ovidio news
Dall’HIV al Covid 19: perché non ci fidiamo più della comunità scientifica Dall’HIV al Covid 19: perché non ci fidiamo più della comunità scientifica
Negli anni ’80, l’AZT il farmaco che sterminò decine di migliaia di presunti sieropositivi e malati di AIDS L’immediata risposta dei businessman travestiti da... Dall’HIV al Covid 19: perché non ci fidiamo più della comunità scientifica

Negli anni ’80, l’AZT il farmaco che sterminò decine di migliaia di presunti sieropositivi e malati di AIDS

L’immediata risposta dei businessman travestiti da scienziati che animano il dibattito sul Covid all’annuncio di Putin della messa in produzione del vaccino, è stata unanime.

“Vergogna! Non è stato sperimentato e volete già iniettarlo!”.

A parte il fatto che subito dopo è partita proprio la sperimentazione; a parte il fatto che poche settimane fa, l’UE aveva proposto di cominciare a immettere il vaccino dopo i primi test di laboratorio, senza sperimentazione clinica; a parte il fatto che il vaccino l’hanno pronto anche i cinesi e che comunque non si ha idea di quanto e come funzionerà, vogliamo qui raccontarvi quanto sono etici e credibili i cosiddetti ‘scienziati’ diciamo così occidentali, quando si parla di procedure da seguire.

Vi racconteremo cioè la storia dell’AZT, di cui i più giovani non hanno mai sentito parlare, e i più anziani non sanno comunque nulla (tranne rari casi) E se per gli standard di internet questo articolo risulterà un po’ lungo, ce ne scusiamo, ma contiamo sul fatto che la trama del racconto sia abbastanza avvincente (e terrificante) da costringervi a non interrompere la lettura fino all’ultima parola.

Cominciamo con la narrazione ufficiale, che traiamo pari pari da wikipedia.

Nel 1987, a tempo di record (entrando negli annali della storia della medicina), fu approvato un primo farmaco, la molecola dell’AZT, inibitrice dell’enzima della transcrittasi inversavirale[21]. Sebbene i risultati della terapia si sarebbero dimostrati non pienamente soddisfacenti, per la relativa facilità con cui il virus riusciva a sviluppare ceppi resistenti al farmaco, il farmaco dimostrò di prolungare la vita dei pazienti rallentando lo sviluppo della sindrome. Nonostante le difficoltà di assunzione e i pesanti effetti collaterali, il farmaco riaccese la speranza di decine di migliaia di contagiati”. Bene, tutto questo è falso.

Cosa stava succedendo? All’inizio degli anni ’80, un nuovo ‘terribile virus’, aveva colpito in maniera assolutamente settoriale le comunità gay di San Francisco, per poi cominciare ad espandersi in tutto il mondo. Non era proprio un virus, era un ‘retrovirus’, qualcosa che normalmente avrebbe bisogno di una concentrazione elevatissima per infettare qualcuno, e che invece in questo caso (HIV venne chiamato) distruggeva rapidamente le difese immunitarie del contagiato.

I decessi erano molti, ma molto di più i malati. Ovviamente, non si aveva un’idea precisa di quanto tempo fosse necessario perché la malattia arrivasse all’esito finale, cioè alla morte. I giovani non possono neppure avere un’idea del panico che si scatenò in tutto il mondo.

L’AIDS divenne la peste del secolo, gay (e tossicomani) gli untori, perchè si disse che il retrovirus si trasmetteva soprattutto tramite i rapporti anali e lo scambio di sangue, ma poi proseguiva il contagio anche con i normali rapporti sessuali e le trasfusioni di sangue. Insomma, il virus perfetto per chi (predicatori, vescovi, politici in cerca di voti negli ambienti cattolici e conservatori) attende sempre il castigo di dio per i nostri peccati. Vennero subito brevettati alcuni kit per rilevare la presenza del virus. Il più famoso, chiamato Elisa, dette risultati strabilianti. Identificava siero-positivi a decine di migliaia, soprattutto in Africa sub-sahariana. Poi si scoprì che dava positivi tutti coloro che avevano avuto la malaria o febbri simili, e anche, a volte, le donne incinte… e venne tolto dalla circolazione. Vedremo poi i danni che aveva prodotto.

Le prime misure invocate furono: l’astinenza sessuale (il lock-down…) o almeno l’uso di profilattici (le mascherine di allora). Le previsioni erano foschissime, venne dichiarata la pandemia, e si attesero milioni di morti anche fra gli eterosessuali.

Un professore di grande fama dell’Università di California, membro dell’Accademia delle Scienze degli stati Uniti, proposto come premio Nobel per i suoi studi sulla base molecolare del cancro, che a torto o a ragione mise in dubbio la teoria virale (Peter Duesberg), divenne da un giorno all’ altro un pazzo irresponsabile, e non riuscì più a pubblicare i suoi lavori sulle più importante riviste scientifiche.

Nell’isteria generale, partirono due diversi filoni di ricerca, finanziati con miliardi di dollari (e forse ciò ricorda qualcosa…). Il primo dedicato alla scoperta di una ‘pallottola intelligente’, ossia di un farmaco capace di uccidere il virus. Il secondo dedicato al vaccino. Interesserà sapere che dii questo vaccino, 35 anni dopo, non c’è traccia: non è stato mai prodotto un vaccino per l’AIDS.

Per quanto riguardò invece la ‘pallottola intelligente’, la ricerca fu rapidissima, perché il farmaco, garantirono gli scienziati, esisteva già.

Era l’AZT, prodotto dalla GLAXO.

Per la verità, si trattava di un ben curioso medicinale, dato che era stato destinato inizialmente alla cura del cancro “ma abbandonato perché poco maneggevole e troppo tossico”. Questa del ‘troppo tossico’ è la versione ufficiale, perciò l’abbiamo messa fra virgolette.

Dopo che la Glaxo ebbe proposto l’AZT come cura per l’AIDS, la FED (ISS statunitense) predispose una sperimentazione di 12 mesi, necessari a verificare gli effetti a medio termine del trattamento.

Ma… ma l’informazione premeva in maniera ossessiva, i malati (più che i morti) erano sempre di più… anche grazie al test Elisa, che ne scopriva in ogni dove, come abbiamo visto soprattutto in Africa. Così, dato che in effetti l’AZT distrugge tutto ciò che incontra sul suo cammino, e quindi distruggeva anche il temibile HIV, dopo solo 6 mesi la sperimentazione venne interrotta, l’AZT approvato, e tutti i malati di AIDS cominciarono a ricevere dosi massicce del medicinale.

In molti, dopo aver visto l’etichetta del prodotto, si ribellavano. Difatti, riportava il simbolo del teschio e la scritta “tossico per inalazione””…e ai poveretti veniva iniettato in vena. E il primo effetto collaterale è che le vene venivano bruciate, letteralmente. Successe che i morti ‘di AIDS’ aumentavano esponenzialmente. Difatti, l’HIV attacca e distrugge le cellule del sistema immunitario… e l’AZT fa la stessa cosa… Dopo circa 6 mesi dall’inizio della cura, il sistema immunitario dei malati ‘saltava’ letteralmente. La colpa veniva data alla progressione della malattia che “neppure l’AZT riusciva a stoppare” (ricordiamo che durante i primi sei mesi di cura, l’HIV sembrava in grande diminuzione). Dopo che decine di migliaia di siero-positivi ebbero rapidamente mostrato i segni della malattia, e dopo che il trapasso, altrettanto rapido, cominciò ad essere la regola, finalmente qualcuno ebbe l’idea che forse l’AZT potesse avere qualche responsabilità.

E finalmente si ‘scoprì’ che era questo veleno micidiale (ricordiamo, già scartato per la cura del cancro per le stesse ragioni) e non il virus a portare al creatore dei siero-positivi (che spesso non lo erano neppure, grazie all’Elisa) che altrimenti sarebbero vissuti anni ed anni. Il dato è questo: curati con l’AZT, la sopravvivenza dall’inizio del trattamento era di due anni. Abolito l’AZT, la sopravvivenza diventò grantita per anni ed anni, con una media di 12, e moltissimi sieropositivi (veri) non doventarono mai malati conclamati: ossia avevano un basso sitema immunitario, ma con medicinali ad hoc, alimentazione e integratori specifici non si ammalavano.

Stiamo parlando di una vicenda che ha causato centinaia di migliai di morti in tutto il mondo, in gran parte a causa di questo medicinale tossico e testato solo per il tempo necessario a mostrarne gli effetti positivi, ma non abbastanza per verificare gli effetti collaterali… che erano oltretutto già noti.

Stiamo parlando di una “terribile pandemia” che finì da sola dopo pochi anni, nonostante non ci fosse stato alcun lock-down sessuale, e nonostante il fatto che l’uso de profilattici sia rimasto, soprattutto fra i giovani, l’eccezione e non la regola.

Stiamo parlando di un autentico crimine contro l’umanità, che ancora oggi la grande informazione, falsa e drogata, tiene del tutto nascosto. Stiamo parlando di un veleno ancora oggi utilizzato, ma in quantità microscopiche all’interno di cocktail di farmaci usati per curare i malati di AIDS. O almeno, così ci viene detto, dato che questi fantomatici malati sono praticamente tutti nei paesi africani, e che le statistiche italiane sono del tutto prive di riscontri: qualcuno dei lettori conosce, oggi, un malato di AIDS?

Il nostro articolo finisce qui, anche se ci sarebbero pagine e pagine da scrivere. Aggiungiamo una piccola bibliografia.

Forse è più chiaro perché su questo sito si scrive spesso. “Non ci si può fidare della comunità scientifica”?

Franco Slegato

Poison by Prescription, the AZT story, di John Lauritson, prefazione di Peter Duesberg – AMAZON

L’altra storia dell’AIDS Luciano Checcucci – Andromeda

AIDS, e se fosse tutto sbagliato? Christine Maggiore, Macro Edizioni