Ci sono otto validissimi motivi per non farlo… Sabrina Salmaso
Master in pedagogia clinica, master in nutrizione e dietetica applicata, studi di neuroscienze, intelligenza linguistica e programmazione neuro-linguistica. Ha due figli e gestisce da vent'anni uno studio pedagogico-clinico oltre a lavorare in strutture per l'infanzia.
Ci sono otto validissimi motivi per non urlare con tuo figlio.
- Quando urli, lui non ascolta il contenuto di ciò che dici.
Quando alzi la voce tu desideri insegnare a tuo figlio un valore importante, un’organizzazione migliore: “Mettiti a fare quei compiti, altrimenti rimani indietro!!!!”, piuttosto che: “Spegni quel tablet, lo stai utilizzando da ore!!”. Il contenuto ovviamente è ammirevole: insegnare ai propri figli a fare i compiti in modo organizzato o spiegare loro che l’uso eccessivo della tecnologia fa male, è un ottimo messaggio. Se però lo comunichi urlando, tuo figlio non lo ascolta, non lo elabora e non lo concretizza.
Sai perché?
Perché per elaborarlo, deve attivare una parte del cervello adibito al ragionamento logico e razionale, ma, ahimè, se tu urli attivi un’altra parte del suo cervello, una parte antica, rettiliana, che, appena sente il pericolo di un attacco, reagisce immediatamente, impedendo di ascoltare e di ragionare sul contenuto del messaggio.
Ciò accade non solo nel bambino o nell’adolescente, ma anche negli adulti.
Prova a pensare ad un episodio, ad esempio al lavoro, in cui hai fatto un errore e il tuo responsabile ha cominciato ad urlarti, insultarti ed umiliarti. A cosa hai pensato? “wow, è molto interessante e utile ciò che mi sta dicendo….”, oppure la tua reazione emotiva ha prevalso sul tuo pensiero razionale?
Se vuoi che tuo figlio ascolti, elabori ed impari è assolutamente necessario che il tuo messaggio arrivi alla neocorteccia e, perché ciò accada, non devi attivare le reazioni del cervello rettiliano. Insomma, è importante che tu non urli.
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