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Elezioni Sulmona: verso un disastro promettente. Elezioni Sulmona: verso un disastro promettente.
Sulmona – Per raccontare la prossima avventura politica che vedrà Sulmona protagonista alle imminenti elezioni andremo in ordine sparso. Diamo subito un primo dato... Elezioni Sulmona: verso un disastro promettente.

Sulmona – Per raccontare la prossima avventura politica che vedrà Sulmona protagonista alle imminenti elezioni andremo in ordine sparso. Diamo subito un primo dato rinfrancante: non ci sarà più la Casini, che trasforma il record di prima donna a sindaco in quello di peggiore amministrazione di sempre. Non ci sarà più la Casini… quantomeno, il “braccetto corto” afferente al busto gerosolimiano che apparirà in prima persona come uno dei quattro candidati a sindaco. Per ora. Anche lui si porterà molte liste, le quali, fra i pochi che hanno sentito nominare la parola politica, vi saranno un poco di destra, la parte non sana della sinistra e qualcuno preso pure dalla “periferia”.

Altro candidato sarà Di Piero, ex enfant prodige, adesso attempato pensionato in cerca d’autore, con i civici anticivici, la parte sana del PD e quella falsa dei cinquestelle (espulsa dallo storico Meet Up Amici di Beppe Grillo Sulmona) che hanno proposto una lista con attori dell’ultima ora che non hanno mai fatto un’ora di politica (vi saranno il padre della senatrice/imprenditrice e il suo uomo tutto fare D’Andrea, un pratolano ex autista di pullman a capogruppo della lista – vaglielo a spiegare ai sulmontini– e il co-coordinatore D’Aloisio ex missino del Federico che fu oggi leghista), i quali, senza avere in canna nemmeno una cartuccia, vanno farneticando di treni a idrogeno, transizioni energetiche, e cose varie da risolvere fino al 2050 quando la preistoria politica non avrà nemmeno un loro osso da mettere al museo. Dentro la lista c’è D’aloisio, l’unico d’esperienza, ma resta fuori il marito della senatrice, Fabio Di Genova, il fondatore, l’uomo più importante del Cinquestelle di Sulmona (non sono bastati occhiali da sole anche di notte, dieci anni di silenzio, macchinona nuova e abito nero).

Il Centrodestra capitanato da Masci non offre grandi opportunità causa le enormi divisioni interne. Divisioni che fanno parte un po’ di ogni coalizione ma che nel centrodestra sono molto marcate, basti pensare al divario cittadino fra Lega e perfino all’interno della Lega e Fratelli D’Italia.

Sull’isola deserta è rimasta Elisabetta Bianchi che concorrerà in solitaria e che, francamente, nell’attualità appare la persona più coerente rispetto sia al suo carattere che alla provenienza politica di destra.

Siamo andati in ordine sparso in modo da usare un sistema propedeutico in merito alla disciplina delle coalizioni sulmonesi, sempre meno politiche o afferenti a partiti politici e sempre più legate ad interessi della categoria di provenienza; dunque al pacchetto di voti che il portatore ha immagazzinato. La dimostrazione di questo discorso è data dalla disposizione degli ultimi rappresentanti di partito ad accettare quasi ogni compromesso possibile pur di non scomparire definitivamente nell’ombra dei faccendieri più o meno importanti e portatori di voti d’interesse e non politico. Perché se una goccia evapora più facilmente d’un secchio d’acqua, essa dovrà cercare a tutti i costi di tuffarcisi.

Del resto, questa trasformazione, si era già vista nella passata stagione amministrativa, quando appena finite le elezioni, ed eletto un sindaco, è iniziata la giostra, ben poco cavalleresca, degli spostamenti e incroci dalla maggioranza all’opposizione (senza naturalmente far mai cadere il sindaco utile) a seconda del ricatto non realizzato o semplicemente della noia, non lo sappiamo, tant’è che sarebbe quasi impossibile ricostruire i tanti movimenti all’interno dell’aula consiliare. Figuriamoci un’ideologia od un percorso in favore della città.

Come sarebbe impossibile stabilire un’identità politica delle varie fazioni essendosi la destra diluita nella sinistra e viceversa. Senza contare l’universo dei civici sparsi un po’ ovunque, sempre meno civici e sempre più interessati al potere personale. Insomma, quando a Sulmona parli di politica non parli di niente e quasi di nessuno.

Sulmona cinque anni fa era sull’orlo del baratro. Oggi sta precipitando e stanti così le cose nessuno sarà in grado di offrire un appiglio. Non è questione di cattiveria, tutta brava gente per carità; ma per vincere a Sulmona servono coalizioni ampie di liste numerose e variegate. Molti galli e poche galline per dirla facile. Coalizioni che hanno come scopo il mese elettorale e la spartizione dei seggi utili, che siano di maggioranza o di opposizione, essenziali per offrire vantaggi a quegli “amici” a cui si è chiesto il voto in cambio di favori. E dunque non è possibile trovare una direzione che rappresenti per Sulmona la strada verso la luce. Una luce che è data da una immensa potenzialità se pensiamo alla storia del luogo, al turismo, alla cultura, alle tradizioni, agli usi e costumi ed alle mille opportunità. Opportunità che potrebbero dar da mangiare e bere a tutti senza troppa fatica se non quella dell’intelletto. Basterebbe pensare alla città e non a se stessi. Perdonerete la banalità del male che siamo costretti a definire.

Se dovessimo entrare davvero nel merito delle coalizioni ci sarebbe da mettersi le mani in testa o da sbellicarsi dalle risate visto l’altissimo numero di persone senza la minima esperienza che vanno a riempire liste fantasiose. Saranno destinate alla ricerca porta a porta, nel disperato tentativo di trovare cittadini che non hanno ancora ricevuto indicazioni dal nipote, lo zio, la sorella ecc… e generose nel donare “bugiardini” con le loro facce sorridenti dietro a simboli senza anima né futuro.

E non ci entriamo nel merito poiché riteniamo che il pubblico non sia ancora pronto ad affrontare il dramma sulmonese di una politica finita e senza speranza, fatta di ipocriti e traditori della porta accanto, di mezze tacche travestite da uomini e donne senza potere ma generosissimi in chiacchiere e false promesse. Laddove le poche persone sane non saranno in grado di emergere dal marcio in cui si disporrà la propria buona volontà e onestà intellettuale.

Sul fondo del burrone poi, avendo smesso di precipitare e col corpo pieno di lividi e sangue, gli uomini e le donne di buona volontà sapranno riemergere, la storia lo insegna, anche se questa epoca avrà bisogno probabilmente di molto più tempo: quando il sole della cultura è basso… i nani hanno l’aspetto di giganti”.

Mirko Mocellin