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Anno 2020: l’estate più calda dell’epoca moderna Anno 2020: l’estate più calda dell’epoca moderna
Se ragioniamo sul mese singolo, quello di agosto 2020, questo si classifica al secondo posto rispetto a quello del 2016, ma se consideriamo il... Anno 2020: l’estate più calda dell’epoca moderna

Se ragioniamo sul mese singolo, quello di agosto 2020, questo si classifica al secondo posto rispetto a quello del 2016, ma se consideriamo il trimestre giugno, luglio e agosto quella appena trascorsa è stata l’estate più calda da quando si misura.

Lo studio effettuato è della Noaa, National Oceanic and atmospheric aministration secondo cui questa condizione deriverebbe da una serie di eventi climatici metereologici come le ondate di calore, la siccità, gli uragani, gli incendi e i cambiamenti nella copertura del ghiaccio marino. Per dare una rappresentazione più concreta di questa situazione, secondo lo studio, questa estate le temperature sono state di circa un grado sopra le medie del ventesimo secolo. Degli ultimi 141 anni per l’esattezza.

Se si considera invece il periodo che va da gennaio ad agosto, anch’esso è stato classificato dalla Noaa come uno dei più caldi di sempre, e precisamente il 2° con 1,03°C in più rispetto alla media del periodo, superato solo dal 2016.

Le conseguenze

Sostanzialmente il responsabile di queste condizioni è l’inquinamento oltre ai danni causati da incendi e deforestazioni che spesso sono collegati. Per effetto dell’aumento delle temperature, la Noaa ha rilevato che il ghiaccio marino artico ha continuato a diminuire. La copertura media ad agosto è stata la terza più piccola mai registrata, il 29,4% al di sotto della media 1981-2010, secondo l’analisi del National Snow and Ice Data Center.

Temperature da record sono state registrate nel Nord America che ha sperimentato l’agosto più caldo mai registrato mentre l’Europa ha vissuto il terzo agosto più caldo i sempre.

Ma in linea generale ci si può aspettare una enorme categoria di conseguenze, quali: oltre allo scioglimento delle calotte polari e dei ghiacci perenni, aumento del livello dei mari, aumento in frequenza ed in intensità dei fenomeni meteorologici estremi, variazione della distribuzione annuale delle precipitazioni piovose, aumento del rischio idrogeologico e di inondazioni, aumento della siccità ed aumento del rischio incendi, aumento delle ondate di calore con conseguenze sanitarie per la popolazione, variazione nella distribuzione degli habitat animali, estinzione di specie, variazione della distribuzione nevosa, espansione dell’areale di distribuzione di determinate malattie trasmesse dall’acqua e dai vettori di malattie (insetti,…etc.), variazione della produttività agricola e della qualità/capacità nutrizionale.

Un vero disastro per l’umanità creato dall’umanità vista l’evidente l’incapacità di preservare un minimo di futuro da parte delle attuali generazioni. L’impotenza dei pochi savi si scontra con le incapacità governative o peggio ancora con le connivenze fra governi e chi, avendo potere e soldi riesce a mantenere le cose come sono. E per ridurre l’inquinamento con le tecnologie “pulite” che oggi sono in grado di assolvere completamente ogni fabbisogno basterebbe imporre una riconversione e un tempo minimo utile per cambiare metodo produttivo, anche offrendo incentivi. E alla scadenza del tempo utile condannare per crimini contro l’umanità chi non si è convertito a quella che dovrebbe essere considerata più che una religione, l’ideale di poter continuare ad abitare il nostro pianeta.

Inutile andare in spiaggia a raccogliere barattoli quando la nostra vita è completamente “plastificata”. I problemi si risolvono a monte, non a valle.

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