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Evasione dall’evasione, burocrazia e morte della politica Evasione dall’evasione, burocrazia e morte della politica
Se è vero che in Italia c’è un problema dei problemi relativo ad illeciti fiscali anche la soluzione non sarebbe così difficile. A volerla... Evasione dall’evasione, burocrazia e morte della politica

Se è vero che in Italia c’è un problema dei problemi relativo ad illeciti fiscali anche la soluzione non sarebbe così difficile. A volerla trovare ed attuare. Ma siccome il finto tonto è un animale che non ha mai rischiato l’estinzione, ci troviamo a discutere per mesi e per anni su argomenti circostanziali, che non rischiano mai di lanciare frecce verso il bersaglio, perché il bersaglio molto spesso è il padrone di casa e rappresenta il sistema, il vero potere, quello che sta ben al di sopra dei governi attuali, “impiegati-buracrati” di un impero situato “altrove”. Per questo motivo da molto tempo la politica è divenuta mortalmente noiosa. Ai suoi esecutori sono rimaste le briciole. Ci si arrovella intorno a macchine burocratizzate, che negli anni hanno occultato ogni via di fuga verso risoluzioni ai problemi e ci si affaccia da piccolissime finestre dalle quali il panorama è grigio e si riesce a malapena a tirare qualche boccata d’aria. Anche fare un post su facebook da parte di un politico che voglia raccontare il lavoro svolto e i risultati ottenuti è diventato davvero difficile e certe soluzioni governative sono come matite che si sono riuscite a spuntare ma che vengono riaffilate il giorno dopo.

La soluzione alla grande evasione fiscale si chiama galera. I livelli di gravità degli illeciti devono essere trattati in maniera congrua rispetto alla gravità dell’illecito, ovviamente, ma le pene devono essere effettuate senza sconti, attenuanti, ritardi di comodo alle sentenze e senza giri a vuoto di sorta. In Italia l’evasione fiscale è un reato che sostanzialmente non viene punito e laddove qualcuno viene “pizzicato” (1,2% -vedere precedenti editoriali con dati sull’argomento-) la pena non è mai retroattiva. Vuol dire che l’indagine è effettuata nell’arco di un anno ed anche la punizione riguarda quel breve lasso di tempo. Inoltre non essendo considerata grave come dovrebbe, l’eventuale scoperta di illeciti, lascia il grande evasore fondamentalmente indenne, certamente non in carcere e col bottino (magari di dieci anni) al sicuro. Dunque una “piccola” confisca non risolve il problema minimamente anzi, il sistema sembra quasi incentivare questo reato, mostrando da una parte pene irrisorie, dall’altra indicando il modo per potersi arricchire rubando senza essere perseguiti.

E se il debito nazionale è il figlio maggiore dell’evasione, rieccoci nel groviglio burocratico, nato per complicare, per non risolvere e per mantenere un “sistema-circolo-vizioso” utile a pochi e tragico per gli altri. E il termine tragedia non è usato a caso perché indica un dramma senza possibili soluzioni. Infatti il “padrone oscuro” verso il quale siamo debitori, piuttosto che vedere l’ammanco risanato, preferisce spremere, gestire, assoggettare e infine appropriarsi “legalmente” (vedi la Grecia). Per questo non riusciamo a fare una legge che risolva la questione. E più un partito è linea guida od ombra di un sistema burocratico sostenuto da un datore di lavoro filo-bancario (banche + Europa = debito) e più difenderà l’irrisoria confisca rispetto alla risolutiva galera. Perché non ha nessun motivo di risolvere.

In questi giorni ci hanno molto rincuorato le prese di posizione del Presidente del Consiglio Conte. Perché sembra aver individuato il dente che duole ed è apparso libero da un groviglio burocratico che ormai fa quasi sorridere per quanto è surreale. La linea è punitiva così come dovrebbe essere verso i grandi evasori mentre si vorranno proteggere le piccole attività commerciali, annullando o quasi, al di sotto d’una soglia ragionevole, le tasse di commissione per l’utilizzo del Pos e riducendo, sempre seguendo la via della ragionevolezza, il circuito delle transazioni tramite contante.

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