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Chi morde le chiappe a Salvini? Chi morde le chiappe a Salvini?
Chi ha messo tutta questa fretta a Salvini? È come se avesse visto un fantasma nella notte con una falce e martello in mano.... Chi morde le chiappe a Salvini?

Chi ha messo tutta questa fretta a Salvini? È come se avesse visto un fantasma nella notte con una falce e martello in mano. Non si sa. Ancora in mutande si è messo a correre come se il diavolo in persona gli mordesse le chiappe. Sul comodino, poggiato malamente, si può ancora notare il braccio per fare i selfie e, soprattutto, le ultime due felpe, fatte stampare poche ore prima. Una con su scritto: “Meglio un giorno da leone che cento all’Ucciardone” con un suo primo piano mentre fa la linguaccia a Putin, e l’altra ancora più inequivocabile: “Allarmi, allarmi! Correte siam leghisti“, col disegno d’un divieto con dentro un gommone forato, lui con uno spillone in mano che ride.

Insomma un “apri la porta e fuggi” che lascia perplessi, tanto da farci chiedere cosa sia in realtà successo. In un primo momento avevamo pensato ai guai che gli stavano procurando i grillini, che lo avevano reso omogeneo al resto del mondo politico favorevole alla Tav, opera più misteriosa che utile, a non voler conoscere certi intrighi strategici. Non solo. È chiaro che, gira e rigira, il governo aveva cominciato a mettere il piede sulla soglia di certi usci non proprio accoglienti. “Nonconcessioni”, Anticorruzione, ecc.

Ma la goccia che ha fatto traboccare il vaso potrebbe essere più banale di quanto si creda e riguardare un problema interno alla Lega: protestano, infatti, alcuni suoi parlamentari contrari al taglio dei seggi previsto per il 9 settembre. Non solo: la legge si porterebbe dietro l’obbligo di ridisegnare i seggi elettorali e obbligherebbe alla necessità di una nuova legge elettorale. Il problema? Prima di sei mesi niente voto. Il rischio? Essere travolto in questo lasso di tempo da quelle inchieste tutt’altro che archiviate come quella su Savoini e il Metropol russo. Ed ecco che forse si cominciano ad intravedere i fantasmi con la falce e il martello, di cui sopra, che lo perseguitano.

E il termine “capitalizzare” usato sfacciatamente nell’incontro col Premier Conte, si arricchisce di sfumature capaci di andare oltre il semplice egoismo al quale oggi ha fatto riferimento Di Maio: una campagna elettorale quando è troppo lunga è portatrice di noia, il germe più pericoloso di cui potrebbe ammalarsi un urlatore da piazzali gremiti. Soprattutto se è vero che le bugie hanno le gambe corte.

E se dovessimo consigliare il prossimo slogan da mettere sulla felpa a Salvini, volendoci proprio mettere nella sua testa, proporremmo: “meglio un uovo oggi che una frittata domani”.

otrel