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Celano: una politica per il bene comune Celano: una politica per il bene comune
La vera domanda, quella con la quale fare i conti dovrebbe essere: se il sindaco Santilli si dimettesse oggi opererebbe una scelta che salvaguarda... Celano: una politica per il bene comune

Di Gianluca Ranieri

CELANO – Una politica fatta bene, nasce dal fare per il bene; laddove per “bene” si intende il bene comune, il bene di tutti, non il bene del singolo o di un gruppo più o meno ampio di persone. Purtroppo individuare e perseguire questo bene collettivo non è facile: quando intervengono filtri cognitivi, ideologici o affettivi, si lotta e si perde contro l’impulso a difendere se stessi ed i propri interessi. Succede. E’ umano. Ma non è buona politica.


Così, succede che a Celano la discussione diventi dibattito, il dibattito si trasformi in polemica e la polemica si cambi in cagnara sul caso dei recenti fatti giudiziari che hanno investito l’amministrazione comunale, non ancora giunti ad un esito provvisorio né tantomeno definitivo. Fatti che sono noti a tutti e sui quali non si intende tornare. Basterà qui sapere che l’opposizione in consiglio comunale a Celano chiede la testa del sindaco Settimio Santilli, nella forma di subitanee dimissioni, e che da parte sua, il sindaco, e con lui la maggioranza consiliare, quelle dimissioni non intendono concederle.


Ora, ci si potrebbe chiedere da che parte sta la ragione e se queste dimissioni siano dovute, necessarie o solo opportune. Legittimo, quanto inutile. Si perché il punto è: dove finisce il bene comune.
La vera domanda, quella con la quale fare i conti dovrebbe essere: se il sindaco Santilli si dimettesse oggi opererebbe una scelta che salvaguarda il bene comune?
Stiamo ai fatti.


Il sindaco di Celano è stato allontanato dalla città, ma intende presentare ricorso, contro la decisione dei magistrati, a quel ricorso si dovrà dare una risposta entro 40 giorni da oggi. Ad oggi, il termine entro il quale l’attuale sindaco dovrebbe dimettersi, per consentire nuove elezioni cittadine entro ottobre, è il 27 luglio. Al momento, il comune viene guidato da un commissario prefettizio coadiuvato dall’attuale consiglio in carica, che risulta completamente estraneo ai fatti criminosi (o presunti tali) contestati alla precedente amministrazione.


Appare evidente quindi che le dimissioni immediate del sindaco avrebbero l’unico effetto di sciogliere il consiglio e di consegnare la città in mano al commissario del governo. Non consentirebbero di anticipare le nuove elezioni e toglierebbero al governo della città la voce di una rappresentanza democratica liberamente eletta e legittimamente rappresentante dei cittadini.


In una simile situazione, una forza politica realmente rispettosa della magistratura, delle garanzie concesse ai cittadini dalla costituzione, interessata al bene collettivo e capace di rimanere coerente con i propri principi, direbbe che il sindaco dovrebbe rimanere al suo posto almeno finché il ricorso non sia stato accolto o rigettato. Qualunque sia il colore politico dell’amministrazione.

Gianluca Ranieri