamento sullo scudo è un problema per il governo».

Il rischio è grande: in Senato i ribelli grillini guidati dalla Lezzi non lo voterebbero. Come mortale sarebbe il sì allo scudo penale con i voti decisivi di Lega, FdI e Forza Italia. «In quel caso sarebbe crisi».
I vertici e i legali di ArcelorMittal osservano la situazione con perplessità e scetticismo. Si dicono disposti a trattare «se il governo farà proposte ragionevoli». Allo stesso tempo però giudicano dannose le dichiarazioni di Di Maio contro lo scudo penale e l’accusa di inadempienza lanciata da Gualtieri.

Alcuni ministri hanno suggerito in questi giorni l’ipotesi “Nazionalizzazione” (Patuanelli dello Sviluppo Economico, De Micheli dei Trasporti, Speranza di Leu e ministro della Sanità, Boccia degli Affari Regionali). Conte nulla include e nulla esclude, certo è che il fatto di proporre varie alternative potrebbe indurre i franco-indiani a credere che il governo abbia una soluzione alternativa per spingerli ad abbassare le pretese. Ma sia Gualtieri che il suo vice Antonio Misiani non lasciano spazio a nessuna speranza riguardo la Nazionalizzazione: troppi costi. Oltretutto si prefigurerebbe una forma di aiuto di Stato non consentito dall’Unione europea: “nessuna nazionalizzazione ma rispetto degli impegni” dice Gualtieri. Più o meno in linea su questo anche Misiani.
Le soluzioni scarseggiano però. nel frattempo si è appreso che anche gli antagonisti sconfitti da Arcelor Mittal nel 2018 e facenti capo al gruppo indiano Jindal si è chiamato definitivamente fuori dalla partita.

Conclusione: se il governo non riuscirà a tenere il colosso franco-indiano in Italia, gli stabilimenti di Taranto, Genova e Novi ligure torneranno ai commissari. Per poi tentare una nuova gara d’appalto. Nel frattempo l’esecutivo dovrà tirare fuori altre centinaia di milioni per tenere in piedi quel che resta della siderurgia italiana.

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