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CULTURA. Angelo Casali. Scienza e “comunità scientifica”, una fede e una chiesa senza verità. CULTURA. Angelo Casali. Scienza e “comunità scientifica”, una fede e una chiesa senza verità.
Chi potrebbe contestare la validità e l’importanza del metodo scientifico sperimentale? Introdotto, come oggi lo intendiamo, da Galileo, si basa su una prima osservazione... CULTURA. Angelo Casali. Scienza e “comunità scientifica”, una fede e una chiesa senza verità.

Chi potrebbe contestare la validità e l’importanza del metodo scientifico
sperimentale? Introdotto, come oggi lo intendiamo, da Galileo, si basa su
una prima osservazione di un fenomeno che si vuole spiegare, alla quale
segue un’ipotesi, seguita da un esperimento.
L’esperimento ha lo scopo di convalidare o confutare l’ipotesi.
Se il primo esperimento convalida l’ipotesi, se ne fanno seguire altri, fino a
poter affermare con ragionevole certezza che dall’ipotesi iniziale, altrimenti detta teoria, si può dedurre una vera e propria legge.
Ma già Einstein aveva detto: “nessuna quantità di esperimenti potrà dimostrare che ho ragione; un unico esperimento potrà dimostrare che ho torto” .
In quest’ultimo caso, l’ipotesi viene modificata e sottoposta a nuovi
esperimenti.
Secondo Karl Popper, il grande pensatore della politica e della scienza del
‘900, proprio questa è la parte più importante del metodo scientifico: non
importa quanti possano essere gli esperimenti che confermano la validità
dell’ipotesi, una ‘teoria scientifica’ resta sempre una teoria, che potrà sempre essere smentita (falsificata è il celebre termine popperiano).
Si può dire che l’unico motivo per cui in effetti esiste un progresso scientifico, è che il vero scienziato è aperto al possibile ‘cambio di paradigma’.
Il ‘cambio di paradigma’ è qualcosa di più della semplice smentita di una
teoria. Nella storia delle Scienze naturali, possiamo citare le rivoluzioni
dovute al passaggio dal sistema tolemaico al sistema copernicano, dalla teoria della generazione spontanea a quella della biogenesi.
Più recentemente, come ben sa chi abbia avuto modo di leggere quella pietra miliare della cultura moderna che fu “Il tao della fisica”1, esperimenti e studi hanno confermato l’esistenza di una stretta relazione fra la realtà e la nostra mente, la nostra coscienza individuale e collettiva.
Questa consapevolezza ha completamente cambiato il paradigma positivista su cui la scienza moderna si basava.
L’argomento è piuttosto complesso da trattare, ma per essere brevi,
proprio grazie alla fisica quantistica oggi si sa, o meglio si ritiene (fino
alla sempre possibile confutazione) che una particella elementare è
contemporaneamente un’onda, che il semplice fatto di compiere un
esperimento modifica il fenomeno (ossia l’osservazione stessa condiziona
il risultato)… altre cose apparentemente astruse (per noi comuni mortali
che ragioniamo ancora secondo il ‘vecchio paradigma’, che poi è quello che
viene dalla nostra percezione sensoriale). In nessuna materia come nella
fisica, in cui le formule matematiche, le equazioni di grado n sono l’unico
strumento per dare una spiegazione dei fenomeni osservati e delle teorie che ne derivano, diviene evidente che per ‘credere’ o ‘non credere’ a una teoria occorre, come in effetti sostengono in molti, ‘fidarsi’ degli scienziati.
Ma esiste un problema: di quali scienziati dobbiamo fidarci? Già, perché
come ci sono gli esegeti e i continuatori di Heisenberg che sostengono a
spada tratta e sperimentano a partire dal suo ‘principio di indeterminazione’, di cui parla a noi profani Capra, così abbiamo schiere altrettanto agguerrite che lo negano e restano ancorate a principi più tradizionali (anche se spesso, se non sempre, sono altrettanto incomprensibili dal punto di vista della persona di media cultura) quali la teoria della relatività generale.
E naturalmente non è tutto, già che i sostenitori della teoria delle stringhe
ritengono che le due posizioni non siano poi in contrasto. E allora?…
Gli scienziati di oggi e il metodo scientifico-sperimentale
Ma che ne è allora del metodo? Come possono coesistere teorie antitetiche,
e fazioni che sostengono la veridicità dell’una o dell’altra? Il metodo
scientifico non si basava sull’esperimento destinato a validare o falsificare
una teoria? La verità è che il metodo viene abbondantemente proclamato,
ma scarsamente praticato, da una parte davvero rilevante della ‘comunità
scientifica’, molto spesso per pure questioni di possibilità materiale.
Se pensiamo alle teorie evoluzioniste, o al big bang, o al brodo primordiale,
risulta evidente che non potrà mai esistere un credibile laboratorio adatto a sperimentare la nostra teoria… e allora? Allora, se è comprensibile, accettabile e tutto sommato ininfluente il fatto che nessun comune mortale possa mettere il becco in un dibattito fatto di equazioni e formule chilometriche, il discorso cambia, assai, quando si cambia argomento e ci si avvicina a materie che influenzano direttamente la nostra vita quotidiana: possiamo lasciare i fisici nel loro mega-laboratorio sotto il Gran Sasso a far scontrare particelle subatomiche per scoprire la più piccola fra di esse, e come queste
i comportano alla velocità della luce… ma la cosa cambia quando il loro
lavoro tocca direttamente la nostra vita.

Alcuni scienziati (o presunti tali) sostengono di possedere, in virtù dei loro studi e della loro esperienza il monopolio della ‘verità’ e una qualche ‘credibilità’ che i cittadini comuni dovrebbero accettare. Ma …“Plos”, un coordinamento di riviste scientifiche che si occupa di ‘peer reviwing’, ossia di controllare le ricerche pubblicate sulle riviste di settore e che conta nel suo comitato scientifico qualcosa come 61 premi Nobel, ha pubblicato nel febbraio del 2017 uno studio secondo cui oltre la metà degli studi controllati non avevano in realtà la minima validità scientifica. E dunque?
Dunque non ci si può fidare degli ‘scienziati’, perché molto spesso agiscono per motivi che nulla hanno a che vedere col sapere o col bene comune. Molti sono i disastri che questi comportamenti generano e il controllo democratico dell’attività scientifica, che sarebbe auspicabile e indispensabile, è reso inattuabile dalla commistione in essere fra istituzioni scientifiche, potere economico e istituzioni cosiddette democratiche (o comunque sia politiche e statali) condizionate dalle lobby industriali e finanziarie… oltre ogni immaginazione.
Ma se questo controllo non è possibile, ognuno ha il diritto di accettare o
rifiutare i ‘doni’ che la scienza gli offre: molti dei quali sono, peraltro, e su
questo, nonostante tutto, non si discute, di straordinaria importanza.
È importante ribadire che non va demonizzato o semplicemente negato il metodo scientifico, purché se ne riconoscano i limiti, ma va smitizzata l’idea di ‘comunità scientifica’, che è fatta di uomini, alcuni onesti e alcuni disonesti alcuni intelligenti alcuni stupidi, alcuni coraggiosi alcuni vigliacchi. Con una netta e palmare preminenza dei secondi rispetto ai primi, non per motivi… genetici, ma per come la comunità scientifica si inserisce nelle dinamiche sociali ed economiche. La comunità scientifica, in sé, non ha e non può avere, diremmo ‘ovviamente’, alcuna autorità e alcuna credibilità ‘a prescindere’.

1 Fritjof Capra, Il tao della fisica, Adelphi, prima edizione 1989